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Lavoro: se i veri innovatori si riconoscono a casa


Dimmi come ti comporti a casa e ti dirò se sarai un motore di proattività e innovazione sul lavoro. Potrebbe essere queste un nuovo, curioso approccio nel questionario HR per definire le skills di un nuovo componente della squadra dell’azienda. Almeno se si va in cerca di persone in grado di ricoprire mansioni che richiedono capacità di iniziativa, adattabilità e spirito innovativo.

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A proporre questa particolare modalità d’ingaggio, che passa attraverso le abitudini tra le mura domestiche, è una ricerca molto originale pubblicata sul ‘Journal of Occupational and Organizational Psychology’, condotta dagli esperti della School of Management dell’Università di Bath insieme a studiosi della IESE Business School (Spagna), della ESE Business School (Cile), della University of the West of England e della UBI Business School (Belgio).

Il segreto della creatività

Sostanzialmente, ne emerge un quadro molto chiaro. Chi è maggiormente portato ad essere protagonista organizzativo delle incombenze domestiche, magari adattando i propri ritmi a quelli dei figli e della scuola, solo per citare un esempio, avrebbe maggiori probabilità di rivelarsi più adattabile sul lavoro. Non solo. chi tende a farsi carico di programmare la vita in casa, con iniziative continue, sarebbe anche più flessibile in ambito professionale. Con un vantaggio netto in termini di resilienza.

La ricerca, come riporta una nota dell’Università, ha preso in esame per circa un mese e mezzo 147 coppie con doppio reddito e figli negli Usa, proprio allo scopo di studiare le interazioni tra vita familiare ed esperienze professionali. In pratica, per capire quanto e come i modelli nella prima potessero influire sulla seconda. Lo conferma Yasin Rofcanin del centro di ricerca Future of Work dell’Università di Bath. “Quando le persone apportano cambiamenti in modo proattivo e deliberato – che si tratti delle routine di cura dei bambini, dell’assistenza ai parenti più anziani o della condivisione delle faccende domestiche – si sentono più capaci – spiega l’esperto nel comunicato dell’ateneo – Questa sicurezza può riflettersi anche sul lavoro, aiutandole a diventare più creative e adattabili”.

La chiave del successo di queste skills da indagare sarebbe in qualche modo in quello che gli esperti definiscono “rinnovamento strategico”, per segnalare quanto e come sia possibile l’adattamento a casa. Ad esempio si parla di implementare calendari condivisi per coordinare i ritmi di rotazione dei turni di ritiro a scuola, di nuovi sistemi per l’assistenza agli anziani o l’introduzione di sessioni strutturate di pianificazione familiare per risolvere i conflitti e definire insieme gli obiettivi.

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Non solo. In questa definizione entrano anche la riprogettazione degli spazi abitativi per supportare al meglio il lavoro da remoto, la creazione di zone tranquille per attività più mirate o la definizione di periodi senza tecnologia per migliorare i legami familiari.

Insomma, con gli impegni che si modificano, bisogna riorganizzare la vita in casa. Magari anche proponendo semplici “riunioni” o se preferite veri e propri momenti di controllo, al fine di riassegnare i compiti, rivedere le priorità o coordinare i programmi settimanali.

La parola chiave è flessibilità. Chi è capace di adattarsi a casa, probabilmente, sarà anche più portato a mostrarsi resiliente sul lavoro. Almeno questa è la teoria che emerge dallo studio. Il tutto, senza dimenticare il valore della creatività, sia al lavoro che in famiglia.

Un ambiente familiare che promuove apertura, collaborazione e sperimentazione – ciò che i ricercatori chiamano creatività familiare – può migliorare significativamente questa adattabilità, rendendo gli sforzi proattivi più propensi ad avere un impatto positivo sull’individuo, con conseguente miglioramento delle prestazioni e della resilienza sul lavoro.

Alla fine, quindi, la raccomandazione è semplice. Se con lo smartworking e il lavoro ibrido e flessibile si fanno più tenui ed impalpabili i confini tra casa e lavoro, probabilmente anche per i datori di lavoro agevolare il benessere domestico e la capacità organizzativa in famiglia può risultare utile. E allora, puntare su programmi di sviluppo della leadership che includano la formazione sulle dinamiche lavoro-famiglia potrebbe diventare la chiave per migliorare le capacità di “problem solving” dei collaboratori.

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