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I dazi di Trump colpiscono Ferrara


L’economia dell’Emilia Romagna rimane debole crescendo, nel 2024, dello 0,4% a causa del calo della domanda estera e dell’incertezza del quadro economico mondiale acuita nel 2025 dal perdurare delle tensioni geopolitiche e dall’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti d’America.

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I dazi, prima minacciati, poi istituiti e ora sospesi (ancora per poco) non hanno aiutato i mercati e l’export, a risentirne particolarmente è anche il territorio ferrarese.

I dati provengono direttamente dalla Banca d’Italia che sottolinea come uno dei territori più colpiti della regione sia Copparo, a causa dell’alto numero di occupati in aziende che hanno importanti interessi nell’esportazione verso gli Stati Uniti.

“La meccanica – si legge nel report -, principale comparto manifatturiero esportatore emiliano-romagnolo, pur essendo meno orientata verso il mercato statunitense, vi ha venduto in media 3,2 miliardi di euro all’anno, il 3,8 per cento dell’export totale regionale. Nel 2022 la quota di occupati in società di capitali con un’incidenza delle vendite sul mercato statunitense superiore a un decimo del fatturato era pari al 4,3 per cento (2,5 a livello nazionale). L’analisi per sistema locale del lavoro mostra un’eterogeneità territoriale nel complesso contenuta, con l’eccezione di quelli di Modigliana e Copparo, caratterizzati da livelli più elevati”.

Nei dati forniti dalla Banca d’Italia non è spiegata l’incidenza che potrebbe avere in questa statistica una fabbrica come Berco che negli Usa conta tre filiali, oltre a un centinaio di rivenditori.

C’è dunque preoccupazione per l’esposizione delle esportazioni regionali ai dazi statunitensi annunciati da Trump lo scorso 2 aprile. Il report della Banca d’Italia parla di un’esposizione diretta dell’export al mercato statunitense che “è significativamente aumentata negli ultimi 15 anni, passando dal 6,9 per cento del 2011 al 12,5 del 2024 (dal 6,1 al 10,4 in Italia)”. I due settori che, stando ai dati del triennio 2022-2024, risultato maggiormente dipendenti dagli Stati Uniti sono la farmaceutica e gli autoveicoli “per i quali il mercato statunitense rappresenta, rispettivamente, il 31,8 e il 25,8 per cento delle vendite all’estero (16,8 e 11,8 nel Paese)”.

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Sulla provincia di Ferrara un altro aspetto sottolineato dalla Banca d’Italia è legato alle start up innovative essendo quella con il numero inferiore registrato. Nel 2024 ne risultavano registrate 129, 4,2 ogni diecimila abitanti e il 4,5% del totale regionale. La quota di imprese non innovative sul totale provinciale è pari al 5,6%. Ferrara è quindi non è solo la provincia con il numero assoluto di imprese innovative più basso della Regione, è anche quella con il minor numero ogni 10mila abitanti. Questo sebbene l’Emilia Romagna sia una delle regioni con maggiore capacità innovativa e le start up sono 2859 mentre in Italia sono 31.153.

Nel 2024 è anche proseguita la flessione dei prestiti bancari al settore privato non finanziario, seppure in misura più contenuta rispetto all’anno precedente:

a dicembre scorso il calo è stato dell’1,7 per cento, a fronte del -3,1 rilevato alla fine del 2023. La diminuzione è stata diffusa a livello territoriale, con l’eccezione delle province di Reggio Emilia e Ravenna dove il credito è lievemente cresciuto. Nei primi mesi del 2025, sulla base di dati provvisori, la contrazione dei prestiti si sarebbe ulteriormente attenuata.

A Ferrara i prestiti bancari alle imprese e alle famiglie si sono attestati nel 2024 a 5.820 milioni di euro, in calo del 3,0% rispetto all’anno precedente. I depositi sono diminuiti dell’1,1%, attestandosi a 9.178 milioni di euro infine, in forte crescita, i titoli a custodia presso le banche (+17,2%), che hanno raggiunto i 7.247 milioni di euro.

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