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Geotermia e direttiva CSRD | Filodiritto


Geotermia e direttiva CSRD

 

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Una tecnologia verde e una direttiva “persuasiva”

In sintesi, la geotermia è una tecnologia che si basa sulla perforazione del suolo, da cui ricavare il calore che la terra rilascia naturalmente. In modo molto schematico e trascurando la complessità dei più attuali e avanzati impianti, – il primo passo sarà raggiungere con una trivellazione la profondità di almeno 120 metri, il secondo di convogliare il calore in un serbatoio d’acqua,  dove quest’ultima, una volta portata ad ebollizione, attiverà una turbina e genererà elettricità. Le temperature utili a fini di questo regime di sfruttamento termo-elettrico vanno da 90° a 150° e decrescono secondo la profondità; l’ultimo livello ancora sfruttabile si aggira sui 23°.

Ora, una originale connessione tra il diritto e la geotermia è offerta propriamente dalla direttiva Corporate Sustainability Reporting Directive – CSRD.

Nonostante si tratti di un atto normativo europeo che prescrive agli stati membri di adottare una legislazione uniforme o armonizzata, nel campo, non della geotermia, bensì dei bilanci societari (Dir. 14 dicembre 2022, recepita in Italia con D.Lgs n°125/2024), – tuttavia, la direttiva rende obbligatoria proprio la prassi delle società di scrivere e approvare bilanci in linea con la protezione dell’ambiente.

E il buon senso, a questo punto, suggerisce che attraverso il focus apparentemente asettico della  contabilità dei bilanci societari, si possa connettere la geotermia (che è una tecnologia protettiva per l’ambiente, in quanto produce energia senza inquinare) con il diritto societario europeo che impone alle industrie di registrare nei loro bilanci la realtà di un’attività produttiva che sia “sostenibile”.

Insomma, la direttiva collega geotermia, industria e bilanci, per lo scopo comune di limitare al massimo anche le attività produttive di energia, che possano inquinare ed intossicare il suolo, la terra, le acque, l’aria. E la geotermia con il suo bassissimo o nullo impatto sull’ambiente, permette   di legare in modo indissolubile natura, energia, diritto ed ecologia.

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La direttiva cambia il modo di fare impresa, dato che il bilancio di sostenibilità, da essa imposto, obbliga le giga-fabbriche, che cominciano a comparire sempre più frequentemente, a innovare il loro modo di produzione e di accesso all’energia. Il metodo usato è, in sostanza, un addestramento di tipo quasi pavloviano dei “riflessi condizionati” delle aziende. Dato che la pubblicazione dei bilanci è un momento critico per il mantenimento della reputazione commerciale delle aziende, la legge e la direttiva “condizionano” la validità del bilancio alla presenza di rendiconti dettagliati dell’impatto ambientale, sulla società e sulla governance generale (il cosiddetto schema ESG, i tre pilastri “Environment, Social, Governance”).

L’azienda è, per così, dire addestrata dal nuovo ambiente normativo dei bilanci a rispettare quello naturalistico del suolo e degli altri elementi ecologici. L’obbligo di “scrivere” in modo trasparente nel bilancio la quantità di emissioni di CO2, di risorse energetiche rinnovabili impiegate e di azioni concrete di transizione ecologica, trascina quasi fisicamente le imprese verso la costruzione di nuovi impianti anche eventualmente geotermici per riscaldare le fabbriche.

Il collegamento, per quanto non immediatamente ovvio, tra ambiente esterno, bilanci e geotermia diventa quindi strettamente appropriato alla CSRD, per i seguenti motivi:

1. La riduzione delle emissioni mediante l’uso della geotermia per il riscaldamento industriale permette alle aziende di diminuire la dipendenza dai combustibili fossili, riducendo così l’impronta di carbonio, un parametro chiave per la “scrittura” del bilancio di sostenibilità;

2. Vi è una migliore performance ESG, cioè un minore impatto tossico, inquinante o distruttivo nei riguardi di ambiente, società e governance: infatti, le aziende che investono in energie rinnovabili migliorano prima la natura, nella sua evidenza fisica ed ecologica, poi il punteggio di sostenibilità ESG, poi la validità normativa del  bilancio di sostenibilità, infine la loro reputazione commerciale nell’ambiente, tutto umano, dell’economia (diventando attrattive e “di moda” per investitori e stakeholder).

3. Il condizionamento dei “riflessi automatici” delle aziende prosegue in profondità, quando esse devono produrre la rendicontazione: La CSRD impone, infatti, di documentare le reali strategie aziendali che le imprese adottano per diventare “verdi” (la c.d. transizione ecologica). L’adozione di impianti geotermici deve essere, pertanto, la prova fisica dell’impegno “scritturale” che rappresenta su carta la marcia verso la decarbonizzazione e la sostenibilità.

4. Le aziende ottengono dei cambiamenti reali anche nell’ambiente del mercato: le imprese geotermiche possono più facilmente ottenere i finanziamenti agevolati dei fondi europei, gli incentivi statali ecologici e, infine, anche finanziamenti bancari dedicati alla transizione ecologica.

5. Infine, la reputazione commerciale delle imprese raggiunge un livello transnazionale, dato che i loro bilanci sono un tassello del più generale mosaico della “Conformità con il Green Deal Europeo”: infatti, la direttiva CSRD si inserisce nella strategia più  ampia di questo piano di lungo termine, che mira alla neutralità climatica entro il 2050. La geotermia industriale contribuirà a questo obiettivo e introdurrà le imprese nel più vasto “ambiente” delle società europee.

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In sintesi, installare impianti geotermici aiuta le aziende, non solo a rispettare la CSRD, ma anche a conseguire dei vantaggi multilivello nel mondo naturale, in quello economico e in quello giuridico-politico.

 

Punti chiave della direttiva

La direttiva CSRD si applica alle grandi imprese di interesse pubblico, alle grandi aziende (con > 250 dipendenti, fatturato > €40 milioni o totale attivo > €20 milioni), alle società quotate (incluse PMI, con alcune eccezioni e transizioni graduali) e alle imprese non UE con attività significative nell’UE.

Se ora si cerca una via di contatto tra queste grandi imprese (giga-factory), ci si rende conto che proprio gli impianti geotermici possano essere, per il loro costo, proprio alla portata di queste aziende, tenute al rispetto della CSRD. Infatti, realizzare un impianto geotermico, capace di sondare il suolo ad almeno 120 metri e raggiungere le temperature di anche 150° celsius, ha un costo proibitivo (un impianto geotermico da 50 MW, con pozzi profondi che raggiungono i 150° può arrivare a costare tra i 150 e i 250 milioni di Euro). Tale per cui solo le major corporation possono migliorare la loro sostenibilità  e ottenere vantaggi economici e reputazionali per mezzo della geotermia.

Si entra quindi nel campo di grandi attori, che dispongono delle risorse sufficienti per “scrivere” le giuste voci di bilancio riferibili agli impianti geotermici, gli appropriati report standardizzati (European Sustainability Reporting Standards o ESRS) e pagare i costosi audit di un ente terzo indipendente, come avviene per i bilanci finanziari conformi alla CSRD. 

Un altro punto di contatto tra geotermia e CRSD si verifica in ambito contabile. Dato che la CSRD si integra con altre disposizioni e normative come: 

     – Taxonomy Regulation (per attività sostenibili), 

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     – SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation), 

     – Direttiva sulla due diligence (catene di approvvigionamento), 

allora, la geotermia, che è una tecnologia verde, rinnovabile e futuribile, è anche un fattore collante:

 

Ruolo della geotermia nella strategia ESG aziendale

La geotermia è una tipica fonte energetica rinnovabile. Si può spiegare il termine “rinnovabile” nel modo che segue:

  • Le energie rinnovabili sono forme di energia provenienti da fonti che si rigenerano o non sono “esauribili” nella scala dei tempi “umani” (Tuttogreen, 2023).
  • Il loro utilizzo non pregiudica la condizione delle risorse naturali per le generazioni future.
  • Rappresentano un’alternativa alle tradizionali fonti fossili.
  • In buonissima percentuale, sono fonti pulite in quanto non rilasciano sostanze nocive nell’atmosfera o che possano alterare il clima, come ad esempio l’anidride carbonica.

Come noto, tra le altre principali energie rinnovabili, si possono citare energia idroelettrica, energia solare, eolica e marina. Ma ciò che caratterizza la fonte geotermica è che, oltre a preservare il pianeta e rispettare gli equilibri naturali dell’ecosistema terrestre, questa energia, non solo, non rilascia alcuna scoria, ma in più rispetto alle altre fonti non presenta “variabilità” nel tempo (a differenza di idroelettrica, eolica, monto ondoso marino, solare, ecc.).

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Inoltre, la fonte geotermica favorisce la soluzione di uno degli aspetti più critici nella rendicontazione ESG della direttiva CSRD, cioè la quantificazione delle emissioni di gas serra (GHG), in particolare di Scope 1 (emissioni dirette) e Scope 2 (emissioni indirette da energia acquistata).

Infatti, l’installazione di impianti geotermici per il riscaldamento industriale consentirebbe:

  • una significativa riduzione delle emissioni dirette, eliminando o riducendo l’uso di caldaie alimentate da gas o gasolio;
  • una maggiore autonomia energetica e la possibilità di accedere a certificati di energia verde;
  • un contributo tangibile agli obiettivi SBTi (Science-Based Targets initiative), spesso richiesti dagli investitori ESG-oriented.

C’è anche da considerare il fatto che gli investitori istituzionali e i fondi etici analizzano in profondità i rating ESG, che riflettono il grado di sostenibilità e di gestione del rischio non finanziario delle imprese. L’adozione di soluzioni energetiche come la geotermia a bassa entalpia migliorerebbe pertanto:

Proprio a questo riguardo, la CSRD impone una struttura standardizzata per il reporting, basata sugli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) sviluppati dall’EFRAG. Tali standard richiedono:

  • la descrizione delle strategie di transizione verso la neutralità climatica;
  • la valutazione degli impatti ambientali delle attività operative;
  • l’esplicitazione delle azioni concrete intraprese per la decarbonizzazione.

La geotermia può quindi essere inclusa nel piano di transizione climatica aziendale, dimostrando impegno concreto e misurabile.

Non è infine da trascurare il fatto che numerosi strumenti finanziari e incentivi pubblici sono collegati agli investimenti green:

  • PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e fondi strutturali UE supportano interventi di efficienza energetica e rinnovabili;
  • l’adozione di tecnologie sostenibili consente l’accesso a Green Bonds, prestiti ESG-linked e finanziamenti con tassi agevolati condizionati alla realizzazione di obiettivi ambientali;
  • la Tassonomia UE classifica la geotermia come attività economicamente sostenibile, potenziando l’attrattività di tali investimenti per il mondo finanziario.

 

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Allineamento della geotermia con il Green Deal Europeo ed altri obiettivi regolatori

La tecnologia geotermica ed il connesso apparato di teleriscaldamento sono inseribili in un più ampio panorama. Infatti, la CSRD, a sua volta, si inserisce nel quadro complessivo del Green Deal Europeo, che punta alla neutralità climatica dell’UE entro il 2050. In particolare le tecnologie di geotermia e teleriscaldamento potrebbero:

Il contorno normativo, diplomatico e internazionale della direttiva CRSD inoltre può allargare il raggio d’azione della geotermia:

In conclusione, l’installazione di impianti geotermici non è solo una scelta ambientale, ma rappresenta una mossa strategica multifattoriale, che risponde contemporaneamente a obblighi normativi, esigenze reputazionali e opportunità economico-finanziarie. In un contesto normativo sempre più rigoroso e in una società sempre più attenta alla responsabilità d’impresa, l’integrazione della geotermia nella strategia aziendale ESG permette di trasformare la conformità alla CSRD in un vantaggio competitivo reale e duraturo.

 

Geotermia e scelta etica

Tuttavia la competizione e il bilanciamento di industria ed ecologia non sono l’unico sfondo per la precedente riflessione, vi sono anche vantaggi per le scelte etiche di fondo sia europee che internazionali. Attraverso l’uso dell’energia geotermica, che è sia rinnovabile sia invariabile (essendo la sua emivita commisurata a quella del pianeta, quindi a un tempo dell’ordine di almeno 4 miliardi di anni), – le imprese si ritrovano sullo sfondo di un ambiente più profondo di quello disegnato dall’impianto normativo e convenzionale.

Infatti, oltre la soglia delle pur complesse e sofisticate normative si staglia l’ecologia di valori più profondi; il desiderio di un pianeta libero dai mali della cieca industrializzazione e una nostalgia per una patria perduta. Che richiama i più profondi valori di uomini e donne che rimangono fedeli a quella nostalgia e dichiarano, sia pure attraverso i codici neutri e anodini dei trattati internazionali, “di essere stranieri e pellegrini sulla terra”. E di aspirare ad una terra persino migliore, dove questo pianeta, in salvo dalla distruzione ecologica, sia anche simbolo e anticipo di una terra per sempre.

Per chiudere questa riflessione si può lasciare la parola al Pontefice ecologista per eccellenza, Papa Francesco, che celebrava questa speranza dei “cittadini del pianeta” di oggi. I quali attraverso le leggi ambientali mostrano quella nostalgia per una patria più stabile, in questi termini: “Chi parla così, mostra di essere alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto la possibilità di ritornarvi; ora invece essi aspirano a una patria migliore, cioè quella celeste…» (lettera



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