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dove finiscono davvero i soldi degli italiani


Negli ultimi anni, un fenomeno sempre più evidente sta sollevando interrogativi e preoccupazioni tra gli addetti ai lavori e non solo: il risparmio italiano prende sempre più spesso la via dell’estero, lasciando a bocca asciutta l’economia nazionale e mettendo in discussione il ruolo di motore della crescita che storicamente ha contraddistinto la ricchezza delle famiglie del nostro Paese.

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Un dato su tutti parla chiaro: oltre il 60% delle attività finanziarie delle famiglie italiane è oggi investito fuori dai confini, un salto di ben 15 punti percentuali rispetto al 2014. E se è vero che negli ultimi tre anni sono tornati nei Btp circa 200 miliardi di euro, la tendenza resta quella di una progressiva “fuga” verso lidi stranieri, con conseguenze che non possono lasciare indifferenti.

Il risparmio degli italiani scappa all’estero: perché nessuno riesce a fermarlo?

Ad accendere i riflettori su questa dinamica è stato di recente il Copasir, che ha lanciato un allarme senza mezzi termini: il progressivo spostamento di capitali verso investimenti esteri rischia di minare l’indipendenza e la solidità del sistema economico italiano. Non si tratta solo di una questione di numeri, ma di un vero e proprio campanello d’allarme per la tenuta del tessuto produttivo nazionale, che rischia di vedere venir meno il sostegno di una risorsa storicamente preziosa come il risparmio privato.

Le cause di questa migrazione sono molteplici e intrecciate. Da un lato, la crescita del risparmio gestito e la spinta verso la diversificazione geografica degli investimenti hanno reso più semplice e, in un certo senso, naturale guardare oltre i confini. Dall’altro, la quota di risorse destinate alle imprese italiane quotate si è progressivamente assottigliata, lasciando campo libero agli strumenti finanziari esteri. Secondo i dati della Banca d’Italia, questo fenomeno è stato ulteriormente favorito dalla ricerca di rendimenti più elevati e dalla percezione, non sempre giustificata, di una maggiore stabilità dei mercati stranieri.

Oltre il 60% dei soldi degli italiani è all’estero: qual è il rischio

Di fronte a questo scenario, il governo ha messo in campo una serie di contromosse per tentare di invertire la rotta e riportare il risparmio italiano a svolgere il suo ruolo di volano per la crescita nazionale. Tra le strategie più efficaci si segnala la politica dei rendimenti competitivi e dei premi finali sui titoli di Stato, che ha riacceso l’interesse delle famiglie verso i Btp, tradizionale rifugio sicuro per i risparmiatori italiani.

Parallelamente, la riforma del Testo Unico della Finanza ha puntato a incentivare la quotazione delle PMI, nella speranza di canalizzare una parte dei capitali verso il tessuto produttivo interno. Non meno rilevante è stato il lancio di fondi pubblico-privati dedicati al venture capital, con l’obiettivo di sostenere l’innovazione e la crescita delle imprese più dinamiche.

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Un segnale incoraggiante è arrivato anche dal mondo delle casse previdenziali. La decisione di Enasarco di riportare in Italia ben 800 milioni di euro rappresenta un esempio concreto di come i patrimoni istituzionali possano essere messi al servizio dell’economia nazionale. Si tratta di una risposta significativa alla moral suasion esercitata dal governo, che mira a rafforzare il legame tra risparmio e sviluppo interno.

Come riportare i capitali in Italia

In questo contesto, le parole del governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, suonano come un monito e insieme come un invito all’azione: in un mondo sempre più frammentato e competitivo, è fondamentale che le aggregazioni bancarie sappiano creare valore attraverso finanziamenti coerenti con le esigenze di crescita del Paese. La vera sfida, dunque, resta quella di ancorare il risparmio italiano all’economia nazionale, trasformandolo in un supporto solido per il debito pubblico e in un volano capace di sostenere la crescita nel medio-lungo periodo.

Non si tratta solo di una questione di numeri o di strategie finanziarie, ma di una scelta di campo che riguarda il futuro stesso dell’Italia. Riportare a casa i capitali e orientare il risparmio italiano verso progetti e investimenti che parlino la lingua dell’innovazione, della produttività e della sostenibilità è la chiave per garantire all’intero sistema economico quella solidità di cui ha oggi più che mai bisogno. Ecco perché il tema del rapporto tra risparmio, investimenti esteri e debito pubblico non può essere relegato a mera questione tecnica, ma deve diventare uno dei pilastri del dibattito pubblico e delle scelte di politica economica dei prossimi anni.



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