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Export Marche, giù nel primo trimestre 2025. Fermo e Ascoli più in difficoltà


Il primo trimestre 2025 si chiude con un rallentamento delle esportazioni marchigiane, che interessa anche le province di Macerata, Ascoli Piceno e Fermo, ma con andamenti molto differenti: se nel Maceratese si limitano i danni (-4,9%), ad Ascoli Piceno (-19,5%) e Fermo (-11,1%) si registrano cali più significativi, in particolare nei settori della moda, calzature e mobili.

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La regione segna invece una flessione dell’11,6% dell’export.

Partendo da Macerata, questa è la provincia che mostra la maggiore resilienza. Il manifatturiero cala del -3,5%, ma la tenuta dei settori a maggiore concentrazione di MPI (un lievissimo +0,0%) è sostenuta da alcuni segni positivi, come quello dei prodotti alimentari (+12,3%) o di legno e sughero (+24,5%). Tuttavia, restano difficoltà in settori storici come mobili (-29,1%), abbigliamento (-12,9%) e tessile (-10,2%).

Nella provincia di Ascoli Piceno il calo del manifatturiero raggiunge il -19,8%, spinto anche dalle gravi flessioni di prodotti in metallo (-40,6%) o dell’abbigliamento (-8,2%). In positivo ci sono: +59,6% per legno e sughero, +24,7% per i mobili e +9,4% per l’alimentare.

Le esportazioni fermane si contraggono del -11,1%, con i settori di MPI a -12,3%. La moda ha un calo importante, del -12,6%, pelli e calzature del -13,1%, così come quello della produzione di mobili (-26,4%, che hanno un peso minore però nell’economia provinciale). Segno positivo per il legno, con un +35,9%.

Come spiega Enzo Mengoni, Presidente territoriale Confartigianato Imprese Macerata-Ascoli Piceno-Fermo, “l’analisi evidenzia come la diversificazione e l’innovazione siano fattori chiave per reggere i mercati internazionali. Se la provincia di Macerata riesce a compensare la crisi dei settori tradizionali con comparti emergenti o comunque con una certa solidità, penso all’agroalimentare, la provincia di Fermo paga la sua forte specializzazione in settori che stanno vivendo un difficile momento storico, come moda e calzaturiero. Quindi, Ascoli Piceno, che da diverse rilevazioni sta scontando la grande flessioni delle esportazioni nel farmaceutico”.

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“Per rilanciare l’export – prosegue Mengoni – non bastano interventi occasionali: serve una strategia strutturale che punti sulla diversificazione produttiva, sull’innovazione e sulla costruzione di filiere corte e flessibili. Le imprese più resilienti sono quelle che affiancano ai settori tradizionali nuove specializzazioni, capaci di intercettare la domanda globale con prodotti ad alto valore aggiunto. Diversificare non significa abbandonare i settori tradizionali, ma affiancarvi nuove linee più resistenti ai cicli globali, che possano essere appetibili per le tendenze emergenti (green economy, salute, benessere, digitale…) Fondamentale è poi garantire una presenza stabile sui mercati internazionali, con percorsi continui di promozione, digitalizzazione e sviluppo commerciale. Tutto questo richiede anche investimenti forti in formazione tecnica e manageriale, per dotare le PMI degli strumenti necessari a competere all’estero. Le politiche pubbliche devono quindi accompagnare questo processo con misure mirate e di lungo periodo, capaci di sostenere chi esporta oggi e chi ha intenzione di farlo nel breve periodo”



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