TRENTO – In provincia di Trento nel 2024 la crescita annuale del Pil in termini reali è stata prossima allo 0,7%, in linea con la media nazionale e con quella della provincia di Bolzano.
Sul modesto andamento hanno inciso la fiacchezza della domanda estera, condizionata dalle difficoltà dell’economia tedesca, e la perdurante incertezza, accentuata dall’annuncio dei dazi di Trump. Questo nonostante la lieve crescita dei consumi favorita dalla ripresa del reddito reale.
L’analisi è stata presentata oggi in conferenza stampa dalla filiale di Trento della Banca d’Italia.
“L’attività industriale è stata fiacca nel 2024. Per la manifattura, la Camera di Commercio riporta il dato del calo dei fatturati, che è stato sostanziale nel primo semestre per poi stabilizzarsi nel secondo”, ha spiegato il capo della divisione Aret della filiale della Banca d’Italia di Trento Michele Cascarano.
Per il 2025 è prevista una “sostanziale stabilità” del comparto manifatturiero. L’export reale è cresciuto leggermente ma è andato peggio rispetto alla domanda potenziale, che sarebbe cresciuta dello 0,6%.
“Abbiamo registrato un calo sui mercati europei, solitamente trainati da Germania, Francia ed Austria, mentre è cresciuto l’export extra Ue, in particolare verso gli Usa, del 9,8% in Trentino e del 12,6% in Alto Adige”, ha aggiunto Cascarano. I comparti più esposti all’export – quindi ai dazi di Trump – in Trentino sono l’agroalimentare, i macchinari e gli autoveicoli, il 75% dell’export negli Stati Uniti.
In Alto Adige i comparti più interessati sono metalli e bevande (quasi il 50% dell’export negli Usa). L’attività edilizia è diminuita in Trentino mentre ha continuato a crescere a Bolzano. Nel mercato immobiliare, in provincia di Trento, le transazioni sono tornate a crescere (+10% circa), mentre in Alto Adige la flessione si è attenuata (-2,1%).
I prezzi delle case sono aumentati a ritmi leggermente più intensi rispetto alla media nazionale (+3,7% in Trentino, +5,2% in Alto Adige, contro il +3,2% italiano). Nel 2024 “nove imprese su dieci, secondo i dati della Camera di Commercio, sono soddisfatte della propria redditività”, ha spiegato Cascarano.
Sono diminuiti i prestiti bancari ad imprese e famiglie (-4,7% in Trentino e -1,6% in Alto Adige), ma la qualità del credito non ha registrato segnali di deterioramento.
Tra il 2007 e il 2023 la provincia di Trento ha registrato una crescita del valore aggiunto dell’11,8%. In Alto Adige nello stesso periodo si è registrata una crescita del 24,7%, in Europa del +19% e in Italia del +2,7%. Un incremento che è stato favorito dalla crescita demografica, dalla dinamica occupazionale favorevole e dall’aumento della produttività oraria del lavoro.
Ha contribuito alla crescita in particolar modo l’aumento dell’intensità di capitale tra il 2019 e il 2023 per le aziende ad elevata intensità digitale.
Ad incidere, però, è stata anche la propensione all’innovazione: “In provincia di Trento nel 2022 la quota di imprese impegnata in progetti di innovazione era sensibilmente più elevata che nel resto del Paese. Questa quota è più elevata nella manifattura, e soprattutto è più diffusa tra le imprese più grandi”, ha spiegato Cascarano.
Un dato che si spiega con la maggiore propensione all’attività brevettuale, con la maggiore incidenza di start up innovative e con la maggior spesa pubblica per ricerca e sviluppo. Tutti dati che, ha aggiunto Cascarano, collocano il Trentino “tra le tre regioni italiane classificate come ‘strong innovators’, con l’Emilia Romagna e il Friuli Venezia Giulia”.
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