Microcredito

per le aziende

 

L’integrazione dei criteri ESG nella valutazione del merito creditizio


La nuova frontiera dei rapporti banche-imprese poggia su nuovi fattori di analisi e valutazione del merito creditizio, che considerano non più solo dati economico finanziari ma anche informazioni ambientali e sociali.

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La spinta propulsiva che ha indotto il sistema bancario ad includere nei processi decisionali di investimento i criteri ESG deriva da un articolato quadro normativo europeo, parte del cd. Green Deal Europeo. Negli ultimi anni le Direttive, pur non imponendo direttamente a banche ed investitori di effettuare investimenti sostenibili, obbliga tuttavia ad una importante disclosure, sia in merito alla composizione del proprio portafoglio, sia sulle modalità con cui vengono integrati i criteri di sostenibilità nelle proprie valutazioni di investimento.

Un importante passo in questo percorso è stata l’introduzione del Regolamento sulla Tassonomia (Regolamento UE 2020/852) che ha creato un sistema di classificazione comune delle attività economiche al fine stabilirne la ecosostenibilità. I successivi Regolamenti applicativi della Tassonomia stabiliscono molteplici criteri di vaglio tecnico atti a valutare le caratteristiche di una determinata attività in termini di impatto ambientale. Tali criteri forniscono agli operatori finanziari una guida operativa nelle scelte di investimento, distinguendo tra le attività che potenzialmente generano impatti positivi sull’ambiente, cd. attività eleggibili, e quelle che effettivamente si distinguono per gli impatti positivi generati, cd. attività allineate.

Dal 2024 è divenuto operativo a carico delle banche un nuovo obbligo di informativa, il Green Asset Ratio (GAR), un importante indicatore che misura l’impegno del sistema bancario nel finanziare le imprese sostenibili. È costituito dal rapporto tra gli asset creditizi allineati alla Tassonomia, al numeratore, e il totale degli asset eleggibili, al denominatore.

In sostanza le banche debbono indicare la percentuale di impieghi, tra cui prestiti, obbligazioni e partecipazioni, in attività che contribuiscono positivamente agli obiettivi ambientali che la Comunità Europea si è posta.

I primi dati resi pubblici forniscono un quadro piuttosto sconfortante; nella Nota n. 45 di marzo 2025 Banca di Italia ha fornito gli indici elaborati in relazione ai bilanci 2023 delle banche italiane che evidenziano un GAR dell’1,68%, inferiore alla media europea del 2,61%. Il dato risulta sicuramente inficiato dalla effettiva difficoltà delle banche nel reperire i dati ESG da parte delle imprese affidate, in particolare delle PMI.

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Per tale motivo le banche si stanno facendo parte attiva nel richiedere informazioni puntuali alle aziende clienti, in merito ai principali indicatori ambientali, sociali e di governance ed assistiamo al moltiplicarsi di questionari ESG inoltrati in occasione, ad esempio, del rinnovo delle pratiche di affidamento.

Non da ultimo è bene evidenziare il fatto che la gestione attiva delle questioni ambientali e sociali può influenzare positivamente le performance economico-finanziarie di un’impresa e, dunque, la sua capacità di ripagare i propri debiti.

Dal punto di vista della governance, ad esempio, un’organizzazione con una struttura di gestione trasparente, con processi decisionali chiari e con un forte impegno etico, tende a essere meno esposta a rischi di corruzione, frodi o scandali che potrebbero danneggiare la sua reputazione e, di conseguenza, la sua capacità di ottenere finanziamenti a condizioni favorevoli. La presenza di un Consiglio di Amministrazione indipendente, politiche di remunerazione trasparenti e pratiche di gestione del rischio efficaci sono tutti aspetti che contribuiscono a rafforzare il merito creditizio di un soggetto.

L’integrazione dei criteri ESG nella valutazione del merito creditizio non è, dunque, solo una risposta alle pressioni normative, ma anche una scelta strategica per migliorare la qualità degli asset e creare valore nel lungo termine. Numerosi studi empirici hanno dimostrato che le imprese più sostenibili sono meno rischiose: la probabilità di default tende a diminuire al migliorare del profilo ESG, sia nelle grandi aziende che nelle PMI. Le imprese più virtuose dal punto di vista della sostenibilità ambientale, sociale e di governance presentano livelli di rischio di credito inferiori rispetto alla media di portafoglio.



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