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solo il 13% assume nuovi profili, soffocano i costi elevati delle materie prime


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Un sistema produttivo che resiste ma in evidente difficoltà, stretto tra crisi globali, costi energetici in crescita e una burocrazia ancora percepita come il principale ostacolo. È il quadro che emerge dal report presentato da Alessio Gismondi, presidente uscente e riconfermato della CNA Viterbo-Civitavecchia, in occasione dell’assemblea elettiva dell’associazione, svoltasi nell’Aula Magna di Santa Maria in Gradi all’Università della Tuscia. Una fotografia approfondita e a tratti allarmante, basata su una survey condotta su 300 imprese associate del territorio.

“Nel 2020 eravamo nel pieno della pandemia – sottolinea Gismondi –. Abbiamo affrontato l’emergenza sanitaria dopo anni di contrazione industriale, supportando le imprese anche nei momenti più critici. Finita l’emergenza Covid, la guerra in Ucraina apre una nuova fase d’instabilità. I costi medi, rispetto al 2019, aumentano del 30%. Oggi il fronte è quello della transizione green: lavoriamo per ridurre la dipendenza dalle materie prime, ma servono scelte politiche chiare. E diciamo no con forza al deposito di scorie nucleari nella Tuscia”. Nel suo intervento, Gismondi rilancia alcune priorità strategiche per il territorio: favore all’eolico offshore a largo di Tarquinia, valorizzazione delle infrastrutture già esistenti – come il porto e l’Università della Tuscia – e sostegno concreto alle imprese in difficoltà. “Abbiamo bisogno di una politica che faccia il tifo per noi. Il nostro bilancio è sano, ma le imprese lottano per restare a galla. Il territorio ha risorse incredibili: ora serve sfruttarle in modo sistematico”.

Il report

Dall’analisi dei dati, il 2025 si prospetta come un anno di stagnazione: oltre due terzi delle imprese prevedono livelli di produzione stabili o in lieve calo. Le voci di costo più pesanti nel 2024 sono l’energia (per la maggioranza), materie prime e scorte (25%), e trasporti/logistica (15%), tutte influenzate dal contesto geopolitico. Solo il 12,2% delle imprese aumenta l’indebitamento per investimenti. Più della metà non utilizza linee di credito e il 59% lamenta un carico burocratico eccessivo per accedere agli incentivi pubblici.

Sul fronte della transizione ecologica, il 45% delle imprese dichiara di aver investito o pianificato interventi di efficientamento energetico. Meno diffuse sono le iniziative legate a rinnovabili, economia circolare e riduzione dei rifiuti. Le criticità maggiori? I costi elevati della transizione green (quasi il 50%), la complessità degli incentivi (33%) e ostacoli tecnologici (20%).

La transizione digitale risulta ancora timida: solo il 12,9% adotta tecnologie 4.0 tra 2022 e 2024; l’11% intende farlo nel prossimo triennio. Gli investimenti si concentrano su big data, cloud computing, simulazioni e robotica. L’intelligenza artificiale è utilizzata dal 5,6%, in linea con la media nazionale, ma oltre il 28% degli intervistati non conosce ancora il tema.

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Solo il 13,4% delle imprese introduce nuove figure professionali nel 2024. Per due terzi, il titolo di studio dei nuovi assunti non è un requisito rilevante. Il mismatch tra domanda di competenze e offerta formativa è evidente: gli investimenti in formazione e upskilling restano bassi, frenati da mancanza di risorse e difficoltà organizzative.

Le istituzioni raccolgono il messaggio

Chiara Frontini, sindaca di Viterbo, evidenzia l’importanza del lavoro coordinato: “È nella condivisione che possiamo fare lo scatto in avanti. Dobbiamo concentrarci su priorità comuni: riqualificare il centro storico, creare lavoro sostenibile, valorizzare le eccellenze. Tutti condividiamo questi obiettivi, ora servono provvedimenti concreti. E serve una nuova narrazione collettiva della Tuscia”.

Sul tema lavori del futuro interviene il pro rettore dell’Unitus Alvaro Marucci: “Il 55% degli studenti delle elementari farà lavori che oggi non esistono. L’intelligenza artificiale esiste da decenni, ma oggi abbiamo dati e potenza di calcolo. Già la troviamo in molti aspetti della nostra vita”. Domenico Merlani, presidente della Camera di Commercio di Viterbo-Rieti, riporta l’attenzione su un tema strutturale: “La burocrazia è il vero problema per le piccole imprese. È un freno enorme. La politica deve semplificare”. E secondo Enrico Panunzi, vicepresidente del consiglio regionale, serve una riforma radicale: “Serve un patto di territorio, bandi chiari e un assetto amministrativo funzionale. Chi non ha competenze tecniche è penalizzato, e si finisce per aumentare i costi affidandosi a consulenti esterni”.Infine Daniele Sabatini, capogruppo FdI alla Regione, sottolinea le misure messe in atto: “Lo snellimento della pubblica amministrazione è fondamentale. Le ZLS e il Consorzio Unico Industriale sono occasioni da non perdere. La provincia di Viterbo è l’unica nel Lazio che ne è fuori. È ora di accelerare”.



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