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Nel 2024 debole crescita per l’economia dell’Emilia Romagna. Export in flessione


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Nel 2024 l’economia dell’Emilia-Romagna è cresciuta dello 0,4%, pressoché allineato alla crescita del Nord Est ma inferiore a quella del Paese, risentendo del calo della domanda estera e dell’elevata incertezza del quadro macroeconomico internazionale. Gli investimenti sono rimasti contenuti, con una riduzione per quelli della manifattura, ma una tenuta di quelli in costruzioni, che hanno continuato a beneficiare del sostegno pubblico. E’ quanto rileva il rapporto annuale “L’economia dell’Emilia-Romagna” elaborato dalla Banca d’Italia e presentato a Bologna.

Nel primo trimestre del 2025, secondo gli indicatori disponibili, la dinamica del prodotto non avrebbe mostrato segnali di recupero. Sulle prospettive di crescita “gravano rischi al ribasso per il perdurare delle tensioni geopolitiche e per le nuove restrizioni commerciali introdotte dal governo statunitense”. Nel settore agricolo il valore aggiunto è aumentato, recuperando parte della contrazione registrata nel 2023 per effetto delle alluvioni di maggio. Nell’industria, produzione e fatturato hanno segnato una flessione nell’ordine del 3%; la diminuzione del valore aggiunto sarebbe stata meno intensa. I cali dell’attività sono stati diffusi tra i
settori, interessando in particolare moda, metallurgia e meccanica. Le vendite all’estero sono diminuite del 2,1% in termini reali, risentendo dell’andamento sfavorevole della domanda globale. Le flessioni hanno interessato tutti i settori ad eccezione di farmaceutica, alimentare e automotive.

Le esportazioni dell’anno in corso potrebbero – rileva il report – essere penalizzate dall’inasprimento della politica commerciale statunitense. L’export della regione verso gli Stati Uniti rappresenta il 12,5% del totale; i comparti della farmaceutica e dell’automotive risultano i più esposti, con una quota di vendite pari rispettivamente al 32% e al 26% delle vendite all’estero. Il valore aggiunto e le ore lavorate nel comparto delle costruzioni sono aumentati (1,6% e 1,8%, rispettivamente); la crescita è stata tuttavia meno intensa rispetto a quella del 2023. Il settore ha beneficiato soprattutto dello stimolo derivante dal PNRR, che ha favorito prevalentemente le imprese di maggiori dimensioni. L’attività nei servizi è stata interessata da una crescita moderata (0,8%). Il comparto turistico ha continuato a espandersi, con un aumento delle presenze del 3,6%, trainato dalla componente estera. Al contrario, il fatturato delle imprese del commercio al dettaglio tradizionale ha ristagnato, così come i traffici mercantili nel porto di Ravenna, condizionati dalla debolezza della manifattura.

L’87% delle imprese dell’industria e dei servizi ha chiuso il bilancio in utile o pareggio, un dato inferiore di 4 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Le disponibilità liquide sono rimaste ampie, anche per effetto della debolezza degli investimenti. I prestiti bancari al settore produttivo hanno continuato a ridursi, sebbene in misura attenuata rispetto al 2023: a dicembre i finanziamenti sono scesi del 3,7%. La domanda di credito è rimasta debole e le condizioni di offerta praticate dalle banche sono risultate ancora improntate alla cautela. Il numero di occupati in regione è cresciuto dello 0,5%, un valore inferiore alla media nazionale (1,5%) e in rallentamento rispetto all’anno precedente (1,1%). L’occupazione ha superato i livelli pre-pandemia, grazie esclusivamente alla componente maschile. Il tasso di disoccupazione è sceso al 4,3%. Il saldo tra assunzioni e cessazioni di posizioni di lavoro alle dipendenze è rimasto positivo, sebbene inferiore al 2023. Il rallentamento è risultato particolarmente marcato nell’industria in senso stretto.

Nel 2024, in Italia, le retribuzioni contrattuali sono aumentate del 4,0%, un incremento superiore al tasso di inflazione (1,0%). In Emilia-Romagna la crescita sarebbe stata più sostenuta per effetto della maggiore quota di lavoratori della metalmeccanica e del credito, che hanno beneficiato di adeguamenti più elevati. Nel 2024 il reddito disponibile delle famiglie a prezzi costanti è aumentato dell’1%, beneficiando delle condizioni ancora favorevoli sul mercato del lavoro, nonché della significativa riduzione dell’inflazione (1%, in linea con il dato nazionale). È proseguito, in un contesto di forte incertezza, il rallentamento dei consumi, in crescita solo dello 0,3%.

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Il credito alle famiglie è salito in misura più intensa rispetto all’anno precedente: l’accelerazione è riconducibile principalmente ai mutui per l’acquisto di abitazioni, mentre il credito al consumo ha confermato la tendenza espansiva degli ultimi anni. Le erogazioni di nuovi mutui, in larga prevalenza a tasso fisso, sono state favorite dal miglioramento delle condizioni di costo, che si è riflesso in una ripresa della domanda; il TAEG medio sui nuovi prestiti per acquisto di abitazioni è passato dal 4,5% al 3,6%. I depositi delle famiglie residenti in regione hanno ricominciato a crescere dopo il calo osservato nell’anno precedente. La ricomposizione verso forme tecniche meno liquide ma più remunerative, che aveva caratterizzato il 2023, si è notevolmente ridimensionata: i conti correnti sono aumentati lievemente (0,6%), mentre i depositi a risparmio hanno rallentato (dal 16,8% al 3,2%), così come il valore a prezzi di mercato dei titoli. La flessione del credito bancario al settore privato non finanziario è stata più contenuta rispetto all’anno precedente: a dicembre i finanziamenti si sono ridotti dell’1,7%, a fronte del -3,1% di un anno prima. Il tasso di deterioramento dei prestiti ha mostrato un lieve aumento, pur mantenendosi su livelli contenuti nel confronto storico. Permangono segnali di tensione nella capacità di rimborso, soprattutto per le aziende di dimensione minore e per quelle dell’edilizia.

La spesa degli enti territoriali è ulteriormente aumentata, in particolare per investimenti in opere pubbliche (26,2%), anche in connessione con la progressiva attuazione del PNRR. A maggio 2025, i fondi assegnati dal Piano a interventi in Emilia-Romagna ammontavano a 10,4 miliardi di euro. Una quota rilevante delle risorse è finalizzata alla realizzazione di lavori pubblici, per i quali sono state aggiudicate gare per 2,6 miliardi, con un avanzamento effettivo (cantieri avviati o conclusi) per il 60% dei casi. All’elevato livello della spesa degli enti in regione si accompagnano una qualità dei servizi pubblici erogati tra le più alte in Italia e condizioni di bilancio solide. Secondo il regional innovation scoreboard della Commissione europea, l’Emilia-Romagna si colloca tra le regioni italiane a maggiore capacità innovativa. Sebbene in attenuazione, permane un divario nel confronto con le regioni europee con struttura economica simile. Il posizionamento favorevole rispetto al resto del Paese riflette un più elevato grado di digitalizzazione del sistema produttivo e una maggiore qualità della formazione e della ricerca scientifica. È inoltre attivo sul territorio un sistema di collaborazione tra istituzioni pubbliche, università e imprese, volto a favorire il trasferimento tecnologico e la nascita di start up innovative.





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