Il Mediterraneo torna al centro del dibattito economico e ambientale con una visione rinnovata: quella della blue economy sostenibile. A rilanciarla è l’Unione per il Mediterraneo (UpM), l’unica organizzazione intergovernativa che riunisce su base paritaria i Paesi delle sponde nord e sud del mare nostrum. Durante il recente Vertice per un Mediterraneo Connesso, il Segretario Generale Nasser Kamel ha annunciato il lancio di tre progetti faro nell’ambito del Partenariato Mediterraneo Blu, con un obiettivo ambizioso: mobilitare oltre 1 miliardo di euro entro il 2030.
“La nostra missione è superare la frammentazione regionale e costruire un Mediterraneo più integrato”, ha affermato Kamel, ribadendo l’urgenza di una cooperazione multilaterale efficace per rilanciare la crescita economica, sostenere la transizione ecologica e garantire pace e stabilità durature.
In questo senso, la connettività – non solo infrastrutturale, ma anche energetica, digitale ed ecologica – viene identificata come una leva strategica per lo sviluppo economico. Kamel ha salutato con favore la dichiarazione politica congiunta sulla connettività, firmata da più Stati membri e attori regionali, considerandola un passo fondamentale verso una nuova governance collaborativa del Mediterraneo.
I tre progetti lanciati rappresentano non solo investimenti strategici, ma anche modelli replicabili per l’intera regione:
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Egitto – Alessandria Est: costruzione di un avanzato impianto di trattamento delle acque reflue, in un’area fortemente urbanizzata e industrializzata. L’intervento è cruciale per migliorare la qualità dell’acqua e ridurre l’inquinamento costiero, con effetti benefici sull’ambiente e sulla salute pubblica.
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Marocco – Essaouira: realizzazione del primo parco eolico offshore del Paese, che rafforzerà la sicurezza energetica e contribuirà agli obiettivi di decarbonizzazione, oltre a generare occupazione qualificata in una zona ancora marginalizzata.
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Giordania – Aqaba: lancio di un progetto di ripristino dell’ecosistema corallino, a supporto della biodiversità marina e del turismo sostenibile, un settore vitale per l’economia locale.
L’iniziativa rientra nella più ampia strategia dell’UpM di promuovere l’economia blu come pilastro della crescita sostenibile. Secondo stime dell’OCSE, il valore aggiunto delle attività economiche legate agli oceani e ai mari potrebbe raddoppiare entro il 2030, raggiungendo i 3.000 miliardi di dollari a livello globale. Per il Mediterraneo, una regione particolarmente vulnerabile al cambiamento climatico e alla pressione antropica, investire nella sostenibilità marittima significa garantire resilienza ambientale e competitività economica.
Le parole di Nasser Kamel hanno un significato che va oltre l’annuncio tecnico: disegnano il Mediterraneo come un laboratorio geopolitico in cui le sfide della frammentazione possono essere superate con una visione condivisa e pragmatica. “Dobbiamo essere una forza unificante: più rapidi nell’azione, più chiari nell’obiettivo e più forti nell’attuazione”, ha dichiarato con fermezza il Segretario Generale.
In una fase in cui l’Europa cerca nuovi equilibri energetici e strategici, e i Paesi della sponda sud cercano crescita e stabilità, la blue economy può rappresentare la chiave per una nuova stagione di cooperazione e sviluppo condiviso. E il Mediterraneo, ancora una volta, si candida a essere ponte tra mondi, culture e opportunità.
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