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Il piano di Cgbi per il biometano sostenibile


Novanta milioni di euro di investimenti, una capacità produttiva di 20 milioni di m³ di biometano/anno che ridurranno dell’85% le emissioni di CO2.
Sono questi i valori che caratterizzeranno i primi 8 impianti di biometano agricolo previsti in piena operatività entro giugno 2026 grazie all’impegno della Confederazione generale bieticoltori italiani (Cgbi), già attiva nel settore del biogas con oltre 20 impianti realizzati e oggi impegnata nello sviluppo del progetto Agri.Bio.Metano.
La notizia è stata diffusa durante il convegno annuale dell’organizzazione che si è tenuto l’11 giugno scorso presso la Tenuta Cartirago a Ceregnano, in provincia di Rovigo, durante il quale i relatori intervenuti hanno approfondito i temi legati alle prospettive del biometano, alle linee di indirizzo nazionali ed europee, al PNRR e agli obiettivi al 2030, ai target produttivi da raggiungere attraverso il rispetto delle normative vigenti.

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Azzerare le emissioni

«Vogliamo fornire un contributo concreto al raggiungimento degli obiettivi di produzione di biometano indispensabili per la sicurezza energetica del Paese – ha sottolineato nel suo intervento il presidente della Confederazione dei bieticoltori, Gabriele Lanfredi – favorendo la decarbonizzazione delle imprese che utilizzano ingenti quantitativi di energia e il taglio delle emissioni in atmosfera».

Da sinistra: Tommaso Honorati, Nicola Gherardi Ravalli Modoni, Gabriele Lanfredi, Piero Gattoni e Lodovico Giustiniani (presidente Confagricoltura Veneto)

«Il nostro obiettivo – ha ripreso Nicola Gherardi Ravalli Modoni, vicepresidente di Cgbi – è quello di immettere il prodotto nella rete gas nazionale a beneficio del settore industriale sfruttando le opportunità racchiuse nella nuova normativa in merito alla cessione delle garanzie di origine dal fornitore di biometano all’utilizzatore finale, in compensazione con gli oneri derivanti dalle emissioni industriali di CO2».
Sono già 23 le società consortili distribuite tra Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia che associando aziende agricole e zootecniche forniranno la biomassa destinata all’alimentazione del digestore ritirando successivamente la rispettiva quota di digestato. La realizzazione dei nuovi impianti è partita proprio da qui e ha potuto contare sulla collaborazione tra CGBI e la società partner Bio.Methane.Hub che, insieme alle cooperative socie, si occupano della progettazione e della gestione amministrativa dell’impianto garantendo finanziamenti e fideiussioni bancarie.
Supporto ad ampio raggio
Consulenza specializzata, sostenibilità, approvvigionamento delle biomasse, project management e operations management rappresentano i punti di forza di Bio.Methane.Hub perché, come ha spiegato nel suo intervento il presidente Tommaso Honorati, «forniamo un supporto tecnico e strategico di alto livello che va dalla progettazione degli impianti alla scelta delle migliori tecnologie. Allo stesso tempo, offriamo un ulteriore supporto nel processo di certificazione e nella gestione della normativa a garanzia della conformità degli impianti agli standard di sostenibilità. L’attività di BMH assicura anche un’efficiente conduzione delle biomasse e dei sottoprodotti per assicurare sostenibilità ambientale e redditività agli agricoltori e agli allevatori».

I vantaggi del biometano

A Piero Gattoni, presidente del Consorzio biogas italiano (Cib) è toccato infine il compito di fare il punto sulle prospettive del comparto.
«La lunga strada che abbiamo percorso insieme – ha affermato Gattoni – ha permesso alle imprese produttrici di biometano di diventare una delle leve più efficaci per coniugare transizione ecologica, sicurezza, indipendenza energetica e competitività dell’agricoltura. Nel percorso di sviluppo del sistema regolatorio, il Cib ha lavorato per agevolare il percorso di integrazione tra produzione di cibo e di energia. In questo senso, il lavoro portato avanti dalla Confederazione generale bieticoltori italiani, che ha promosso un modello di sviluppo della digestione anaerobica con solide radici sul territorio, è stato fondamentale.
Gli ambiziosi traguardi posti al 2030 dal Pniec (Piano nazionale integrato per l’energia e il clima) uniti alle sfide dell’ultimo miglio che ci separano dal 2026, anno in cui è previsto il completamento degli investimenti previsti dal Pnrr, rendono necessario un impegno congiunto e condiviso tra Istituzioni, imprese agricole e industriali per definire efficacemente il percorso di sviluppo del nostro settore».

Anna Mossini

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