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Veneto Est, l’industria rallenta ma resiste: “Ora un piano shock per ripartire”


Export in crescita, ordini in lieve recupero, ma la fiducia resta debole. Confindustria Veneto Est: “Energia e dazi le vere emergenze. Subito un piano industriale straordinario”

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VENEZIA. Dopo un 2024 chiuso con un calo dell’1,2%, il comparto manifatturiero del Veneto Orientale inaugura il 2025 con una flessione contenuta della produzione (-0,3%) nel primo trimestre. Un dato che, sebbene ancora negativo, mostra segnali di stabilizzazione e recupero, sostenuti da un export in ripresa e da ordini in lieve miglioramento rispetto ai trimestri precedenti.

Sono questi i principali risultati dell’indagine “La Congiuntura dell’Industria del Veneto Orientale”realizzata da Confindustria Veneto Est e Fondazione Nord Est, su un campione di 772 aziende delle province di Padova, Treviso, Venezia e Rovigo.

A trainare il trimestre è stata soprattutto la componente estera del fatturato (+1,1%), favorita da un rallentamento dell’inflazione e dalla crescita delle vendite verso i mercati UE (+3,4%), mentre calano le esportazioni extra UE (-2,3%). 

La domanda interna rimane stagnante (+0,1%), mentre per il nono trimestre consecutivo calano leggermente gli ordinativi (-0,1%), anche se in misura minore rispetto al passato.

Positiva, invece, la dinamica occupazionale: +0,5%nel periodo. Il quadro complessivo, però, è ancora fragile, segnato da prezzi delle materie prime in aumento (36,3% delle imprese), liquidità aziendale tesa (14,8%) e una fiducia a breve termine ancora debole.

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Secondo la Presidente di Confindustria Veneto Est Paola Carron, la resilienza delle imprese non può più bastare dice: “Il contesto globale rimane incerto, con dazi annunciati, tensioni geopolitiche e prezzi energetici fuori controllo. Le nostre imprese stanno resistendo, ma serve un cambio di marcia: un piano industriale straordinario, almeno triennale, per rilanciare produttività, investimenti e innovazione. I costi dell’energia, fino all’80% superiori alla media europea, sono un freno inaccettabile”. Prosegue poi “Serve subito il disaccoppiamento del prezzo del gas da quello delle rinnovabili, la riduzione strutturale degli oneri di sistema, e il rafforzamento delle misure a favore degli investimenti come Industria 4.0/5.0, ma rese più efficaci e snelle. Dobbiamo anche potenziare le agevolazioni fiscali, come l’IRES premiale o il ripristino dell’ACE”.

L’incertezza incide fortemente anche sugli investimenti: il 61,1% delle imprese li mantiene stabili, ma ben una su quattro (26,4%) li riduce. Solo il 12,5% prevede un aumento. La misura Transizione 5.0, secondo l’indagine, non risponde alle reali esigenze delle imprese, risultando poco attrattiva.

“I prossimi mesi saranno decisivi” – sottolinea Carron- “L’Italia deve dotarsi di strumenti agili ed efficaci per sostenere chi vuole investire, innovare, crescere. Il nostro territorio ha le capacità per puntare a un +2% di crescita nel triennio. Ma bisogna agire ora”.

L’instabilità delle politiche commerciali internazionali preoccupa in particolare sul fronte Usa:

 “Anche solo l’annuncio di dazi al 50% da parte dell’amministrazione Trump ha avuto ricadute sulla fiducia degli imprenditori. Se entreranno in vigore dal 9 luglio, rischiamo fino a 7 miliardi di export veneto. È urgente trovare un accordo tra Europa e Stati Uniti e, al tempo stesso, rafforzare i legami con nuovi mercati emergenti”.

Guardando al prossimo semestre, la maggior parte delle aziende (61,3%) prevede stabilità dei livelli produttivi, con ottimisti e pessimisti quasi equivalenti (rispettivamente 19,8% e 19%). Anche gli ordini si muovono su traiettorie miste: domestici attesi in calo dal 25,4% delle imprese, stabili per il 56,2%; esteri stabili per il 53,6%, in crescita per il 21,5%.

Il primo trimestre 2025 segna una fase interlocutoria per l’industria del Veneto Est: le imprese tengono, ma il quadro resta incerto. La chiave, secondo Confindustria, è intervenire subito con misure concreteper stimolare gli investimenti, abbattere i costi energetici e rilanciare la competitività del sistema produttivo.

“Il tempo delle attese è finito. Le nostre imprese sono pronte, ora tocca alla politica dare risposte all’altezza”, conclude Carron.

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