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per le imprese

 

la strada è aperta ma impervia


Oggi siamo abituati a vedere donne al comando, nei consigli di amministrazione, nelle banche, in politica (una è presidente del Consiglio, tanto per dire) ma fino a non molto tempo fa erano eccezioni. E se, andando indietro, cerchiamo qualche nome, troviamo sempre gli stessi, quasi sempre legati al mondo della moda e della bellezza: Elsa Schiaparelli, Coco Chanel, Helena Rubinstein, Elizabeth Arden, le sorelle Douglas. Che nomi, certo. Donne che hanno costruito imperi, quando il mondo delle frivolezze femminili era considerato poco interessante dai maschi alfa.

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In Italia non abbiamo niente del genere, ma potremmo ricordare Luisa Spagnoli, di cui sopravvive il nome e la storia del brand di moda, mentre le due aziende che ha fondato (chi non conosce la Perugina?) ci sono ancora, anche se proprietà d’altri. Di quanto sia difficile per le donne fare impresa (ma anche essere donne tout court) hanno parlato Roselina Salemi e Paola Jacobbi, autrice di una biografia-romanzo di Luisa Spagnoli al Festival di Prato Seminare Idee, dedicato quest’anno al Coraggio. Bellissimo tema. Da rimbalzare subito al Grande Coraggio delle donne palestinesi. Il coraggio di ricominciare ogni giorno la quotidianità lacerata dagli orrori della guerra. Ma anche al coraggio di fare impresa, a dispetto delle difficoltà, delle complicazioni e dei vari fronti su cui combattere.

Se Paola Jacobbi racconta la straordinaria avventura di Luisa Spagnoli (compra una confetteria senza saperne niente eppure inventa il Bacio Perugina, i famosi Baci che all’inizio dovevano chiamarsi cazzottie e la caramella Rossana), Roselina Salemi nota: “Quello che le donne hanno fatto è stato sempre minimizzato, come se avesse meno valore. Le loro storie cominciano a emergere soltanto da poco, e c’è bisogno di una nuova narrativa. Insomma, quando gli uomini di successo scoprono qualcosa, il loro è genio, se lo fa una donna è fortuna, è il caso, oppure qualcuno l’ha aiutata, salvo rivalutazioni postume”.

Ad Anacapri a Villa San Michele si è appena concluso il raffinato Swedish Film goes Capri 2025, una sorta di Sundance Festival, organizzato dalla Fondazione Axel Munthe. Per quelli della generazione di Pippi Calzelunghe che hanno sognato di avere le trecce come lei, essere ribelli come lei, la Sovrintendente di Villa San Michele Kristina Kappelin ha invitato Inger Nilsson, 80 anni, che ha interpretato Pippi Calzelunghe, uno dei film più amati di sempre, simbolo di libertà ed emancipazione. Qualche anno fa le Fiabe della buonanotte per bambine ribelli hanno introdotto un nuovo modo di raccontare.

La strada è aperta ma impervia. Il filosofo Francis Fukuyama ha scritto che la storia può ripartire solo grazie alle donne. Sì, a patto che creino un loro modello di impresa, senza copiare quello in cui sono cresciute. Un mondo del lavoro più umano, più rispettoso della vita, della maternità, delle loro necessità. Roselina Salemi ha concluso il suo intervento invitando le donne a cominciare tutte, da domani, la loro rivoluzione, la loro “impresa”.



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