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Sale il numero di imprese che puntano sulla coesione – Economia


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In un’economia segnata da incertezza, frammentazione e crisi sistemiche, la coesione, intesa come capacità di cooperare, costruire relazioni stabili e condividere responsabilità, per le imprese emerge sempre più come un motore per affrontare le grandi transizioni in corso.
    Nel 2024 infatti le imprese coesive, ovvero quelle che migliorano il legame e il radicamento nelle comunità e nei territori, rappresentano il 44% delle imprese manifatturiere italiane. Si tratta di una quota in crescita di 12 punti percentuali rispetto al 32% del 2018 e di un punto percentuale rispetto al 2023. E’ quanto emerge dal rapporto ‘Coesione è competizione’ di Fondazione Symbola, Intesa Sanpaolo, Unioncamere e centro studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne in collaborazione con Aiccon e Ipsos, presentato al Seminario di Fondazione Symbola a Mantova. Ancora più significativo risulta l’aumento del numero medio di relazioni instaurate con soggetti del territorio, passate da 1,9 a 2,8 nel corso dello stesso periodo, a comprova di una sempre maggiore complessità delle relazioni strette dalle imprese con i principali attori del territorio in cui si trovano ad operare. I dipendenti si confermano i principali interlocutori delle imprese di questo tipo, con il 73% delle coesive che dichiara di aver strutturato rapporti evoluti con i propri lavoratori.
    Sette imprese coesive su dieci, inoltre, hanno investito in sostenibilità ambientale negli ultimi tre anni e più di otto su dieci lo hanno fatto in tecnologie digitali 4.0. Più del 60% delle imprese coesive ha poi investito in attività di ricerca e sviluppo. “La coesione è un formidabile fattore produttivo, in particolare in Italia”, commenta Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola. “L’Unione europea – prosegue – ha indirizzato le risorse del Next generation Eu e anche del recovery fund per rilanciare l’economia su coesione-inclusione, transizione verde e digitale, con l’obiettivo di azzerare le emissioni nette di co2 entro il 2050”.
    “Le imprese hanno capito il valore della coesione: essere propense a mettersi in relazione con istituzioni, clienti, dipendenti, comunità, anche con aziende concorrenti se utile alla crescita, in una logica di filiera e di collaborazione, incide in termini di fatturato, occupazione, produzione ed export”, dichiara Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo. “Intesa Sanpaolo – aggiunge – promuove questo modello di rete, accompagnando le imprese verso i propri obiettivi di transizione e mettendo a loro disposizione 200 miliardi di euro entro il 2028. Il rapporto della fondazione Symbola evidenzia come la coesione porti compattezza e solidità al tessuto imprenditoriale, oltre a essere un ancoraggio di competitività per le imprese, elementi tanto più necessari in tempi di incertezza”. 

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