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Contro la crisi le imprese puntano sempre più sull’export


Fino a qualche anno fa era solo una piccola fetta di mercato, oggi per molte imprese riminesi vendere all’estero è diventata tra le possibilità più importanti per sopravvivere alla crisi. Lo dicono chiaramente i dati dell’indagine sull’internazionalizzazione realizzata da Confindustria in collaborazione con Banca Carim. Su 161 aziende intervistate 147 nel 2012 hanno avuto contatti con l’estero, 4 in più rispetto all’anno scorso ma ben 87 in più rispetto al 2003. Trend confermato anche dai dati Istat: nel primo semestre il volume di export è di 914 milioni di euro, era 862 nel 2011. Un aumento del 6% che fa di Rimini la seconda provincia in Regione, insieme a Ferrara, per crescita percentuale. Se si prendono i dati di Confindustria la percentuale sale quasi al 10%. Paesi di riferimento per il mercato riminese restano Francia e Germania. Al terzo posto si impone la Russia, a cui si rivolge il 40% delle imprese esaminate, più 12% sul 2011. E la Russia è anche tra i paesi ritenuti più strategici per i prossimi tre anni. Seguono il Brasile, la Cina e gli Stati Uniti. Decisamente a picco l’interesse verso la Spagna: l’anno scorso riscuoteva l’interesse del 14,7% delle aziende, quest’anno solo del 4%. Non mancano però le difficoltà ad uscire dai confini: i problemi maggiori segnalati dalle imprese sono la carenza di conoscenza e la difficoltà ad individuare partner stranieri, per avviare joint venture o collaborazioni di tipo produttivo. In aumento anche il dato che riguarda l’inadeguatezza dei finanziamenti e delle risorse finanziarie. La crisi sta fortemente incidendo anche sull’import, calato del 3%. Ad approvvigionare le nostre aziende soprattutto imprese tedesche e cinesi.

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I dati per settore:

Considerando la particolare rilevanza nella struttura dell’economia di Rimini, l’analisi settoriale condotta si è concentrata sui seguenti quattro comparti:

Metalmeccanico: al questionario hanno risposto 52 aziende (il 35,4% del campione del questionario), che rappresentano il 47,7% del settore; il loro fatturato costituisce circa il 74,6% del fatturato complessivo del comparto.
Francia e Germania sono i principali mercati di sbocco (70,8% e 62,5%), seguite da Spagna e Russia ( 47,9% ), Regno Unito e Belgio (39,6% e 29,2%). Al primo posto tra i paesi di importazione si attesta la Cina (50%), seguita da Germania ( 46,7%), Francia, Spagna e Svizzera (16,7%).

Agroalimentare: hanno risposto 20 aziende (il 13,6% del campione) il 66,7% del totale; il loro fatturato costituisce il 93,4% del fatturato complessivo del comparto.
Germania e Francia si confermano i primi paesi di destinazione anche per il settore agroalimentare (rispettivamente al 62,5% e al 56,3%). Il settore è molto presente anche in Spagna, Regno Unito e Svizzera (37,5%). Per le importazioni, il settore acquista in primo luogo dalla Germania (46,7%), da Olanda (33,3%), Spagna e Francia (26,7%).

Abbigliamento/Tessile/Calzature: al questionario hanno risposto 17 aziende (l’1,7% del campione), che rappresentano il 77,3% del settore; il loro fatturato costituisce circa l’ 87,9% del fatturato complessivo del comparto.
Russia e Francia sono i primi tra i paesi di destinazione (62,5%), davanti a Germania (50%), Spagna e Cina (31,3%). Le importazioni vedono prevalere la Cina (60%), seguita a distanza da India e Hong Kong (26,7%) e Turchia (20%).

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Legno: al questionario hanno risposto 17 aziende (l’ 11,7% del campione), che rappresentano il 63% del settore; il loro fatturato costituisce l’86,8% del fatturato complessivo del comparto.
Il principale paese di destinazione è la Francia (50%) seguito dalla Russia (42,9%) e Spagna (35,7%). Nelle importazioni, il settore si approvvigiona principalmente in Germania (54,5%), Cina, Francia e Romania (18,2%).

ATTIVITÀ COMMERCIALE DELLE IMPRESE
Per quanto riguarda le aziende esclusivamente esportatrici, dall’indagine è emerso un incremento moderato; mentre per le aziende esclusivamente importatrici si evidenzia una leggera flessione.
Quasi la metà del campione (48,9%) svolge parallelamente attività di import e di export; il 37,4% del campione solo export mentre il 13,6% del totale solo import. Rispetto al 2011 sono diminuite le importazioni e sono aumentate le aziende solo esportatrici.

PRINCIPALI OSTACOLI ALL’INTERNAZIONALIZZAZIONE
Molto significativo è il dato riferito al progressivo aumento degli ostacoli conoscitivi in valore assoluto.
L’accesso alla finanza (agevolata e non) è un problema ancora molto avvertito dalle imprese e pertanto una esigenza sempre più rilevante per poter continuare e potenziare la propria attività all’estero. Un segnale, questo, dell’efficacia delle diverse misure di sostegno messe a disposizione dagli enti pubblici per supportare le imprese nell’accesso al credito e nel recupero di liquidità.





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