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Economiesuisse: incertezza frena l’economia, crescita 2025 all’1,1%




Atteso un aumento della disoccupazione.


Keystone-SDA

Economiesuisse corregge al ribasso le previsioni sulla crescita svizzera: il prodotto interno lordo salirà quest’anno dell’1,1%, a fronte dell’1,4% pronosticato in dicembre. Per il 2025 viene avanzata una prima stima: 1,4%. La disoccupazione è attesa in aumento.

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(Keystone-ATS) “L’erratica politica tariffaria degli Stati Uniti sta causando grande incertezza sui mercati globali”, afferma la federazione delle imprese elvetiche in un comunicato odierno. E questo avviene in un momento in cui le tensioni geopolitiche – la guerra in Ucraina, il conflitto in Medio Oriente e il prolungato conflitto commerciale tra Stati Uniti e Cina – sono già molto marcate.

L’incertezza riguarda tutti gli esportatori, perché in genere necessitano beni intermedi da diversi paesi: le piccole e medie imprese (PMI), in particolare, possono trovarsi in difficoltà a causa di questa situazione. La mancanza di certezze ha un effetto particolarmente marcato sull’andamento degli affari nel settore dei beni di investimento: i clienti annullano gli acquisti di macchinari e impianti o li rinviano a tempo indeterminato. Ciò si ripercuote direttamente sul volume degli ordini delle società svizzere, con una conseguente riduzione, in alcuni casi drammatica, del loro carico di lavoro.

Uno smartphone mostra l’app SWIplus con le notizie per gli svizzeri all’estero. Accanto, un banner rosso con il testo: ‘Rimani connesso con la Svizzera’ e un invito a scaricare l’app.

La debolezza della domanda riguarda tutte le principali regioni del mondo, constatano gli esperti di Economiesuisse. Mentre gli Stati Uniti abdicano alla loro funzione di motore di crescita dell’economia globale, l’economia europea arranca. La Germania, in particolar modo, fatica a ritrovare slancio, anche perché la sua economia, come quella della Confederazione, produce molti beni di investimento. A ciò si aggiunge la debole crescita dell’industria automobilistica, fondamentale per l’economia nel suo complesso. Da parte sua la Cina continua a risentire della crisi immobiliare e della debolezza dei consumi.

Il primo trimestre 2025 sorprendentemente positivo sul fronte dei ricavi aziendali nasconde l’entità dell’attuale calo della domanda, mette in guardia l’organizzazione. Nei primi tre mesi dell’anno è stato possibile evadere gli ordini ricevuti in precedenza e i clienti hanno riempito i magazzini in previsione di un aumento dei dazi doganali. Dopo questa ripresa si registrerà un netto rallentamento e le esportazioni subiranno un calo.

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I rami orientati al mercato interno presenteranno invece uno sviluppo stabile. Mancano tuttavia impulsi positivi: la crescita dell’occupazione si sta indebolendo, il numero di posti vacanti è in leggero aumento e l’immigrazione è in lieve calo. Il tasso di disoccupazione cresce moderatamente e quest’anno si attesterà intorno al 3,0%, per salire al 3,1% nel 2026. In netta progressione è il numero di persone in lavoro ridotto. In generale a crescere sono i settori statali e parastatali: sanità, istruzione e amministrazione pubblica.

L’inflazione è prossima allo zero: malgrado ciò Economiesuisse ritiene che la BNS rinuncerà il più a lungo possibile a ricorrere ai tassi di interesse negativi, a causa dei loro effetti distorsivi. È tuttavia prevedibile un ulteriore intervento sui tassi nel corso dell’anno. Il rincaro potrebbe anche scivolare temporaneamente in territorio negativo, senza comportare gravi svantaggi economici, sostengono gli specialisti dell’associazione. L’inflazione viene vista in media allo 0,3% nel 2025 e allo 0,8% nel 2026.

Quali i rischi per le imprese? Il 25% dei partecipanti a un sondaggio promosso dall’organizzazione cita i dazi doganali, il 24% l’incertezza, il 21% la debolezza della domanda, il 15% l’eccessiva regolamentazione e burocrazia, il 13% le tensioni geopolitiche e un altro 13% il tasso di cambio.

Economiesuisse è un’entità che comprende 100 associazioni di categoria, 20 camere di commercio cantonali, nonché diverse aziende individuali. Afferma di rappresentare 100’000 imprese di ogni dimensione, che hanno un organico complessivo di 2 milioni di dipendenti in Svizzera, e si prefigge l’obiettivo di costruire ponti tra ambienti economici, politica e società. È nata nel settembre 2000 a Losanna dalla fusione tra l’Unione svizzera del commercio e dell’industria (USCI), nota anche come Vorort, e la Società per il promovimento dell’economia svizzera (PROEC). L’associazione ha sede a Zurigo e dispone anche di uffici a Ginevra, Berna, Lugano e Bruxelles.



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