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Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI: il 54% investe in tecnologie digitali


Più di una PMI italiana su due (54%) dichiara di investire con intensità nelle tecnologie digitali, “sia in modo mirato su singole aree sia in modo trasversale su tutta l’organizzazione”. Tuttavia, la piena maturità digitale è ancora un traguardo distante. Sebbene si registri una maggiore presenza di figure interne dedicate alla trasformazione digitale e alcuni segnali di revisione dei processi aziendali, “persistono alcune fragilità strutturali”.

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La ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI

La ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano mostra che, nonostante la buona volontà di investire, le PMI incontrano ostacoli significativi. Il 47% delle imprese lamenta criticità nell’accesso alla connettività digitale, “elaborazioni su dati AGCOM mostrano che il 41% delle PMI non è servito da una connessione FTTH,” e nelle aree meno coperte la percentuale scende sotto il 30%.

Un dato significativo è che “un’impresa su tre non dispone ancora di un responsabile IT – interno o esterno – e l’adozione tecnologica si concentra spesso su strumenti di base, non integrati tra loro e utilizzati prevalentemente in ambito amministrativo.”

Le tecnologie ci sono, ma “faticano a diventare leve di cambiamento trasversale”: l’integrazione delle informazioni e la diffusione di competenze digitali nei processi core restano limitate. Connettività insufficiente, carenza di competenze e cultura digitale non sempre pronta all’innovazione sono le barriere principali.


Connettività, competenze e cultura digitale: le barriere più ostiche

Il problema della connettività è particolarmente sentito nelle zone a minore densità imprenditoriale, dove le infrastrutture si sviluppano più lentamente, penalizzando l’adozione di soluzioni digitali avanzate e la competitività delle imprese locali. Inoltre, la carenza di competenze specialistiche è un freno rilevante: “il 59% delle PMI lamenta la scarsità di figure specializzate,” mentre il 44% attribuisce difficoltà all’adozione di strumenti digitali a problemi di cultura aziendale.

Sul versante finanziario, quasi la metà delle PMI (47%) finanzia la digitalizzazione esclusivamente con risorse proprie, mentre solo meno di un terzo accede a fondi pubblici. La complessità burocratica e la difficoltà di reperire informazioni scoraggiano inoltre l’uso di strumenti innovativi come equity, crowdfunding e minibond.

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Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI: la formazione, un anello debole da rafforzare

La formazione interna rappresenta uno dei maggiori punti critici: “il 38% delle PMI non riconosce la necessità di alzare il livello delle skill digitali interne”. Inoltre, la formazione è spesso rivolta solo ai livelli operativi, senza coinvolgere in modo attivo imprenditori e management, che dovrebbero essere i principali promotori della trasformazione.

Claudio Rorato, direttore dell’Osservatorio, sottolinea: “Questa mancanza di ingaggio ai vertici indebolisce la capacità delle PMI di adottare una visione strategica dell’innovazione digitale e di guidarne l’implementazione in modo efficace. Troppo spesso imprenditori e manager non partecipano direttamente ai percorsi di aggiornamento, rendendo difficile l’adozione diffusa di nuove tecnologie.”

La formazione, specie quella finanziata, dovrebbe inoltre essere più flessibile, “agevolando le realtà più piccole con modalità di fruizione che remunerino il costo del lavoro e consentano l’impiego di piattaforme fruibili al di fuori dell’orario di lavoro.”


Tecnologie avanzate: un potenziale ancora tutto da esprimere

L’adozione tecnologica si concentra ancora su strumenti semplici e non integrati, soprattutto “software gestionali per amministrazione e contabilità” e soluzioni base per la sicurezza di rete. La diffusione di servizi in Cloud e piattaforme di eCommerce B2B cresce, soprattutto nelle medie imprese, ma l’uso dei dati a supporto delle decisioni aziendali resta “marginale e scarsamente strutturato.”

Se da una parte il digitale è percepito come utile per funzioni amministrative, finanziarie e di controllo, dall’altra solo una minoranza di imprese riconosce al digitale un valore strategico, continuando a vederlo come supporto operativo e non come leva di business. Le tecnologie emergenti come data analytics, intelligenza artificiale, blockchain e metaverso sono ancora poco adottate. Le imprese temono più “la difficoltà di integrazione nei processi esistenti e la mancanza di competenze interne” che i rischi tecnologici.

In questo contesto, il 61% delle PMI ha avviato progetti di digitalizzazione con supporto esterno, soprattutto da fornitori tecnologici, professionisti e associazioni di categoria, mentre la collaborazione con enti ad alto contenuto tecnologico, come startup e università, è meno frequente.


Il ruolo dell’ecosistema pubblico-privato per un rilancio efficace

Per superare le sfide digitali del futuro, è cruciale che le PMI rafforzino sinergie con startup, università, poli tecnologici e gli attori della propria filiera produttiva. Le collaborazioni pubblico-privato devono diventare strumenti chiave per attivare percorsi collettivi di innovazione.

Claudio Rorato conclude: “Affinché le PMI possano affrontare con successo la transizione digitale, è fondamentale attivare un ecosistema di collaborazione stabile e continuativo. Le sinergie spontanee sono importanti, ma non bastano: il ruolo dei policy maker è decisivo nel favorire partenariati pubblico-privati capaci di valorizzare anche le imprese meno strutturate, quelle che più faticano a dotarsi di visione e risorse.”

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