Dal caos normativo alla giustizia fiscale: le proposte per semplificare le tasse, combattere l’evasione e garantire certezze ai contribuenti per ricostruire il patto tra Stato e cittadini
“Italia al netto. Dentro la giungla del fisco, tra tasse, evasione e condoni”. È il titolo del nostro dossier concepito come un viaggio nei numeri e nelle contraddizioni del sistema fiscale italiano. Cercheremo, in cinque puntate, di capire perché paghiamo tanto, chi evade, cosa succede negli altri Paesi d’Europa, e come uscirne. Un’inchiesta per capire cosa non funziona e cosa può cambiare. Questa è la terza parte del dossier. Qui la prima e la seconda parte.
Dopo decenni di interventi parziali, complicazioni normative, mini-riforme e condoni ciclici, l’Italia ha bisogno di un vero patto fiscale di cittadinanza, fondato su tre pilastri: equità, semplicità e certezza. La sostenibilità del sistema economico passa anche da qui: un fisco credibile non è solo una questione contabile, ma un elemento centrale della coesione sociale e della competitività del Paese.
Semplificazione e trasparenza del sistema tributario
L’Italia conta oltre 800 voci di prelievo fiscale, tra imposte, tasse e contributi. È uno dei sistemi più complessi d’Europa. La semplificazione del codice fiscale è un punto di partenza obbligato:
- Ridurre il numero di aliquote IRPEF e renderle più comprensibili. La riforma del 2022 ha introdotto quattro scaglioni, ma la struttura resta intricata per effetto di detrazioni, bonus e deduzioni.
- Eliminare micro-imposte e balzelli che costano più in burocrazia che in entrate (come l’imposta sugli intrattenimenti o alcuni diritti di segreteria).
- Unificare i tributi locali (IMU, TARI, addizionali) in un’unica voce semplificata per i cittadini.
Premiare i comportamenti virtuosi
Un fisco giusto non è solo quello che punisce gli evasori, ma anche quello che premia chi è regolare. Alcune proposte già emerse nel dibattito parlamentare possono essere rilanciate:
- Cashback fiscale permanente, con rimborsi automatici per chi utilizza strumenti elettronici.
- Premio fiscale di fedeltà, con riduzioni d’imposta per chi è in regola da almeno cinque anni consecutivi.
- Rating fiscale per imprese e professionisti, che consenta agli operatori più virtuosi di accedere a vantaggi in termini di controlli, finanziamenti e procedure semplificate.
Digitalizzazione e interoperabilità dei dati
Un punto su cui l’Italia ha fatto grandi progressi è la digitalizzazione, soprattutto grazie all’introduzione della fatturazione elettronica (2019) e allo scontrino elettronico (2021). Questi strumenti hanno reso più trasparente la catena dei pagamenti e hanno portato, secondo l’Agenzia delle Entrate, a un recupero di oltre 16 miliardi di euro in due anni. Ora serve completare il processo:
- Estensione della fattura elettronica anche ai forfettari (già avviata nel 2024, ma ancora non uniforme).
- Collegamento diretto tra pos, registratori di cassa e sistema dell’Agenzia delle Entrate, come già accade in Portogallo.
- Data analytics e intelligenza artificiale per l’individuazione automatica delle anomalie nei redditi dichiarati rispetto agli stili di vita (modello Spagna e Canada).
Riscossione certa, sanzioni reali
L’inefficienza del sistema di riscossione resta uno dei punti deboli cronici. Secondo la Corte dei Conti, nel 2024 oltre il 65% delle cartelle esattoriali è considerato “irrecuperabile”. Ciò significa che lo Stato notifica, ma spesso non incassa.
Per cambiare rotta occorrono:
- Tempi certi per la riscossione (massimo 2 anni).
- Sanzioni proporzionate ma automatiche, sul modello tedesco, senza margini di discrezionalità o rinvii.
- Divieto costituzionale dei condoni, almeno per una generazione. Una norma che metta fine alla ciclicità delle sanatorie e ripristini la certezza del diritto.
Valorizzare i buoni esempi
Non mancano in Italia esperienze positive:
- Il sistema della precompilata dell’Agenzia delle Entrate, che nel 2024 ha interessato oltre 26 milioni di contribuenti, rappresenta un’innovazione apprezzata (oltre il 70% conferma senza modifiche).
- Il modello Emilia-Romagna, dove accordi tra fisco, associazioni di categoria e Comuni hanno ridotto sensibilmente l’evasione tra le microimprese.
- L’operazione “compliance amichevole”, con lettere preventive ai contribuenti che presentano anomalie, ha dimostrato di essere più efficace delle verifiche coercitive.
La riforma che serve
Il fisco non può essere né uno strumento punitivo né un terreno di gioco per chi se ne approfitta. Deve diventare un alleato del cittadino e dell’impresa, in grado di garantire entrate stabili allo Stato e condizioni eque per tutti. Per farlo, servono scelte politiche coraggiose, investimenti tecnologici, ma soprattutto una visione a lungo termine.
Il tempo dei rattoppi è finito. L’Italia ha bisogno di una grande riforma fiscale civile e morale, in grado di ricostruire la fiducia e rimettere in moto il Paese. Solo così sarà possibile abbassare le tasse, rilanciare l’economia e uscire finalmente dal paradosso di essere uno dei Paesi più tassati e più evasi d’Europa.
Infografica comparativa – Pressione fiscale ed evasione nei principali Paesi europei (2024)
Proviamo a capire perché nonostante gli strumenti digitali l’evasione fiscale resta così alta in Italia. Certamente perché la digitalizzazione pur essendo un passo necessario, non è sufficiente. La vera sfida è l’integrazione dei dati e la certezza della riscossione. Se il contribuente percepisce che evadere non comporta sanzioni reali, la compliance resta bassa.
E poi in Italia la cultura del condono pesa moltissimo sulla propensione a evadere. Il contribuente spesso aspetta il prossimo condono invece di mettersi in regola. Questo danneggia chi paga tutto regolarmente e mina la fiducia nel sistema.
E allora sono necessarie soluzioni urgenti e importanti. La prima: semplificare il sistema, rendere automatici i controlli, e vietare per legge i condoni. E poi una campagna di educazione fiscale, che parta dalle scuole.
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