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sui bonus per l’affitto uno squilibrio da colmare


Bonus per gli affitti, criticità per i giovani lavoratori fuori sede. A differenza dei contratti per gli studenti, chi entra nel mondo del lavoro fa i conti con un mercato privo di incentivi. Nonostante le novità del 2025, restano i punti critici di un sistema squilibrato

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Bonus sugli affitti, il passaggio da studenti a giovani lavoratori è ricco di insidie per i fuori sede.

Negli ultimi anni, il numero di giovani che si spostano in un’altra città per lavorare è aumentato significativamente. Parliamo di neolaureati, apprendisti o neoassunti a volte con contratti precari, spesso costretti a trasferirsi per motivi professionali.

A differenza degli studenti universitari fuori sede, però, questi giovani non possono contare su contratti di locazione agevolati o misure strutturali di supporto abitativo. Si muovono in un mercato immobiliare pienamente libero, con poche garanzie, affitti elevati e scarso riconoscimento istituzionale.

Un vuoto normativo che crea disparità sostanziali tra categorie giovanili, e che rischia di tradursi in una nuova forma di “esclusione sociale”.

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Bonus sui contratti di affitto: un confronto impari tra studenti e giovani lavoratori

La Legge n. 431/1998, integrata dal D.M. 30 dicembre 2002, disciplina i cosiddetti “contratti di locazione per studenti universitari fuori sede”, con agevolazioni significative che interessano sia i proprietari degli immobili locati che gli affittuari.

Questi contratti durano da 6 mesi a tre anni, si rinnovano automaticamente, hanno canoni calmierati (fissati da accordi territoriali) e garantiscono agevolazioni fiscali importanti per i locatori, dalla deducibilità ai fini IRPEF del 30 per cento del canone, fino all’applicazione della cedolare secca del 10 per cento.

Questi strumenti funzionano, poiché incentivano l’affitto regolare agli studenti e garantiscono forme di tutela anche per i proprietari.

Al contrario, i giovani lavoratori fuori sede non rientrano in nessuna disciplina specifica. Per loro, l’unica possibilità è il mercato ordinario, con contratti standard 4+4 o transitori, canoni di libero mercato e nessun incentivo per i locatori a preferirli come inquilini.

Resta fruibile esclusivamente la detrazione IRPEF in sede di dichiarazione dei redditi, con limiti che consentono però di coprire solo una minima parte del costo delle locazioni.

Il bonus affitto 2025: un primo passo per i lavoratori fuori sede

In un contesto complicato, e anche alla luce del caro affitti, un primo passo è stato compiuto con la Legge di Bilancio 2025 (n. 207/2024), che nei commi 386-389 introduce una misura pensata proprio per i lavoratori dipendenti che si trasferiscono per lavoro.

L’intervento, seppur parziale, apre a una nuova possibilità: i datori di lavoro potranno erogare o rimborsare fino a 5.000 euro l’anno per le spese di affitto e manutenzione dell’alloggio senza che questi importi concorrano alla formazione del reddito del dipendente (quindi non tassati, anche se rilevanti ai fini ISEE).

Dunque i datori di lavoro possono decidere, ma non sono obbligati, di erogare o rimborsare fino a 5.000 euro l’anno per le spese di affitto e manutenzione dell’alloggio. Si tratta infatti di una misura facoltativa, a completa discrezione dell’azienda, che rientra nell’ambito dei fringe benefit.

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Non è quindi un beneficio automatico per tutti i lavoratori, ma una possibilità che il datore di lavoro può scegliere di attivare.

I requisiti previsti sono però stringenti, e mal si adattano alla situazione tipica di un giovane che passa da studente e lavoratore. In particolare, l’agevolazione si applica esclusivamente in caso di contratto di lavoro a tempo indeterminato, stipulato tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2025.

In aggiunta, è previsto un limite di reddito di 35.000 euro nell’anno precedente, oltre al trasferimento della residenza nel Comune di lavoro, distante almeno 100 km da quello di origine.

In altre parole, il beneficio si rivolge ai neoassunti fuori sede, ma con criteri molto rigidi sul fronte della tipologia di contratto che ne limitano fortemente la platea.

Resta aperta la sfida di un sistema strutturale di tutele abitative per i lavoratori fuori sede, capace di affiancare quanto già previsto per gli studenti.

Contratti stabili? Un’illusione per molti giovani lavoratori

Il bonus affitto previsto dalla Legge di Bilancio 2025 richiede, tra le condizioni di accesso, un contratto a tempo indeterminato. Ma è proprio qui che emergono le contraddizioni con la realtà del mercato del lavoro giovanile.

Secondo l’ultimo Rapporto ISTAT, oltre un terzo dei giovani under 35 è occupato con contratti a termine o part-time involontario, e quasi il 30 per cento è a rischio di lavoro a basso reddito.

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In questo contesto, parlare di contratti stabili come prerequisito rischia di escludere la maggioranza dei potenziali beneficiari.

Il dato più emblematico è che Il 63,3 per cento degli under 34 vive ancora con i genitori. Non per scelta, ma perché le condizioni economiche e abitative non permettono altro.

E anche chi lavora, spesso, non ha i mezzi per progettare una vita autonoma, con la conclusione che spesso si guarda fuori dai confini nazionali per cercare nuove opportunità. Solo nel 2023, più di 21.000 giovani laureati tra i 25 e i 34 anni hanno scelto di emigrare all’estero, con un aumento del 21 per cento rispetto all’anno precedente.



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