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La logistica cambia il Sud. Un incontro pubblico a Galleria Toledo


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La Logistica cambia il Sud: sfide e prospettive per i lavoratori
Teatro Galleria Toledo, Via Concezione a Montecalvario 34, Napoli
9 giugno 2025, ore 16:00

Il sistema logistico italiano sta vivendo una profonda trasformazione. La crescente diffusione dell’e-commerce e la pervasiva “amazonificazione” del mercato hanno generato una pressione inedita sugli operatori nazionali. Dopo le mobilitazioni dei lavoratori nel Nord Italia e l’impatto della pandemia, il capitale logistico sta cercando nuove aree di espansione. L’attenzione si sposta verso territori “vergini”, caratterizzati da elevati tassi di disoccupazione giovanile e da una forte presenza di lavoro informale o sommerso, dove i diritti dei lavoratori vengono fortemente intaccati.

Questa tendenza comincia a essere evidente nel Sud Italia, la nuova meta ambita dal capitale logistico, come dimostra la prima edizione del Salone della Logistica, Trasporto e Servizi, che si terrà a fine giugno presso la Mostra d’Oltremare a Napoli. L’evento mira a riunire istituzioni, operatori e imprese del settore per analizzare e programmare la crescita logistica sia nel Mezzogiorno che nell’intero bacino del Mediterraneo. Agli occhi di questi attori, il Sud appare come un terreno fertile e incontaminato, un’enorme zona economica speciale con scarso potere negoziale e una bassa sindacalizzazione. Si tratta di aree urbane che, negli ultimi vent’anni, hanno visto la dissoluzione del settore manifatturiero, passando rapidamente dalla fabbrica al magazzino, dallo stabilimento al centro distributivo, dall’impianto inquinante alla delivery station.

L’idea di un Sud come terra vergine è in realtà più una speranza che un dato di fatto. Solo in Campania, negli ultimi anni, i lavoratori della catena logistica e del trasporto merci hanno avviato vertenze significative, spostando il conflitto da una dimensione meramente difensiva a una prettamente rivendicativa. Questi lavoratori, in prevalenza italiani, provenienti dall’hinterland e dalle periferie urbane, non solo sono riusciti in più occasioni a costringere le controparti a riconfigurare l’organizzazione del lavoro, ma hanno anche infranto il tabù del conflitto in un settore storicamente fondato sul ricatto, la precarietà e l’illegalità strutturale imposta dai datori di lavoro. Paradossalmente, a sindacalizzarsi sono stati proprio quei lavoratori che durante la pandemia venivano definiti “eroi”, al pari del personale sanitario; corteggiati e lusingati, ma allo stesso tempo iper-sfruttati, in quanto essenziali per il funzionamento del ciclo di produzione e consumo, proprio mentre le catene logistiche subivano interruzioni a fronte di un vertiginoso aumento della domanda.

Le lotte di questi anni hanno svelato il meccanismo dei subappalti a cascata, un sistema che sfrutta le peculiarità del sistema cooperativo italiano. Si tratta di un modello piramidale di assunzione in cui la ditta committente scompare all’interno di un labirinto di appalti e subcontratti, privando i lavoratori dei diritti e delle tutele più elementari. Questa situazione è stata resa possibile anche dal sostanziale collaborazionismo del sindacalismo confederale, storicamente legato al mondo delle cooperative e da sempre sensibile al tema delle compatibilità capitalistiche.

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Alla luce di queste dinamiche, proponiamo un incontro, il 9 giugno alle 16, presso il teatro Galleria Toledo, in occasione del Salone della logistica, per aprire una riflessione comune sul percorso di lotta che il crescente movimento nel settore della logistica al Centro-Sud può intraprendere e consolidare. Sarà un momento di discussione collettiva, volto a elaborare nuove strategie d’azione, evitando gli errori del passato e contrastando chi, illudendosi, crede che il Sud sia solo un altro territorio da predare. L’obiettivo è capire come i lavoratori possano rispondere alle dinamiche in atto, consapevoli che la logistica in Italia rappresenta molto più di un semplice settore economico. Oggi la logistica è uno specchio in cui si riflettono le contraddizioni del sistema produttivo, gli effetti del decreto sicurezza, le anomalie delle relazioni sindacali e del mercato del lavoro. Le pratiche di esternalizzazione, la repressione dei diritti sindacali, lo sfruttamento sistematico, l’illegalità strutturale non sono semplici effetti collaterali, ma vere e proprie precondizioni per lo sviluppo di un modello economico che, pur crescendo in modo dinamico, ha amplificato le diseguaglianze e le fragilità strutturali. Al tempo stesso, questo modello non resta incontestato, ma ha generato e continuerà a generare resistenze e conflitti che, attingendo alle lotte del passato, devono affrontare le sfide del presente.



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