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Il prezzo della fiducia: tra dazi, inflazione e nuove frontiere tech



Fronte & Retro: la settimana in Borsa | 9 giugno 2025

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Settimana movimentata sui mercati, ma con un bilancio positivo: lo S&P 500 torna sopra quota 6.000, mentre il FTSE MIB riconquista i 40.600 punti. Sul fronte macro, l’OCSE ha rivisto al ribasso le stime di crescita globale, per la seconda volta quest’anno, citando l’impatto dei dazi statunitensi sulle catene del valore e sul commercio mondiale. Nel frattempo, la BCE ha tagliato il tasso di riferimento, riconoscendo un contesto in cui l’incertezza commerciale rischia di pesare su investimenti privati ed esportazioni. Tuttavia, restano elementi di sostegno alla crescita: in particolare, gli investimenti pubblici in difesa e infrastrutture potrebbero rivelarsi un motore importante nei prossimi trimestri. Negli Stati Uniti, tutti gli occhi erano puntati sul rapporto sull’occupazione di maggio, poiché l’andamento del mercato del lavoro resta uno dei principali barometri della solidità dei consumi. Con sollievo del mercato, i dati hanno attenuato i timori di un brusco rallentamento: il raffreddamento continua, ma senza segni di cedimento improvviso. Tuttavia, il report non è stato privo di ombre. Le revisioni al ribasso dei mesi precedenti si confermano una costante, segno di una dinamica meno robusta di quanto inizialmente stimato, mentre il tasso di partecipazione è calato, probabilmente complice l’inasprimento delle politiche migratorie.

Settimana cruciale: inflazione USA, tensioni Cina-Occidente e il ritorno di Apple

La settimana che si apre sarà dominata da un doppio interrogativo: da un lato, quanto i dazi americani inizino a penetrare nei dati sull’inflazione; dall’altro, quanto le tensioni politiche  (tra USA e Cina, ma anche interne agli Stati Uniti) stiano minando la fiducia nei mercati e nelle imprese globali. Ma saranno i numeri a guidare l’interpretazione dei trader: i dati sul CPI statunitense in uscita mercoledì e il PPI giovedì offriranno una prima vera verifica della “tariffflation” americana.

USA-Cina: ritorno al tavolo, ma senza fiducia né soluzioni evidenti

Riprendono oggi a Londri negoziati commerciali tra Stati Uniti e Cina, nel primo confronto diretto dopo la telefonata tra Trump e Xi. Il tono è prudenzialmente ottimista, ma il margine per progressi concreti appare ristretto. I dossier aperti sono numerosi e sensibili: da un lato i dazi americani, ormai saliti in media al 40%, dall’altro le restrizioni cinesi sui minerali critici. A complicare il quadro, l’intensificarsi delle misure di controllo all’export da parte di Washington, in particolare su strumenti per la progettazione di chip e sui semiconduttori AI legati a Huawei. Negli ultimi giorni, gli Stati Uniti hanno anche sospeso le licenze di esportazione di attrezzature nucleari verso la Cina. Una misura che blocca la spedizione di componenti verso le centrali cinesi e che si inserisce in un’ondata più ampia di restrizioni, dai fluidi idraulici ai motori per jet, su prodotti ritenuti strategici. Temi collaterali come le limitazioni ai visti per studenti e le preoccupazioni per una svalutazione competitiva dello yuan aggiungono ulteriori strati di tensione. Pechino punta a ottenere margini di manovra soprattutto sul fronte tech, ma la delegazione americana, rafforzata dalla presenza del segretario al Commercio Lutnick, appare orientata a mantenere alta la pressione. Il confronto di Londra sarà un primo test: capiremo se i segnali di distensione delle ultime settimane rappresentano un’inversione duratura o soltanto una tregua tattica.

In attesa dell’incontro odierno, proprio da Pechino arrivano i primi segnali. A maggio, le esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti sono crollate del 34,5% su base annua, la peggior caduta dal 2020. Un dato che riflette più il passato che il futuro: l’effetto delle tariffe fino al 145%, attive fino alla tregua del 11 maggio, ha pesato sulle spedizioni.

Le esportazioni complessive sono salite del 4,8%, sotto le attese, mentre le importazioni sono scese del 3,4%. Il surplus commerciale ha toccato i 103,2 miliardi di dollari, ma più per debolezza interna che per dinamismo esterno. La crisi immobiliare, che persiste dal 2021, resta una zavorra latente. L’inflazione interna segnala una pressione persistente. Il CPI (l’indice dei prezzi al consumo) è sceso dello 0,1% a/a per il quarto mese consecutivo, mentre il PPI ha segnato un -3,3% a/a, il calo più marcato da quasi due anni. Non si tratta tanto di un crollo dei consumi, quanto anche di un’escalation concorrenziale. Il settore automobilistico, con BYD a guidare la guerra dei prezzi, è solo la punta dell’iceberg.

Stati Uniti: la prova dell’inflazione e il nervo scoperto delle aspettative

Mercoledì sarà la data chiave: le attese puntano su un’inflazione stabile al +0,2% m/m, con una componente core in lieve accelerazione al +0,3%. Ma l’attenzione sarà massima sulla composizione: quanto peseranno i nuovi dazi imposti ad aprile? Il Beige Book della Fed ha già segnalato che molte imprese intendono trasferire i costi sui consumatori entro tre mesi. Se il dato di maggio dovesse già incorporare parte dell’impatto, la narrativa “transitoria” perderebbe forza.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Le opinioni nel board della Fed si dividono: Waller minimizza, Goolsbee avverte che potremmo essere all’ultima fotografia di inflazione moderata, e Kugler parla apertamente di effetti duraturi. A completare il quadro, giovedì uscirà anche il dato sull’inflazione alla produzione e venerdì la fiducia preliminare dei consumatori dell’Università del Michigan, utile per cogliere eventuali crepe nelle aspettative d’inflazione.

Apple, Nvidia, Tesla: il tech alla ricerca di una nuova narrativa

Lunedì si apre la WWDC di Apple, in un momento delicatissimo per il titolo, in calo di oltre il 18% da inizio anno. La pressione è alta, ma le attese modeste: niente rivoluzioni su Siri, l’AI resta un work in progress, mentre si punta su aggiornamenti incrementali di iOS, CarPlay e AirPods. Il mercato chiede una nuova storia, ma Apple sembra ancora prigioniera del suo passato hardware.
Sul fronte geopolitico, Cupertino si trova nel mirino della Casa Bianca. Dopo i post di fine maggio, Trump ha lasciato intendere che dazi del 25% su iPhone prodotti in Cina potrebbero scattare già entro giugno. Una prospettiva che mette a rischio i margini e le strategie di prezzo, in un momento in cui Apple sta già cedendo spazio in Cina, sotto l’avanzata di Huawei e Xiaomi, rafforzate da esenzioni tariffarie e venti nazionalisti.  All’esterno, Apple è sotto attacco normativo: l’UE preme per aprire il suo ecosistema a rivali come Meta e Google, mentre negli Stati Uniti l’App Store rischia di perdere il suo monopolio. A tutto ciò si somma il ritardo sul fronte AI. L’aggiornamento di Siri con capacità generative è stato rinviato al 2026 e le principali banche d’affari hanno reagito: Needham, Jefferies, Rosenblatt, Oppenheimer, MoffettNathanson e altri hanno tagliato il rating sul titolo.

Gli analisti ritengono che senza un nuovo ciclo di sostituzione dell’iPhone, difficilmente Apple potrà recuperare slancio nel breve. La WWDC sarà quindi un banco di prova: si attende il primo redesign profondo di iOS da oltre un decennio, con nuove funzionalità cross-device e una coesione rafforzata dell’ecosistema. In gioco non c’è solo il futuro della user experience, ma la difesa della sua valutazione premium in un contesto normativo e competitivo sempre più ostile.

Nvidia continuerà il suo tour de force comunicativo, con interventi alla London Tech Week, a VivaTech e al summit AI di Rosenblatt. Attenzione anche a Tesla, che potrebbe annunciare ufficialmente il lancio del servizio robotaxi ad Austin: un evento simbolico nel tentativo di recuperare momentum su una narrazione sempre più frammentata.

Eurozona: industria e prezzi, tra inerzia e fragilità

Attesa per i dati sulla produzione industriale in Italia e nell’Eurozona, mentre la Germania pubblicherà i prezzi all’ingrosso e la Francia l’inflazione finale di maggio. Giovedì la BCE aggiornerà il Wage Tracker, utile per valutare eventuali pressioni salariali persistenti. Il contesto resta fragile: crescita anemica, fiducia bassa e politica monetaria in transizione. L’Ecofin sarà impegnato su più fronti, con interventi di Cipollone, Lane, Holzmann e de Guindos su stabilità finanziaria e integrazione bancaria.

Trimestrali:

Le trimestrali di nomi come Oracle, Adobe, GitLab, GameStop e Chewy permetteranno di tastare il polso di settori-chiave come software enterprise, consumo discrezionale e infrastrutture cloud, in un momento in cui il pricing power si fa più selettivo e la narrativa AI si confronta con la concretezza dei numeri.

Gabriel Debach

eToro Italian Market Analyst

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