La produzione industriale in provincia di Cuneo nel I trimestre 2025 ha registrato una variazione del -0,7% rispetto all’analogo periodo del 2024, migliore rispetto al dato regionale (-1,7%). Quello cuneese è un risultato che mostra come le imprese del territorio, nonostante gli sforzi profusi abbiano avuto alcune difficoltà rispetto agli shock registrati negli ultimi anni caratterizzati da instabilità economica e prezzi oscillanti, conseguenze derivanti dal protrarsi dell’invasione russo-ucraina, dal più recente conflitto israelo-palestinese e da una situazione geopolitica internazionale incerta e in continuo divenire.
Il risultato emerge dalla 214ª “Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera” realizzata da Unioncamere Piemonte in collaborazione con gli Uffici studi delle Camere di commercio provinciali nei mesi di aprile e maggio 2025 con riferimento ai dati del periodo gennaio-marzo 2025. La ricerca ha coinvolto 1.731 imprese industriali piemontesi, di cui 270 cuneesi che vantano 14.335 addetti e un valore di oltre 4,9 miliardi di euro di fatturato.
Nel I trimestre 2025 registrano risultati positivi il fatturato estero (+1,3%) e il fatturato totale (+0,7%), mentre il leggero calo dell’output si associa al segno meno dei restanti indicatori congiunturali: ordinativi interni (-2,1%) e ordinativi esteri (-0,4%). Il grado di utilizzo degli impianti si attesta al 63,94%.
“L’attuale congiuntura economica presenta elementi di criticità che richiedono attenzione e interventi mirati. La contrazione della domanda interna e le incertezze sui mercati internazionali impongono scelte strategiche per sostenere la tenuta del sistema produttivo. È necessario rafforzare il supporto alle imprese e incentivare politiche di sviluppo capaci di favorire una ripresa solida e duratura, in un contesto ancora caratterizzato da instabilità geopolitica e sfide strutturali“, afferma il presidente della Camera di commercio Luca Crosetto.
Nel I primo trimestre 2025 mostrano un segno positivo le industrie alimentari che riportano +2,5% e le altre industrie manifatturiere +1,7%; calano in maniera sensibile le industrie metalmeccaniche con -5,5% a cui segue il settore tessile-abbigliamento-calzature che registra un -1,5%.
Scendendo nel dettaglio dimensionale d’impresa emerge come, in termini di output prodotto, solo le piccole imprese (10-49 addetti) hanno prodotto una variazione tendenziale positiva (+2,6%), seguite dalle micro imprese (0-9 addetti) con +0,7%, mentre le restanti classi dimensionali riportano il segno meno: -1,1% nelle medie imprese (50-249 addetti) e -7,0% nelle realtà di maggiori dimensioni (oltre 250 addetti).
LE IMPRESE MANIFATTURIERE DELLA PROVINCIA DI CUNEO E L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Al campione, costituito da 270 imprese manifatturiere cuneesi, è stato chiesto di rispondere a una serie di domande relative al tema dell’IA. Il 10% delle imprese intervistate utilizza le tecnologie legate all’intelligenza artificiale e prevede di farlo in futuro. Gli ambiti di riferimento riguardano: gestione economico-finanziaria, clienti e processi commerciali tradizionali o e-commerce, servizi e/o della produzione, progettazione, ricerca e sviluppo, marketing, comunicazione esterna e promozione digitale, area della logistica, organizzazione e gestione risorse umane. Oltre il 45% delle imprese che utilizza le tecnologie legate a IA dice di averle acquisite, sviluppate e mantenute internamente all’azienda; è del 20% la percentuale di imprese che hanno assunto o prevedono assunzioni di personale specializzato per gestire in modo efficace le suddette tecnologie; chi adotta l’IA, per il 75%, sostiene che possa affiancare il personale nei compiti volti a migliorarne l’efficienza e, allo stesso modo, è quasi il 50% del campione ad affermare che l’accelerazione dei processi di reskilling e upskilling, per il tramite di IA, è significativa così come l’aumento della produttività riferita alla riduzione dei costi del personale. Per incrementare la diffusione dell’IA è necessario intervenire sulla conoscenza delle modalità di introduzione nei processi aziendali, ancora oggi il reale ostacolo per il 60% degli intervistati.
c.s.
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