Nel cuore della transizione ecologica, mentre l’Europa impone nuovi standard di efficienza, la Pubblica Amministrazione italiana rischia di restare indietro. E non per mancanza di fondi, ma per carenza di competenze interne e visione strategica. La figura chiave? L’Energy Manager nella PA, oggi troppo spesso sottoutilizzata.
Il Tavolo degli Energy Manager: il confronto nel corso di FORUM PA 2025
Il 19 maggio 2025, all’interno del FORUM PA 2025 tenutosi al Palazzo dei Congressi di Roma, si è svolto il Tavolo di lavoro degli Energy Manager, promosso da FORUM PA in collaborazione con ENEA. L’incontro ha riunito Energy Manager, tecnici comunali, dirigenti e facilitatori esperti per analizzare ostacoli e soluzioni operative sull’efficienza energetica nella PA.
Il focus? Superare le barriere che impediscono l’attivazione degli strumenti di finanziamento oggi disponibili: dal PNRR al Conto Termico, passando per il Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica (FNEE) e i contratti EPC.
Ecco una breve intervista sui temi centrali discussi al tavolo.
Un paradosso tutto italiano: fondi disponibili, ma inutilizzati
Nonostante la disponibilità di risorse economiche e strumenti contrattuali evoluti, come il nuovo modello di contratto EPC promosso da MEF, ENEA e ANAC, i numeri sono allarmanti:
- Solo il 20-30% delle amministrazioni obbligate nomina un Energy Manager;
- Meno del 5% dei Comuni ha attivato progetti EPC significativi negli ultimi 5 anni;
- Oltre 1 miliardo di euro in fondi pubblici non viene utilizzato per mancanza di competenze tecniche e progettualità.
Le barriere sistemiche: culturali, organizzative e procedurali
Il confronto ha identificato tre categorie principali di ostacoli:
- Culturali: scarsa priorità politica, sfiducia verso il partenariato pubblico-privato, mancanza di incentivi e formazione.
- Organizzativi: assenza di presidi tecnici, uffici frammentati, difficoltà nella collaborazione tra enti.
- Procedurali: iter burocratici lenti, dati energetici non digitalizzati, carenze nei capitolati e gestione del rischio contrattuale.
Energy Manager PA: da tecnico a “regista” della transizione energetica
Il Position Paper emerso dal tavolo propone un riposizionamento strategico dell’Energy Manager nella PA. Non più figura tecnica isolata, ma fulcro operativo della transizione energetica. Il nuovo EM dovrà:
- Presidiare e analizzare i dati energetici in modo sistemico;
- Attivare progetti EPC e PPP con competenze contrattuali e tecniche;
- Coordinare reti interne e inter-istituzionali;
- Ottimizzare l’uso dei fondi disponibili (PNRR, Conto Termico, FNEE);
- Tradurre in azioni concrete le direttive europee EED e EPBD.
Azioni concrete per rafforzare l’efficienza energetica nella PA
Durante i lavori del Tavolo, sono emerse alcune azioni concrete considerate cruciali per superare le attuali barriere:
- Rafforzare il ruolo normativo e operativo dell’Energy Manager, estendendone la presenza anche in amministrazioni oggi non obbligate.
- Introdurre logiche premiali per valorizzare le PA che adottano regolamenti energetici interni, nominano EM con incarichi chiari e avviano progetti monitorati con KPI.
- Avviare percorsi strutturati di formazione continua per EM, RUP e dirigenti, su strumenti finanziari e contrattuali come EPC, PPP e gestione del rischio.
- Istituire osservatori tecnici e centri di competenza, per supportare le PA con modelli contrattuali standard, benchmark progettuali e assistenza specialistica.
- Sviluppare una piattaforma pubblica digitale, per la condivisione di dati, strumenti, modelli e buone pratiche tra enti centrali e locali.
L’Energy Manager è la chiave per una PA sostenibile
La transizione energetica nella PA non è una questione solo tecnica, ma strutturale. Richiede visione, governance, competenze. L’Energy Manager rappresenta la figura ponte tra risorse disponibili e risultati reali. Rafforzarne la presenza e le competenze non è più un’opzione, ma una priorità.
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