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savona sottolinea la necessità di coordinare le norme con i trattati europei


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Il rapporto fra le regole del mercato finanziario italiano, contenute nel testo unico della finanza , e le disposizioni sul golden power mostra tensioni e criticità da risolvere. A segnalarlo è stato Paolo Savona, presidente di Consob, nel suo ultimo discorso rivolto al mercato prima della fine del mandato. L’analisi si concentra sulle difficoltà di coniugare norme nazionali di tutela strategica con gli obblighi europei, in un contesto internazionale cambiato.

Tensioni fra le regole del mercato e il golden power

Paolo Savona ha messo l’accento sulla componente complessa delle regole italiane che orientano compravendite societarie e interventi pubblici. Il golden power, cioè i poteri speciali che lo Stato può esercitare per difendere gli asset strategici, s’intreccia con le norme del Tuf in modi che non appaiono del tutto chiari. La normativa che regola questi poteri, originariamente prevista per casi eccezionali, ha assunto una portata più ampia in seguito agli sviluppi geopolitici globali, fino a diventare uno strumento a più scopi.

Richieste di chiarimento da parte delle aziende

Questo cambio di prospettiva ha generato una serie di richieste da parte delle aziende e degli operatori economici verso il Governo affinché chiarisca e precisi i dettagli applicativi. La nuova realtà geopolitica, caratterizzata da un deterioramento nelle relazioni tra Stati e da una maggiore attenzione alla sicurezza degli asset nazionali, ha spinto il legislatore italiano a espandere il ricorso al golden power. Questo impone oggi una riflessione sul coordinamento tra gli interessi nazionali e le regole comuni degli Stati membri dell’Unione europea.

Impatto delle norme sul governo e il tessuto industriale italiano

L’impiego esteso del golden power ha accresciuto le interazioni tra politica e mercato, incidendo significativamente sulle strategie di acquisizione e investimento. Imprese italiane e straniere manifestano dubbi sulla certezza del diritto, provocando un clima di incertezza nei processi decisionali. Le imprese chiedono interventi regolatori più netti, capaci di diminuire l’ambiguità nell’applicazione di questi poteri.

Il Governo si trova quindi a bilanciare la necessità di tutela della sovranità economica e la volontà di garantire un ambiente favorevole agli investimenti. Il contesto globale attuale, fatto di rivalità geostrategiche crescenti, costringe l’esecutivo a una gestione più attenta e puntuale delle operazioni di acquisto di partecipazioni in aziende considerate strategiche per l’economia nazionale. Questa situazione impone alla normativa di non restare ancorata a formule rigide, ma a evolversi mantenendo armonia con il quadro normativo europeo.

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Esigenze di coordinamento con i trattati europei

Un altro punto segnalato da Savona riguarda il dialogo tra le leggi italiane e quelle europee. Il golden power, pur essendo uno strumento nazionale, deve confrontarsi con le regole comuni in materia di concorrenza e mercato interno. La mancanza di un coordinamento preciso rischia di generare conflitti giuridici e rallentamenti nei processi autorizzativi. Inoltre, alcuni aspetti del golden power possono scontrarsi con i principi di libera circolazione dei capitali che l’Unione europea tutela.

Sfida e proposte per armonizzare le regole

La sfida è quella di mettere a punto meccanismi più chiari, che consentano una convergenza tra la protezione degli interessi nazionali e il rispetto delle regole europee. Nel corso degli anni alcune proposte europee hanno cercato di armonizzare i poteri speciali legati alla sicurezza economica, ma l’Italia resta tra i Paesi con una normativa più articolata e meno integrata.

Il passaggio a una regolazione più fluida e coerente richiede un dialogo intenso tra Roma e Bruxelles, oltre che una revisione interna della normativa nazionale. Solo così si potrà assicurare stabilità al mercato dei capitali e certezza ai soggetti economici coinvolti nelle operazioni di investimento strategico.

Le conseguenze pratiche per le imprese e gli investitori

Le imprese che operano in Italia devono confrontarsi con un quadro normativo che, per quanto pensato per proteggere le filiere produttive, risulta oggi complesso e non sempre prevedibile. Le procedure del golden power ostruiscono talvolta operazioni di acquisizione o fusione, rallentando tempi e costi. Questo può distogliere investimenti esteri o indurre gli operatori a rivedere le strategie di business.

Gli investitori guardano con attenzione alla trasparenza e alla stabilità regolatoria. Incertezza e rigidezza creano barriere che riducono l’attrattività del mercato italiano. In risposta, il Governo e gli enti regolatori sono chiamati a intervenire per rendere più nitidi i confini tra poteri pubblici e libertà di impresa, senza sacrificare la tutela della sicurezza nazionale.

Il contesto geopolitico mutato obbliga a rivedere lo scenario dei controlli strategici, bilanciando esigenze di difesa e apertura finanziaria. Solo attraverso un riequilibrio normativo sarà possibile mantenere la competitività del sistema industriale italiano, preservando al tempo stesso gli interessi sovrani.


Questa lettura complessa del mercato italiano, offerta da Paolo Savona, sottolinea il momento delicato in cui si trova il sistema regolatorio, impegnato a conciliare tutela nazionale e regole condivise a livello europeo. È una sfida che coinvolge tutte le parti in gioco: istituzioni, imprese e investitori.

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