La regione Friuli Venezia Giulia si trova a un bivio economico importante. Le tensioni internazionali e le politiche commerciali globali stanno modificando i flussi di scambio e mettono sotto pressione il modello produttivo su cui per decenni è stato costruito il suo sviluppo. La forte dipendenza dall’export verso mercati extra-UE mostra i suoi limiti in questo nuovo scenario, spingendo a riconsiderare la strategia locale in chiave più interna ed europea. Vediamo quali sono i punti chiave emersi di recente dalle dichiarazioni degli esperti e delle autorità regionali.
Il cambiamento globale e l’impatto su fvg
Massimo Gallo, direttore della Banca d’Italia in Friuli Venezia Giulia, ha sottolineato come gli equilibri mondiali delle ultime stagioni stiano spingendo verso una regionalizzazione del commercio internazionale. Questo fenomeno, accentuato da nuove politiche americane e dall’introduzione di dazi, potrebbe ridurre il volume totale degli scambi fino al 5%. Per una economia come quella del Fvg, tradizionalmente orientata all’export fuori dai confini europei, queste dinamiche rappresentano una sfida di primo piano. Le aziende dovranno adattarsi puntando su una maggiore diversificazione dei mercati e sul miglioramento della produttività per compensare il calo dei margini.
I problemi demografici e lavorativi
Il quadro che Gallo descrive mette in evidenza anche un problema interno: l’invecchiamento della popolazione. In Friuli Venezia Giulia la quota di anziani è tra le più alte d’Italia, e questo si riflette sulla parte attiva della forza lavoro. Di conseguenza, la proposta è di favorire l’ ingresso nel mondo del lavoro, e il reinserimento, soprattutto delle donne. La strada passa attraverso la creazione di servizi adeguati e investimenti pubblici mirati a rendere più facile conciliare i tempi di vita e lavoro. Affrontare questo nodo demografico sarà fondamentale per garantire una base solida per la crescita futura.
Il ruolo degli investimenti pubblici e della collaborazione territoriale
Barbara Zilli, assessore regionale alle Finanze, ha richiamato l’attenzione sulla rete di collaborazioni tra istituzioni pubbliche e realtà locali che caratterizza la regione. Questa capacità di fare sistema è stata uno dei fattori che ha permesso di incrementare gli investimenti pubblici da 827 milioni di euro nel 2019 a oltre 2 miliardi nel 2024. Questi fondi rappresentano uno strumento cruciale per sostenere la transizione energetica, uno dei temi chiave per i prossimi anni in Friuli Venezia Giulia, e per accompagnare le imprese locali nel cambiamento.
Strumenti finanziari innovativi per le imprese
La disponibilità di risorse cresce anche grazie a strumenti finanziari innovativi come i fondi di rotazione e meccanismi che agevolano l’accesso al credito alle aziende. Le misure mirano a rafforzare il tessuto produttivo della regione, dando respiro a realtà spesso troppo piccole per affrontare da sole le sfide economiche odierne. La qualità della collaborazione tra enti e territori, il sostegno economico adeguato, sono elementi indispensabili per mantenere la tenuta del sistema e per promuovere nuove opportunità di lavoro e sviluppo.
Le microimprese, i giovani e la sostenibilità del sistema produttivo
Il presidente della Fondazione Friuli, Bruno Malattia, ha evidenziato una criticità di lungo periodo. Il Fvg si fonda su un tessuto produttivo composto per il 95% da microimprese. Queste aziende, soprattutto operanti come fornitori nelle filiere più grandi, lavorano spesso con margini ridotti e faticano ad accumulare risorse per investire. In assenza di una progettualità a lungo termine, mette in guardia Malattia, il sistema rischia di non reggere agli urti del mercato e alle trasformazioni richieste.
Il problema del ricambio generazionale
L’altro problema riguarda il ricambio generazionale. Molti giovani laureati lasciano la regione in cerca di occupazioni più allettanti o stabili altrove. La riduzione della popolazione attiva, unita all’invecchiamento, indebolisce la capacità produttiva e innovativa del territorio. Malattia richiama quindi l’attenzione su una necessità di visione strategica che sappia invertire questa tendenza. Progetti di valorizzazione delle competenze locali e politiche di attrazione e mantenimento dei giovani diventano vitali per garantire una base demografica e produttiva più solida.
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