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Decarbonizzazione ed economia circolare per l’industria sostenibile


Negli ultimi anni decarbonizzazione ed economia circolare sono diventate direttrici imprescindibili per la transizione verso modelli di sviluppo sostenibile poiché dalla loro combinazione possono scaturire sinergie decisive per ridurre l’impatto ambientale delle attività industriali.

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Il manifatturiero, responsabile di una quota significativa delle emissioni globali di gas serra, è chiamato a ripensare non solo le fonti energetiche a cui ricorre, ma anche la gestione del ciclo di vita dei materiali. In questo approfondimento analizzeremo il legame tra decarbonizzazione ed economia circolare, come si influenzano reciprocamente e quali benefici concreti possono apportare a imprese, mercati e società nel complesso anche in ottica ESG.

Cos’è la decarbonizzazione e perché contribuisce alla sostenibilità

Definizione di decarbonizzazione

La decarbonizzazione si riferisce al complesso di azioni, strategie e tecnologie mirate a ridurre e, idealmente, eliminare le emissioni di gas serra — principalmente anidride carbonica (CO₂) — generate dalle attività antropiche. Si tratta di una trasformazione necessaria ad arginare il riscaldamento globale mitigando gli effetti catastrofici legati ai cambiamenti climatici.

La decarbonizzazione implica una profonda revisione delle fonti energetiche utilizzate, con la sostituzione dei combustibili fossili (come carbone, petrolio e gas naturale) con fonti di energia rinnovabile (solare, eolica, idroelettrica, geotermica) e una radicale innovazione nei processi produttivi industriali, per renderli più efficienti e meno impattanti dal punto di vista ambientale.

Dal punto di vista tecnologico, la decarbonizzazione prevede:

  • Elettrificazione dei processi industriali e dei trasporti, privilegiando l’energia elettrica prodotta da fonti pulite.
  • Efficientamento energetico, attraverso l’adozione di tecnologie a basso consumo insieme all’ottimizzazione dei processi.
  • Cattura e stoccaggio della CO₂ (ovvero la CCS – Carbon Capture & Storage), come soluzione complementare in settori hard-to-abate.
  • Innovazioni di processo, come l’utilizzo di materiali a basso impatto o la digitalizzazione per la gestione intelligente delle risorse.

Quali obiettivi per la decarbonizzazione

La decarbonizzazione non è solo una scelta responsabile, ma un impegno imprescindibile sancito da accordi e regolamentazioni a livello internazionale. Il riferimento principale è l’Accordo di Parigi del 2015, che ha stabilito l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2 °C rispetto ai livelli preindustriali, con uno sforzo per mantenerlo entro gli 1,5 °C.

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Per raggiungere questi target, gli Stati e le aziende devono:

  • Ridurre drasticamente le emissioni di gas serra entro il 2030, con obiettivi intermedi verificabili (come quelli definiti dalla Science Based Targets initiative – SBTi).
  • Puntare alla neutralità climatica (Net Zero) entro il 2050, ossia bilanciare le emissioni prodotte con quelle assorbite o compensate.

Come realizzare la decarbonizzazione

Nel settore industriale, questo si traduce in un investimento significativo in:

  • Elettrificazione delle linee produttive, sostituendo forni, caldaie e macchinari a combustione fossile con tecnologie elettriche.
  • Adozione di energie rinnovabili, sia tramite autoproduzione (ad esempio con pannelli solari) sia tramite acquisti certificati di energia verde (Power Purchase Agreements – PPA).
  • Digitalizzazione e automazione, che migliorano l’efficienza energetica e consentono una gestione più sostenibile delle risorse.
  • Riciclo e riuso dei materiali, che riducono la domanda di materie prime vergini ad alta impronta carbonica.

Solo con un approccio integrato e strategico, che combini questi elementi, le aziende possono contribuire in modo efficace al contrasto del climate chance, soddisfare le aspettative di investitori e clienti e anticipare regolamentazioni sempre più stringenti.


Economia circolare per un modello di sviluppo sostenibile

Principi dell’economia circolare

L’economia circolare rappresenta un paradigma innovativo che si pone in netta contrapposizione con il modello tradizionale, spesso sintetizzato in “prendi-produci-consuma-smaltisci”. In questo modello lineare, le risorse naturali vengono estratte, trasformate in prodotti, utilizzate per un periodo limitato e poi scartate come rifiuti, generando sprechi e impatti ambientali significativi.

Al contrario, l’economia circolare si basa sul principio della chiusura dei cicli materiali, ossia la progettazione e la gestione dei sistemi produttivi in modo che i materiali e le risorse vengano mantenuti nel ciclo economico il più a lungo possibile. Ciò avviene attraverso:

  • Riuso: estendere la vita utile di prodotti e componenti mediante manutenzione, riparazione e rigenerazione.
  • Riciclo: trasformare i materiali di scarto in nuove materie prime di qualità, riducendo la necessità di estrazione di risorse vergini.
  • Rigenerazione: ripristinare gli ecosistemi naturali e i servizi ambientali, andando oltre la semplice sostenibilità per promuovere un equilibrio rigenerativo.

Inoltre, l’economia circolare integra la progettazione di prodotti modulari e facilmente disassemblabili, l’adozione di modelli di business basati sulla condivisione o sul leasing e la digitalizzazione per tracciare e ottimizzare il flusso delle risorse.

Circular economy oltre i benefici ambientali

L’adozione dell’economia circolare comporta numerosi vantaggi sia dal punto di vista ambientale che economico:

Benefici ambientali:

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  • Riduzione dell’estrazione di materie prime: diminuendo la pressione su risorse finite come minerali, acqua e foreste, si mitigano gli impatti ambientali associati all’estrazione e alla lavorazione.
  • Diminuzione dei rifiuti e dell’inquinamento: il riciclo e il riuso limitano la quantità di scarti inviati a discariche o inceneritori, riducendo emissioni di gas serra e contaminazione del suolo e delle acque.
  • Minore impronta carbonica complessiva: la riduzione della produzione di materie prime vergini comporta un significativo taglio delle emissioni di CO₂ legate all’intero ciclo produttivo.

Benefici economici:

  • Riduzione dei costi operativi: il riuso e il riciclo permettono di abbassare le spese per l’acquisto di materie prime e per la gestione dei rifiuti.
  • Innovazione e nuovi mercati: l’economia circolare stimola la ricerca e sviluppo di materiali alternativi, processi di produzione più efficienti e soluzioni di prodotto innovative, aprendo nuove opportunità di business.
  • Maggiore resilienza e competitività: le aziende che adottano modelli circolari sono meno vulnerabili alla volatilità dei prezzi delle materie prime e alle restrizioni normative, migliorando la loro capacità di adattamento nel lungo termine.

Possiamo concludere che l’economia circolare non è solo una scelta ecologica, ma una strategia integrata di crescita sostenibile, in cui la tutela ambientale e la creazione di valore economico si rafforzano a vicenda.


Il legame tra decarbonizzazione ed economia circolare

Possiamo considerare decarbonizzazione ed economia circolare come due pilastri fondamentali per la transizione verso un futuro sostenibile. Ridurre le emissioni di gas serra non significa solo cambiare la fonte energetica, ma anche ripensare il modo in cui utilizziamo e riutilizziamo le risorse materiali.

L’economia circolare riduce la necessità di estrarre e lavorare materie prime vergini, che sono spesso ad alta intensità di carbonio, e limita la quantità di rifiuti e scarti che, se smaltiti in modo non sostenibile, contribuiscono alle emissioni. Con le sue pratiche di riduzione, riuso e riciclo, è uno strumento chiave per raggiungere la decarbonizzazione.

Sinergie tecnologiche e di processo

Le innovazioni tecnologiche volte a favorire l’elettrificazione e l’uso di energie rinnovabili si integrano perfettamente con strategie di economia circolare. Per esempio, processi produttivi più efficienti che riciclano scarti e materiali contribuiscono a diminuire il consumo energetico complessivo, abbassando così le emissioni di CO₂. Inoltre, tecnologie come l’automazione e l’intelligenza artificiale aiutano a ottimizzare la gestione delle risorse, monitorando i flussi di materiali e riducendo gli sprechi.

Vantaggi competitivi e di compliance normativa

Le aziende che adottano strategie integrate di decarbonizzazione ed economia circolare non solo contribuiscono concretamente alla lotta al cambiamento climatico, ma migliorano anche la loro posizione sul mercato. Tali imprese sono maggiormente allineate con le aspettative di investitori, clienti e normative sempre più stringenti in materia ESG (Environmental, Social, Governance). Questo si traduce in un accesso facilitato a capitali, vantaggi reputazionali e capacità di operare in mercati regolati.

Decarbonizzazione ed economia circolare nel segno dell’ESG

Le strategie di decarbonizzazione ed economia circolare trovano naturale collocazione all’interno del framework che valuta l’impatto delle aziende secondo i criteri ESG (Environmental, Social and Governance), sempre più centrali per le decisioni di investimento e per la governance societaria.

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In particolare, la dimensione ambientale (E – Environment) richiede alle imprese di misurare, monitorare, ridurre e gestire il proprio impatto, con particolare attenzione alle emissioni di gas serra, all’impiego delle risorse naturali, alla gestione dei rifiuti e alla tutela della biodiversità.

La decarbonizzazione e l’economia circolare permettono di operare concretamente su questi aspetti, migliorando la carbon footprint dell’azienda.

Vantaggi per investitori, aziende e stakeholder

Integrare decarbonizzazione ed economia circolare in una strategia ESG consente alle aziende di:

  • Migliorare la trasparenza e la rendicontazione delle performance ambientali.
  • Ridurre i rischi legati a normative ambientali sempre più rigorose e alla volatilità dei mercati energetici e delle materie prime.
  • Attirare capitali da investitori responsabili e fondi ESG, che valutano positivamente le imprese con obiettivi concreti di sostenibilità.
  • Rafforzare il rapporto di fiducia con clienti, fornitori e comunità locali, migliorando la reputazione e la licenza sociale a operare.

ESG come driver di innovazione e competitività

L’adozione di politiche ESG spinge le aziende a innovare, adottando soluzioni di decarbonizzazione ed economia circolare che non solo migliorano l’impatto ambientale ma ottimizzano anche i processi produttivi, riducono i costi e creano valore economico duraturo.

Decarbonizzazione ed economia circolare in azione: la strategia ROCKWOOL

ROCKWOOL, player di riferimento a livello mondiale nella produzione di soluzioni sostenibili in lana di roccia, rappresenta un esempio concreto di come decarbonizzazione ed economia circolare possano essere integrate efficacemente in una strategia industriale sostenibile.

Nel suo Sustainability Spotlight 2024, ROCKWOOL ha condiviso i risultati raggiunti negli stabilimenti di tutto il mondo da cui si evince che è in anticipo rispetto agli obiettivi 2030 per quanto riguarda la riduzione delle emissioni per tonnellata di lana di roccia prodotta e altri target correlati agli SDGs (Sustainable Development Goals), così come è a metà percorso riguardo gli obiettivi Scope 1 e Scope 2 della Science-Based Targets initiative (SBTi) focalizzati sulla riduzione delle emissioni assolute di gas serra, che ROCKWOOL si è impegnata a ridurre del 38% entro il 2034.

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Parallelamente, punta a raggiungere la neutralità climatica (Net Zero) entro il 2050 accelerando con l’elettrificazione delle linee produttive e il riciclo della lana di roccia.

Elettrificazione industriale: il motore della decarbonizzazione ROCKWOOL

Un pilastro fondamentale della strategia di decarbonizzazione di ROCKWOOL è rappresentato dall’elettrificazione dei processi produttivi. Nel 2024 l’azienda ha destinato 262 milioni di euro all’elettrificazione e all’ammodernamento degli impianti, integrando tecnologie all’avanguardia volte a ridurre le emissioni di gas serra e a migliorare l’efficienza delle linee produttive.

Un caso emblematico è lo stabilimento di Flums (in Svizzera), dove la sostituzione del forno fusorio a carbone con uno alimentato a energia elettrica permetterà di abbattere le emissioni di CO₂ del 75% all’anno (pari a 25.000 tonnellate) e di riciclare 15.000 tonnellate di rifiuti.

Altri impianti nei Paesi Bassi e in Francia saranno presto interessati da un rinnovamento di questo tipo, mentre nuove linee o fabbriche basate sulla tecnologia di fusione elettrica sorgeranno in Romania, Svezia e Stati Uniti.

Dai pannelli fotovoltaici ai PPA per l’approvvigionamento energetico

Oltre all’elettrificazione dei processi di fusione negli stabilimenti, ROCKWOOL punta sull’utilizzo di fonti di energia rinnovabile per massimizzare l’impatto positivo e raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione. In particolare, l’azienda ha intensificato l’installazione di pannelli fotovoltaici (FV) nelle proprie fabbriche.

Un esempio significativo è lo stabilimento di Caparosso (in Spagna) circondato da un impianto fotovoltaico grande quanto 1,5 campi da calcio, composto da 4.425 pannelli che generano 2,4 MW di energia rinnovabile all’anno, coprendo circa il 15% del fabbisogno elettrico annuale della fabbrica.

Oltre alla Spagna, installazioni analoghe sono state realizzate in tre stabilimenti in Svizzera, Malesia e Cina, mentre nuovi investimenti sono già programmati per linee produttive in Belgio, Croazia, Francia, Germania e Polonia.

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Alla fine del 2024 ROCKWOOL ha inoltre siglato il suo primo Power Purchase Agreement (PPA), con cui acquisterà direttamente elettricità certificata da un produttore di energia rinnovabile. Questo accordo prevede la fornitura di circa 50 GWh/anno di energia da un impianto solare olandese per una durata di 10 anni, a supporto della decarbonizzazione di due linee di produzione dello stabilimento di Roermond, nei Paesi Bassi. I PPA rappresentano una strategia innovativa di approvvigionamento energetico che ROCKWOOL intende estendere anche ad altri mercati nel prossimo futuro.

Verso un’edilizia circolare con Rockcycle®

L’edilizia genera tra il 30% e il 40% dei rifiuti globali e consuma circa metà delle risorse vergini, configurandosi come uno dei comparti più impattanti a livello ambientale. Per rispondere a questa sfida, ROCKWOOL ha intrapreso un percorso ambizioso e misurabile: ridurre dell’85% gli scarti di lana di roccia generati nei propri stabilimenti entro il 2030, contribuendo attivamente alla transizione verso un modello produttivo più circolare.

Nel 2024 l’azienda ha esteso al mercato italiano il programma Rockcycle®, l’iniziativa che consente il recupero e il riciclo degli scarti di lana di roccia provenienti da cantieri di costruzione, ristrutturazione e demolizione. Il materiale raccolto viene reintrodotto nel ciclo produttivo per dare vita a nuovi prodotti ROCKWOOL, riducendo la quantità di rifiuti e contribuendo a una gestione più efficiente delle risorse. Il progetto prevede la creazione di una rete di punti di raccolta dei rifiuti in lana di roccia presso i clienti sul territorio italiano, offrendo alle imprese la possibilità di conferire i materiali di scarto nello stabilimento più vicino, ottimizzando al contempo i costi.

Scegliere ROCKWOOL oggi significa andare oltre la qualità tecnica dei materiali isolanti in lana di roccia: vuol dire anche aderire a una visione industriale fondata su sostenibilità concreta, innovazione responsabile e impegno continuo per la decarbonizzazione della produzione e iniziative di economia circolare. In questo modo, imprese, progettisti e clienti finali che optano per ROCKWOOL contribuiscono direttamente a rendere il settore delle costruzioni più responsabile, innovativo e attento all’ambiente.



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