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Banca d’Italia – Presentazione del rapporto annuale sul 2024 “L’economia della Lombardia”


Il quadro macroeconomico

Nel 2024 l’economia della Lombardia ha continuato a crescere, seppure in misura contenuta. Le stime dei previsori indicano un aumento del prodotto compreso tra lo 0,5 e lo 0,8 per cento lo scorso anno; la nostra stima è dello 0,7 per cento, in linea con la media nazionale. L’espansione dell’attività nei settori dei servizi e delle costruzioni si è accompagnata a un calo della produzione manifatturiera, che ha risentito maggiormente della debolezza della domanda interna ed estera. L’indicatore che coglie l’andamento delle componenti di fondo dell’economia lombarda (Regiocoin) segnala un lieve miglioramento nel primo trimestre del 2025. L’andamento dei prezzi al consumo ha fortemente rallentato, con una crescita dello 0,8 per cento nella media del 2024 (5,5 per cento nel 2023), ma ha registrato un rialzo nei primi mesi dell’anno in corso per il rincaro dei beni energetici (1,8 per cento a marzo).

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Nell’industria manifatturiera la produzione si è contratta, anche se i livelli di attività rimangono sui valori storicamente elevati raggiunti nella fase di ripresa post‑pandemica. La debolezza della domanda e, più di recente, le incertezze legate alle politiche commerciali degli Stati Uniti hanno condizionato le scelte di investimento delle imprese. La spesa in conto capitale è diminuita e le previsioni delle aziende sono di una crescita contenuta per l’anno in corso. È proseguita l’espansione dell’attività nel settore delle costruzioni, sostenuta dall’avvio dei cantieri per la realizzazione delle opere finanziate dal PNRR e per i lavori connessi con le Olimpiadi invernali del 2026. Nel terziario il fatturato ha continuato ad aumentare, in particolar modo nei servizi alle imprese legati al processo di digitalizzazione dell’economia; le attività dell’alloggio e della ristorazione hanno beneficiato del buon andamento del turismo, soprattutto dall’estero.

Il mercato immobiliare ha mostrato alcuni segnali di ripresa dopo la frenata del 2023. Le compravendite sono aumentate, favorite dalla diminuzione dei tassi di interesse, e le quotazioni degli immobili residenziali hanno continuato a crescere, in accelerazione rispetto al 2023.

La debolezza dell’attività produttiva si è riflessa in misura contenuta sui profitti delle imprese dell’industria e dei servizi; i risultati economici nel settore delle costruzioni hanno invece risentito del venir meno delle generose agevolazioni fiscali. La redditività elevata ha permesso alle imprese di finanziare gli investimenti produttivi con risorse interne, di aumentare la liquidità e gli investimenti in attività finanziarie. Le aziende hanno ridotto l’indebitamento verso le banche, dando continuità a un processo in atto da svariati anni. Gli indicatori che misurano la rischiosità del debito si sono mantenuti su livelli contenuti nel confronto storico.

Il numero complessivo degli occupati è cresciuto, per il positivo andamento del settore dei servizi; il tasso di disoccupazione è ancora diminuito, raggiungendo livelli storicamente molto bassi. Segnali di rallentamento della domanda di lavoro provengono dal minor numero di posizioni lavorative create durante il 2024 e dal maggior ricorso alla Cassa integrazione guadagni, in particolare in alcuni comparti della manifattura.

Il reddito delle famiglie è lievemente aumentato in termini reali. La crescita delle retribuzioni ha registrato un’accelerazione, ma è ancora parziale il recupero del potere d’acquisto eroso nel biennio 2022‑23 dall’elevata inflazione. Si è ampliata la quota di famiglie che si trovano sotto la soglia di povertà. I consumi hanno continuato a crescere. Le famiglie hanno tratto vantaggio dal calo dei tassi di interesse aumentando l’indebitamento verso gli intermediari, per finanziare sia le spese di consumo sia l’acquisto di abitazioni.

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Gli investimenti degli enti pubblici territoriali sono aumentati, sostenuti anche dalla progressiva attuazione degli interventi finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Alla fine del 2024 erano stati assegnati a soggetti attuatori pubblici quasi 14 miliardi di euro per interventi da realizzare in Lombardia; l’importo stimato delle gare bandite era di circa 7 miliardi di euro, di cui 5 per la realizzazione di opere pubbliche quasi interamente aggiudicati. I cantieri avviati o già conclusi riguardavano circa la metà degli importi aggiudicati.

Gli andamenti di lungo periodo e le prospettive

Nonostante il rallentamento congiunturale degli ultimi due anni, nell’ultimo decennio la Lombardia ha registrato una crescita economica superiore sia a quella dell’Italia sia a quella delle regioni europee a essa simili per struttura produttiva e grado di sviluppo. All’espansione hanno contribuito, da un lato, l’incremento dell’occupazione e, dall’altro, l’aumento della produttività del lavoro, in particolare nel settore dei servizi.

Digitalizzazione, sostenibilità ambientale e nuove tecnologie dell’intelligenza artificiale (IA) rappresentano direttrici principali di un processo di trasformazione che coinvolge l’intero sistema produttivo. Le imprese hanno colto le opportunità offerte dai programmi di incentivazione fiscale (Transizione 4.0 e 5.0) per investire in tecnologie digitali avanzate e per rendere sostenibili i processi produttivi, attraverso interventi per l’efficientamento energetico e l’impiego di fonti rinnovabili. L’adozione dell’IA appare ancora relativamente limitata: secondo i dati Eurostat, nel 2024 l’8,2 per cento delle aziende con più di 10 addetti utilizzava almeno una tecnologia di IA (13,5 nella media dell’Unione europea). In base all’indagine della Banca d’Italia, più di un’azienda su due nell’industria e nei servizi prevede di ricorrere a queste tecnologie entro il 2027, con ricadute anche sul mercato del lavoro. Secondo nostre elaborazioni, il 54 per cento dei lavoratori è impiegato in Lombardia in occupazioni altamente esposte agli effetti dell’IA, un valore più alto rispetto alla media nazionale. L’impatto sarebbe particolarmente rilevante nei settori dei servizi, soprattutto in quelli a più alto valore aggiunto.

La struttura produttiva della regione ha registrato nell’ultimo decennio una diminuzione del numero di imprese attive, in particolare nel settore manifatturiero, a fronte di un aumento delle aziende nei servizi, specialmente in quelli ad alto contenuto di conoscenza. Nello stesso arco temporale è cresciuta la quota di società a controllo familiare, tra le quali è aumentata l’età media dei soci di controllo. I casi di passaggio generazionale all’interno dell’azienda o di cessione del controllo a un soggetto esterno sono risultati ancora poco numerosi. I processi di aggregazione tra imprese, finora poco frequenti, sono comunque aumentati: nel periodo 2015‑24, le società lombarde oggetto di operazioni di fusione e acquisizione sono state 2.200, per un valore stimato di circa 250 miliardi di euro e hanno coinvolto principalmente aziende di piccole e medie dimensioni. Dopo le operazioni di aggregazione, le imprese hanno generalmente aumentato gli investimenti, anche in ricerca e sviluppo.

Per facilitare il cambiamento della struttura produttiva, sono state introdotte agevolazioni fiscali e giuridiche a favore dell’ingresso sul mercato di imprese innovative. Le nuove iniziative imprenditoriali, attive prevalentemente nei settori dello sviluppo di software, della consulenza informatica e della ricerca, hanno mostrato una propensione a innovare nettamente superiore rispetto alle altre società di capitali costituite nello stesso periodo.

Le competenze richieste dal cambiamento tecnologico rappresentano una sfida anche per gli atenei, impegnati nella formazione di capitale umano. Il sistema universitario lombardo rappresenta un punto di forza della regione, grazie alla presenza di numerosi dipartimenti d’eccellenza e alla qualità della ricerca svolta. Le università contribuiscono al processo di trasferimento tecnologico della regione attraverso un’attività nel campo dei brevetti superiore alla media nazionale e la promozione di iniziative imprenditoriali fortemente innovative.

La trasformazione delle imprese richiede finanziamenti adeguati, prevalentemente nella forma di capitale di rischio. Strumenti come il private equity e il venture capital sono più efficaci del credito bancario per sostenere, rispettivamente, la crescita o il rilancio delle imprese già avviate e lo sviluppo di nuove aziende tipicamente più rischiose. In questi ambiti, la Lombardia rappresenta il primo mercato in Italia. Il venture capital, in particolare, ha registrato a partire dal 2018 una significativa espansione degli investimenti, che nell’ultimo triennio hanno raggiunto all’incirca lo 0,1 per cento del PIL regionale, un valore quasi triplo rispetto alla media italiana, seppure ancora inferiore al dato dell’Unione europea.



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