Dopo le assemblee negli stabilimenti di Fabriano e Rocchetta, le segreterie regionali marchigiane di CGIL SLC FISTEL CISL UILCOM esprimono forte preoccupazione per il futuro dell’Area Marche, soprattutto alla luce dell’incontro con l’amministratore delegato del Gruppo Fedrigoni, Marco Nespolo.
“Nonostante il contesto di incertezza globale e le difficoltà dei mercati di riferimento, riconosciute anche dal vertice aziendale – scrivono i sindacati – permangono gravi criticità irrisolte nei nostri territori, che si riflettono in una mancanza di strategia industriale chiara e in una gestione sempre più orientata alla riduzione e alla frammentazione produttiva. In questo scenario, riteniamo fondamentale garantire strumenti di tutela e accompagnamento occupazionale, anche attraverso l’eventuale utilizzo degli ammortizzatori sociali, in attesa che si concretizzino scelte industriali realmente orientate alla salvaguardia e alla valorizzazione dei siti produttivi marchigiani”.
Principali criticità emerse
La macchina F3, già da tempo inattiva, verrà smantellata e venduta, chiudendo definitivamente ogni possibilità di rilancio produttivo su quella linea storica.
Il reparto E-Close, secondo i sindacati, non garantisce margini e volumi adeguati. A fine giugno sarà sospeso il ciclo notturno, con il rischio di collocazione in CIGS o interruzione dei contratti per i molti lavoratori in somministrazione, che rappresentano oltre il 90% della forza lavoro del reparto. Le due turbogas, un tempo in grado di produrre energia anche per l’ENEL,è stata fermata, e una delle due unità sarà con ogni probabilità ceduta, con ripercussioni anche sull’organico tecnico dedicato e limitando così energia e vapore anche per il futuro di altri possibili processi produttivi.
Il Gruppo ha tentato, nei mesi scorsi, la vendita del marchio “Fabriano”, che riguarda il segmento delle carte da ufficio, non più prodotte dal dicembre 2024. “Solo l’intervento congiunto di sindacati e Istituzioni – commentano a questo proposito le tre sigle – ha evitato una decisione irricevibile, ma non senza conseguenze sulle future strategie aziendali”.
È stato annunciato che solo il 20% degli investimenti nazionali sarà destinato all’Area Marche, con interventi mirati principalmente al ripristino di vecchi macchinari nel reparto Sicurezza. Si tratta di un’inversione strategica che riduce Fabriano da polo d’eccellenza internazionale a realtà marginale e terzista.
Timori aumentati dopo l’incontro del 4 giugno. “Nonostante l’annuncio di ulteriori inserimenti di lavoratori nel settore delle carte di sicurezza – lamentano i sindacati – non vi è ad oggi un piano concreto di sviluppo, né un riequilibrio territoriale che possa garantire continuità produttiva e occupazionale per i lavoratori della Regione”.
Le richieste dei sindacati
Per queste ragioni, i sindacati chiedono l’attivazione urgente di un tavolo di crisi istituzionale presso il MIMIT, alla presenza del Ministro Urso, dell’assessore regionale Aguzzi, dei sindaci dei territori coinvolti, delle RSU e delle Segreterie regionali Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil supportate dalle stesse segreterie nazionali di categoria. Per cercare soluzioni utili alle problematiche esistenti nei siti del territorio, approfondendo in particolar modo la vicenda “Giano”, non ancora risolta definitivamente, non escludendo nel caso la proroga della CIGS per le aree di crisi.
“È necessario garantire trasparenza sulle scelte aziendali – scrivono i sindacati – vincoli chiari sugli investimenti e tutele concrete per i lavoratori. La tenuta industriale, occupazionale e sociale dei siti marchigiani non può essere affidata a logiche di bilancio o a decisioni unilaterali assunte a distanza. Come sindacati – concludono – confermiamo la nostra disponibilità al confronto, ma ribadiamo con fermezza che il tempo delle promesse è finito: ora servono atti concreti, coerenti con la storia, il valore e le competenze che il territorio marchigiano ha saputo esprimere per decenni”.
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