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Partite Iva e Fisco, cambia il concordato: premiati i contribuenti affidabili


Il concordato preventivo biennale cambia pelle. Il decreto correttivo approvato dal Consiglio dei ministri ritocca i meccanismi che regolano il patto tra Agenzia delle Entrate e partite Iva, promettendo più flessibilità, meno incertezze e maggiori incentivi per chi sceglie di mettersi in regola. Professionisti, ristoratori, commercianti e autonomi in generale potranno contare su una serie di correttivi che puntano ad allargare la platea dei contribuenti interessati.

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Ma ci sono anche novità rilevanti per chi è già dentro: il nuovo schema privilegia i contribuenti con un punteggio Isa pari ad almeno 8, imponendo un tetto alle proposte dell’Agenzia delle Entrate e introducendo regole più favorevoli per chi rispetta le scadenze.

Decade l’opzione del ravvedimento speciale per le annualità precedenti, mentre resta possibile sanare eventuali pendenze entro 60 giorni. Si vuole rendere il sistema più trasparente e incentivante, dopo che nella prima edizione hanno aderito al concordato circa 585mila soggetti, ovvero il 13% della platea potenziale.

Tetto alle tasse per chi è affidabile

Una delle principali novità è l’introduzione di un limite massimo alla base imponibile proposta dall’Agenzia delle Entrate nel caso dei contribuenti più affidabili. Per chi raggiunge il punteggio massimo di affidabilità fiscale (Isa 10), la base su cui calcolare il reddito non potrà superare del 10% quella dichiarata.

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Le percentuali salgono all’aumentare dell’inaffidabilità: con un Isa pari a 9 si potrà arrivare a un +15%, mentre per chi ha un punteggio di 8 (la sufficienza) il rincaro massimo sarà del 25%.

Questa differenziazione mira a premiare i contribuenti con una buona reputazione fiscale: chi, ad esempio, ha un Isa pari a 8 e dichiara 100mila euro potrebbe vedersi recapitare una proposta di adesione su una base di 125mila euro.

Una nuova finestra temporale e meno rigidità

Dal 2025 si potrà aderire al concordato entro il 30 settembre, due mesi più tardi rispetto alla precedente scadenza del 31 luglio. Inoltre, non sarà più sufficiente un semplice avviso bonario per far decadere il contribuente dai benefici del patto: si potrà regolarizzare la propria posizione entro 60 giorni, evitando così l’estromissione automatica.

Sarebbero già 190mila i titolari di partita Iva che, pur partendo da un indice Isa sotto l’8, hanno deciso volontariamente di alzare il proprio punteggio per accedere al meccanismo.

Esclusi i forfettari e sì alla maxi-deduzione per chi assume

Un’altra novità di questo nuovo meccanismo riguarda i contribuenti in regime forfettario, che dal 2025 non potranno più aderire al concordato preventivo. La possibilità concessa per il 2024 in via sperimentale non verrà rinnovata, poiché a queste partite Iva non si applicano gli indici di affidabilità fiscale. Di fatto, la platea dei potenziali beneficiari sarà più ristretta.

Sul fronte delle imprese, il governo ha inserito anche un potenziamento del principio “chi assume, meno paga”. Prevista una maxi-deduzione del 120% per chi assume nuovi dipendenti: una mossa che punta a rilanciare l’occupazione e alleggerire il carico fiscale per chi crea lavoro.

Riforma fiscale rinviata al 2026

Infine, l’attuazione completa della riforma fiscale slitta alla fine dell’estate 2026. A stabilirlo è un emendamento al decreto attualmente all’esame della Commissione Finanze della Camera, presentato dalla relatrice Mariangela Matera. Slittano così anche tutti i decreti attuativi, la cui scadenza iniziale era fissata per dicembre 2025.

Il viceministro dell’Economia Maurizio Leo assicura che l’intento è quello di costruire un sistema tributario più semplice e più vicino alla vita quotidiana di cittadini e imprese, anche se i tempi si allungano ancora una volta.

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