Un via libera prima dell’estate, un altro dopo: il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano attraversa nei prossimi mesi una delle sue fasi più cruciali, dopo che la Commissione Europea ha approvato la quinta revisione del Pnrr, per un totale di 67 misure e 107 tra milestone e target.
Le scadenze principali, ha confermato la Commissione, rimangono le stesse: gli Stati membri devono raggiungere tutte le tappe e gli obiettivi entro il 31 agosto 2026 e la Commissione deve effettuare i pagamenti finali entro il 31 dicembre 2026.
I prossimi mesi saranno quindi decisivi: la stessa Ue, nelle sue raccomandazioni, ha detto che è “essenziale” che l’Italia “acceleri l’attuazione delle riforme e degli investimenti”.
L’Italia “trarrebbe beneficio dal rafforzamento della capacità amministrativa, in particolare a livello locale, e dall’individuazione e dalla gestione tempestiva di potenziali ritardi”. Un’analisi de lavoce.info ricorda che le regioni sono soggetto attuatore di 26.764 progetti per quasi 20 mld di euro, ovvero “il 12% del totale delle misure avviate al 31 marzo 2025”.
La quinta revisione del Pnrr
Le misure coinvolte dalla quinta revisione del Pnrr italiano approvata dall’Ue sono in parte non più realizzabili per mancanza di domanda e interruzioni della supply chain, ma tra le motivazioni ci sono anche un’inflazione troppo alta e iter troppo lunghi.
Trentasette misure sono state modificate con delle alternative che permettano di “raggiungere l’ambizione originaria della misura”, altre 20 per la riduzione degli oneri amministrativi.
Il ministro per le Politiche europee, Tommaso Foti, ha ricordato che l’Italia è “lo Stato dell’Unione europea che ha ricevuto l’importo maggiore di finanziamento”, ovvero “il 63% della dotazione complessiva del Pnrr”.
Nei giorni scorsi, dice Foti, “il Parlamento ha approvato la proposta di revisione tecnica del Pnrr per quanto riguarda la settima rata, in cui è previsto anche l’incremento degli investimenti per complessivi 1,2 miliardi di euro per l’implementazione degli impianti di biometano e per incentivare il futuro della mobilità attraverso le automobili a basso impatto ambientale”. Gli incrementi sono finanziati a discapito di altri obiettivi, che escono ridimensionati dalla revisione, come quelli sull’idrogeno e sulle colonnine di ricarica per veicoli elettrici.
L’”avanzamento” del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza è “positivo. Esistono criticità in tutti i piani: evidentemente l’Italia ha il piano anche più grande, dal punto di vista finanziario, in assoluto e quindi è evidente che c’è bisogno di mettere a punto alcuni passaggi”, ha detto il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea Raffaele Fitto, in conferenza stampa a Bruxelles.
Tra le soluzioni proposte dalla Commissione agli Stati membri per accelerare la spesa e raggiungere tutte le tappe dei piani nazionali, ci potrebbe essere anche la possibilità di versare contributi volontari a programmi strategici, il che permetterebbe di finanziare l’industria della difesa (attraverso EDIP, European Defence Industry Programme).
Pnrr, la situazione dei fondi
L’ennesima proposta di modifica del Piano era stata presentata dall’Italia il 21 marzo per mettere al sicuro le ultime rate del Pnrr. Oggi il conteggio dei fondi Pnrr recita 122 miliardi ricevuti, su 194,4 totali. Solo la metà di quei 122 miliardi sono stati utilizzati. Secondo fonti Ue, sebbene l’Italia sia ben posizionata per le richieste di pagamento (siamo alla settima), restano ancora da completare oltre la metà (il 57%) degli obiettivi e delle tappe previste dal piano.
Non è una condizione che riguarda solo l’Italia. A molti Paesi membri mancano ancora da realizzare tra il 50% e l’85% di obiettivi e tappe. Romania, Bulgaria e Ungheria sono sopra l’85% di obiettivi e tappe ancora da centrare.
L’appuntamento autunnale su Transizione 5.0
Dopo “questa revisione tecnica”, la definisce Foti, “seguirà un successivo aggiustamento complessivo del piano, finalizzato a rivisitare investimenti fondamentali per il sistema produttivo, quali Transizione 5.0, il progetto Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori, ndr) e le tecnologie Net Zero”.
L’appuntamento con la prossima ‘rivisitazione’ è previsto in autunno, e oltre alla transizione saranno coinvolti anche turismo, inclusione sociale e lavoro.
Per Transizione 5.0, nucleo della transizione ecologica finanziata dal Pnrr, finora è stata usata solo una frazione dei fondi previsti, che superano i 6 mld. Lo ha ricordato anche l’Istat descrivendo le prospettive di crescita economica italiana: l’istituto definisce in ritardo l’attuazione sia del PNRR che del piano di transizione 5.0.
Istat, Pil +0,6% nel 2025 grazie alla domanda interna. Pesano i dazi
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