Il 2025 si apre con un svolta per il settore assicurativo: la Legge di Bilancio 2025 riscrive le regole del gioco per le polizze vita, introducendo un nuovo meccanismo di tassazione che, per molti versi, cambia le carte in tavola sia per le compagnie che per i risparmiatori. Se fino ad oggi la imposta di bollo veniva applicata solo al momento del riscatto o rimborso della polizza, dal prossimo anno le compagnie dovranno fare i conti con un versamento annuale che promette di avere ripercussioni immediate su tutto il comparto.
Non si tratta di un semplice aggiustamento tecnico, ma di un cambio di paradigma: l’imposta di bollo del 2 per mille sulle polizze vita dovrà essere versata ogni anno, a prescindere dal fatto che il contratto sia stato riscattato o meno. Una misura che, secondo il legislatore, mira a uniformare il trattamento fiscale delle polizze agli altri strumenti finanziari, ma che rischia di generare non poche turbolenze tra gli operatori e i clienti finali.
Le nuove regole per il bollo delle polizze vita
Per chi ha già sottoscritto una polizza, la transizione non sarà indolore. La normativa prevede infatti un sistema di rateizzazione dell’imposta maturata fino al 2024:
- il 50% dovrà essere corrisposto entro il 30 giugno 2025;
- il 20% entro il 30 giugno 2026;
- un ulteriore 20% entro il 30 giugno 2027;
- il saldo del 10% entro il 30 giugno 2028.
In sostanza, un calendario serrato che obbliga le compagnie a pianificare con attenzione i flussi di cassa e a rivedere le proprie strategie di gestione finanziaria.
Per i nuovi contratti stipulati dal 2025 in poi, invece, si entrerà subito a regime: qui il versamento annuale dell’imposta seguirà le modalità previste dal DM 24 maggio 2012, senza possibilità di dilazione. Un cambiamento che impone una revisione profonda dei processi interni delle imprese assicurative, chiamate a gestire in tempi rapidi nuove procedure operative e amministrative.
Quanto entra nelle casse dello Stato
Non meno rilevanti sono gli effetti attesi per le casse dello Stato. Secondo le stime della relazione tecnica allegata alla Legge di Bilancio 2025, l’anticipo della liquidità garantito dal nuovo sistema di tassazione dovrebbe assicurare introiti consistenti: si parla di 970,4 milioni di euro già nel 2025, per poi scendere a 397 milioni nel 2026, 385,1 milioni nel 2027 e 184,8 milioni nel 2028. Una boccata d’ossigeno per le finanze pubbliche, ma anche un banco di prova per la capacità del settore di assorbire uno shock di questa portata.
Non a caso, le reazioni degli operatori non si sono fatte attendere. Da più parti si sollevano preoccupazioni per l’impatto sui costi di gestione e sulla competitività delle polizze vita rispetto ad altri prodotti d’investimento. Adeguare i sistemi informatici, ridefinire le comunicazioni ai clienti, fronteggiare il rischio di una contrazione della domanda: sono solo alcune delle sfide che le compagnie dovranno affrontare in tempi strettissimi.
Quali effetti sul settore delle polizze?
Anche i sottoscrittori sono chiamati a una riflessione. L’introduzione del versamento annuale dell’imposta di bollo rischia di incidere sensibilmente sui rendimenti effettivi delle polizze, soprattutto in un contesto di tassi bassi e volatilità dei mercati. La convenienza delle polizze vita, storicamente apprezzate per il loro profilo fiscale favorevole, potrebbe subire una battuta d’arresto, spingendo molti risparmiatori a riconsiderare le proprie strategie di investimento.
Certo, l’obiettivo dichiarato della riforma è quello di garantire maggiore uniformità e trasparenza nel trattamento fiscale dei prodotti finanziari. Tuttavia, resta da vedere se il mercato sarà in grado di digerire senza traumi una trasformazione così profonda. Molto dipenderà dalla capacità delle compagnie di innovare e dalla prontezza con cui sapranno adattarsi al nuovo scenario, ma anche dalla sensibilità del legislatore nell’intervenire tempestivamente qualora emergessero criticità inattese.
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