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Efficienza energetica industriale: leva per aumentare competitività


L’efficienza energetica industriale non è solo una questione ambientale: secondo l’IEA può migliorare la competitività, abbattere i costi e generare benefici economici diffusi.

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Immagine realizzata con IA

Secondo il rapporto “Gaining an Edge – The Role of Energy Efficiency in Enhancing Competitiveness” pubblicato dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), l’efficienza energetica industriale è una leva chiave per rafforzare la competitività economica. Oggi, le industrie mondiali producono quasi il 20% in più di valore economico a parità di energia rispetto a due decenni fa. Nei Paesi del G20, il valore aggiunto industriale e dei servizi è raddoppiato dal 2000, con solo il 60% in più di energia impiegata. Questo ha comportato un risparmio cumulativo pari all’intero consumo energetico primario dell’India.

Crescita della domanda e rallentamento dell’efficienza

Il rapporto dell’IEA evidenzia tuttavia una frenata nei miglioramenti di efficienza energetica industriale. Dal 2019 al 2023 l’intensità energetica del settore è cresciuta solo dello 0,2% l’anno, ben al di sotto della media dell’1,9% registrata tra il 2010 e il 2019. Intanto, l’industria è responsabile dell’80% dell’aumento della domanda energetica globale nello stesso periodo, trainata in particolare da Cina e India. Una tendenza che, se non invertita, rischia di danneggiare la competitività e mettere pressione sulle reti energetiche.

Differenze tra Paesi e settori

I miglioramenti variano ampiamente tra Paesi: la Cina ha registrato un incremento medio annuo dell’efficienza industriale del 2,4% dal 2000, seguita da Giappone (2,1%) e Stati Uniti (1,9%). In Brasile, invece, l’intensità energetica è aumentata dello 0,7% l’anno.

L’Unione Europea ha ottenuto risultati importanti, in particolare nel settore manifatturiero, che oggi produce il 50% in più di valore aggiunto utilizzando il 25% in meno di energia rispetto a vent’anni fa. L’Italia, in linea con la media UE, mostra buone performance in diversi comparti, come quello del cemento e dell’acciaio, ma con margini di miglioramento ancora significativi rispetto ai leader europei.

All’interno degli stessi settori industriali, l’efficienza può variare anche del 144% tra aziende che producono gli stessi beni, come dimostrato dal caso dell’ammoniaca. In media, nei Paesi OCSE, se tutte le imprese eguagliassero le performance dei migliori nel proprio sottosettore, si risparmierebbero fino a 600 miliardi di dollari.

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Secondo un sondaggio IEA su 1.000 aziende in 14 Paesi, il 70% ha ottenuto un ritorno superiore al 10% sugli investimenti in efficienza effettuati negli ultimi cinque anni. Per una PMI europea con margini del 10%, un risparmio energetico di 5.000 euro equivale al profitto generato da 50.000 euro di vendite aggiuntive. Nei settori ad alta intensità energetica, come acciaio e carta, un taglio del 10% ai consumi può essere equivalente a un aumento di vendite del 16%.

Oltre il risparmio: vantaggi dell’efficienza energetica industriale

L’efficienza energetica industriale comporta benefici che vanno oltre il taglio dei costi. Le aziende intervistate segnalano riduzioni della manutenzione e dei fermi non pianificati, aumenti della produttività e un miglioramento dell’ambiente di lavoro. Uno studio europeo ha rilevato che il 40% delle imprese ha ridotto i fermi macchina grazie a misure di efficienza, mentre un altro studio su 15.000 imprese europee ha collegato l’efficienza a un incremento della produttività del lavoro tra l’1,4% e il 3,6%.

Dieci interventi “quick win” per cominciare

Il rapporto propone una lista di azioni immediate, applicabili alla maggior parte degli impianti industriali, che offrono tempi di ritorno inferiori ai due anni:

  • regolazione di riscaldamento, ventilazione e condizionamento (HVAC)
  • riduzione delle perdite nei sistemi ad aria compressa
  • automazione e settorizzazione dell’illuminazione
  • gestione energetica delle apparecchiature
  • manutenzione dell’isolamento
  • adeguamento della potenza e accoppiamento con i carichi
  • installazione di luci LED
  • sostituzione dei motori obsoleti
  • impiego di variatori di velocità per i motori
  • cambiamenti comportamentali, come spegnere gli impianti inutilizzati

Questi interventi, seppur semplici, possono ridurre i consumi dell’aria compressa di oltre il 30% o tagliare del 90% i consumi legati all’illuminazione.

Per raddoppiare i risparmi ottenuti con i quick win, servono azioni strutturali. Tra queste figurano il riutilizzo del calore, l’isolamento avanzato degli edifici, l’automazione dei processi, i sistemi di accumulo termico e la chiusura dei cicli idrici. Un’analisi dell’IEA mostra che i risparmi medi di questi interventi raggiungono il 5% per ciascuna misura, contro il 2% dei quick win.

L’efficienza come strategia industriale

Oltre otto aziende su dieci ritengono che l’efficienza energetica industriale sarà un vantaggio competitivo nei prossimi anni. Tuttavia, permangono ostacoli come l’alto costo iniziale, la mancanza di competenze e di dati. Il rapporto dell’IEA raccomanda politiche mirate, incentivi finanziari e programmi formativi, soprattutto per le PMI, affinché l’efficienza diventi una componente strutturale delle strategie industriali. Un’opportunità che, se colta, può garantire crescita, occupazione e resilienza in un contesto energetico e geopolitico sempre più incerto.

E’ possibile scaricare Il rapporto completo ““Gaining an Edge – The Role of Energy Efficiency in Enhancing Competitiveness” a questo link.



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