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Alzheimer: tracciata la prima “mappa mondiale” del rischio genetico – alanews


Nuova svolta nella ricerca sull’Alzheimer, è stata tracciata la mappa mondiale del rischio genetico: tutte le novità

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Tracciata per la prima volta una mappa mondiale del rischio genetico dell’Alzheimer, che permette di misurare l’impatto dei fattori genetici associati allo sviluppo della malattia in diverse popolazioni del pianeta. Questo importante risultato è stato ottenuto grazie a uno studio coordinato dal consorzio europeo EADB (European Alzheimer’s and Dementia Biobank) e pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Genetics. L’indagine ha coinvolto numerosi centri italiani, sotto la guida della professoressa Roberta Ghidoni, Direttrice scientifica dell’IRCCS Centro S. Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia.

La prima mappa genetica globale per l’Alzheimer

Lo studio rappresenta un punto di svolta nella comprensione dei fattori di rischio dell’Alzheimer a livello globale, essendo la prima analisi ad aver valutato i punteggi di rischio poligenico in una vasta gamma di popolazioni, comprendenti Europa, Asia, Africa, Nord e Sud America, oltre all’Australia. I punteggi poligenici consentono di stimare la probabilità di sviluppare la malattia in base alla combinazione di diversi geni presenti in ciascuna popolazione.

Dall’analisi emergono due entità genetiche distinte: da un lato il noto fattore di rischio rappresentato dall’apolipoproteina E (APOE), dall’altro un complesso di circa 75 geni che contribuiscono al rischio in modo diffuso. La combinazione di questi 75 geni appare comune in molte popolazioni, suggerendo meccanismi biologici condivisi nello sviluppo dell’Alzheimer a livello mondiale. Al contrario, l’influenza dell’apolipoproteina E varia significativamente da una popolazione all’altra, contribuendo a spiegare le differenze di rischio osservate tra regioni diverse.

Implicazioni cliniche e future applicazioni

Questi risultati aprono nuove prospettive per la stratificazione dei pazienti in ambito clinico e negli studi sperimentali, facilitando trial clinici più mirati e personalizzati. Come sottolinea la professoressa Ghidoni, “Il confronto e l’analisi della componente genetica dell’Alzheimer in tutto il mondo migliora la nostra comprensione della patologia e dei meccanismi coinvolti”.

Parallelamente, recenti ricerche scientifiche confermano l’importanza di fattori non genetici nella prevenzione della malattia, evidenziando come l’aderenza alla dieta mediterranea possa ridurre significativamente il rischio di sviluppare demenza e Alzheimer, anche in individui con predisposizione genetica. Tale approccio alimentare rappresenta quindi una strategia non farmacologica efficace per contrastare il crescente impatto sociale dell’Alzheimer, soprattutto nella popolazione anziana.

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Lo studio EADB e le evidenze nutrizionali contribuiscono così a delineare un quadro più completo e globale per affrontare in modo più efficace questa patologia neurodegenerativa complessa.





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