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le PMI umbre cercano nuove rotte per restare sui mercati


Le imprese umbre si trovano davanti a un bivio. Da una parte la pressione crescente di dazi imposti dall’amministrazione statunitense, dall’altra un panorama internazionale segnato da instabilità politica, guerre commerciali e filiere frammentate. In mezzo, una certezza: senza strumenti aggiornati e visione strategica, restare sui mercati globali diventa sempre più difficile.

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Con questo spirito si è svolta a Foligno la tavola rotonda “Il futuro del commercio internazionale: rischi e opportunità in un mercato instabile”. Un’occasione di confronto a più voci che ha riunito imprenditori, diplomatici, docenti universitari ed esperti di economia e sicurezza. L’obiettivo: comprendere scenari e fornire strumenti concreti alle PMI umbre chiamate a fronteggiare uno dei momenti più delicati della recente storia commerciale post-Covid.

Dazi e tensioni geopolitiche: il rischio di una nuova frattura globale

A tenere banco durante il dibattito, organizzatodalloStudio legale Spacchetti, è stato soprattutto il ritorno dei dazi americani, rilanciati dal presidente Donald Trump, che ha riacceso le tensioni con l’Europa. “Il problema non è solo l’imposizione di dazi in sé – ha spiegato l’ambasciatore Stefano Stefanini, già rappresentante permanente dell’Italia alla Nato – ma l’incertezza con cui vengono annunciati, ritirati e reintrodotti. Questo rende difficile ogni pianificazione per le imprese. L’Unione europea deve puntare a nuovi accordi quadro, senza illudersi di replicare i modelli del passato”.

Lo conferma anche Erica Di Giovancarlo, direttrice dell’Ufficio ICE di New York, in collegamento dagli Stati Uniti: “Gli USA sono ancora il primo mercato extra-europeo per l’Italia. Le esportazioni crescevano, ma da aprile si è percepito un rallentamento. Moda, food&wine e chimica farmaceutica restano i settori trainanti, ma serve un accordo solido per evitare ricadute”.

L’Umbria, in questo contesto, rischia di pagare un prezzo alto: molte PMI, soprattutto del manifatturiero e dell’agroalimentare, basano una parte significativa del fatturato sull’export. Lo ha sottolineato Valentino Valentini, titolare della Cantina Bocale di Montefalco, che esporta il 70% della produzione: “L’indeterminatezza delle regole è un danno enorme. Il rischio è che alla fine siano i consumatori a pagare i dazi, con un impatto sul posizionamento del prodotto”.

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Gli strumenti contrattuali per difendersi: clausole di rinegoziazione e flessibilità

Oltre alla diagnosi, il confronto di Foligno ha voluto indicare anche delle vie d’uscita. L’avvocato Paolo Spacchetti, promotore dell’iniziativa, ha posto l’attenzione sulla centralità del contratto internazionale come strumento di tutela: “Le imprese devono prevedere nei contratti delle clausole di rinegoziazione in caso di eventi esterni che modificano le condizioni originarie. È una forma di flessibilità che può salvare l’operazione commerciale ed evitare il contenzioso”.

Un punto rafforzato anche dal professore Andrea Cardoni, economista dell’Università di Perugia: “L’Umbria ha un tessuto produttivo frammentato ma dinamico. Serve però più struttura, più managerialità, una governance capace di affrontare i passaggi generazionali e orientata all’innovazione”. Le imprese devono attrezzarsi, insomma, su più piani: tecnologico, giuridico e organizzativo, per rafforzare la propria resilienza.

Tra filiere fragili e nuove sfide strategiche: perché le PMI umbre devono ripensarsi ora

Nel contesto di un mondo che “si accorcia” e si chiude, ha osservato Giuseppe Castellini, giornalista economico, “le filiere globali post-Covid sono diventate troppo lunghe e fragili. L’instabilità americana è un fattore ulteriore di rischio. Ma l’indebolimento del dollaro può offrire una finestra competitiva per le esportazioni italiane. Bisogna saperla cogliere”.

A chiudere i lavori, l’intervento del generale Leonardo Tricarico, presidente della Fondazione Icsa, che ha introdotto il tema della sicurezza e del commercio duale: “Il comparto della difesa industriale sarà cruciale nei prossimi anni. È necessario fare sistema per proteggere occupazione e know-how nazionale”.
Nel segno della frattura post-pandemica e dei nuovi equilibri internazionali, le PMI umbre non possono più affidarsi all’intuito o alla tradizione. Occorrono visione strategica, competenze trasversali e strumenti legali adeguati. In uno scenario che muta rapidamente, chi resta fermo rischia di essere escluso dal gioco.



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