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Sviluppo dell’efficienza energetica: prima fonte da valorizzare


Lavorare allo sviluppo dell’efficienza energetica in Italia, Paese caratterizzato da una forte dipendenza energetica, è una necessità strategica.

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“In termini di risultati raggiunti dal 2000 al 2023 l’efficienza energetica ha prodotto 27 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) di risparmi energetici, consentendo di conseguire una riduzione dei consumi finali di circa 11 Mtep nonostante l’aumento dei consumi legato all’incremento degli usi energetici e all’effetto negativo di alcune trasformazioni di mercato. Un risultato notevole, che equivale a un risparmio diretto di circa 40-50 miliardi di euro sulle bollette, a cui si aggiungono i mancati investimenti per generare la medesima quantità di energia, di valore sicuramente più elevato”. Ad affermarlo è Dario Di Santo, direttore di FIRE, Federazione che da quasi quarant’anni si occupa di promuovere un uso esteso di buone pratiche per l’efficienza energetica e che dal 1992 gestisce le nomine degli energy manager, su incarico del Ministero dello Sviluppo Economico.

Sviluppo dell’efficienza energetica in Italia: bilanci e lacune

Dario Di Santo, direttore di FIRE

I dati sullo sviluppo dell’efficienza energetica messi in evidenza da Di Santo indurrebbero all’ottimismo, se non fosse che “si sarebbe potuto però fare di più, ottenendo una maggiore competitività per le imprese e minori costi per i vari bonus e interventi straordinari di alleggerimento delle bollette”, aggiunge lo stesso direttore FIRE.

Nel considerare le tendenze future, rileva: “siamo purtroppo indietro rispetto agli obiettivi al 2030, soprattutto per edifici e trasporti, ossia i settori più impermeabili alla transizione energetica, responsabili del 44% delle emissioni di gas serra. Servirebbe una maggiore attenzione alle politiche per l’efficienza energetica – per esempio, la revisione in forte ritardo di certificati bianchi, Conto Termico e Fondo nazionale per l’efficienza energetica – e un sistema di governo, a cominciare dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica”.  

L’avvento delle Direttive EED ed EBPD

Tra le questioni urgenti, in materia di stato di sviluppo dell’efficienza energetica, ce n’è una su cui porre attenzione: cosa cambierà col recepimento della direttiva EED e della EPBD? “Il recepimento delle nuove versioni delle direttive porterà a un maggiore impulso agli interventi di riqualificazione energetica, in particolare nel settore degli edifici. La EED introduce dal 2027 l’obbligo, per le imprese con consumi annui superiori ai 2000 tep, di mettere in piedi un sistema di gestione dell’energia (SGE), certificandosi ISO 50001 – risponde Di Santo –. È una buona opportunità per dare alle imprese uno strumento che consenta di ridurre i costi energetici e di migliorare la competitività e allo Stato di ridurre i costi degli interventi dei bonus e migliorare la bilancia dei conti con l’estero. Le esperienze mostrano che un SGE correttamente implementato porta benefici in grado di ripagare le spese di adozione in tempi brevi, consentendo alle imprese di conseguire prestazioni nettamente superiori ai soggetti non certificati. Certo, occorre dare indicazioni procedurali in tempi rapidi, perché certificarsi ISO 50001 è ben più lungo e complesso che realizzare una diagnosi energetica, per cui non si può pensare di adempiere tutto l’obbligo nel solo 2027”.

Incentivi per l’efficienza energetica: lo stato dell’arte italiano

Dovendo fare un bilancio e una riflessione sugli incentivi per sostenere lo sviluppo dell’efficienza energetica in Italia (TEE, Transizione 5.0, Conto Termico ecc.) come siamo messi? “In linea di massima, siamo messi abbastanza bene, con incentivi che coprono buona parte degli interventi di efficientamento energetico realizzabili. Questo corrisponde a quanto evidenziato da un’indagine realizzata da FIRE a inizio anno, disponibile fra gli atti della conferenza Enerpolicy. È emerso che ci sono numerose soluzioni che presentano un supporto adeguato, ma che andrebbe anche migliorato il governo delle politiche: orizzonte di medio periodo, durata adeguata delle politiche nuove, aggiornamento puntuale di quelle esistenti, semplicità per famiglie e piccole imprese”.

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I problemi maggiori si hanno con edifici e trasporti, sia per la maggiore necessità di un contributo economico pubblico, sia per lo stato delle attuali politiche e i costi connessi a scelte sbagliate degli ultimi anni. “Per gli edifici, ad esempio, giocano sfavorevolmente il taglio dell’Ecobonus, il ritardo del nuovo Conto Termico e l’assenza di incentivi adeguati a chi versa in condizioni di disagio economico. Anche i certificati bianchi sono in attesa dei nuovi obblighi e di un rafforzamento, mentre il Fondo nazionale per l’efficienza energetica meriterebbe un ridisegno. Transizione 5.0 ha finalmente cominciato a crescere, anche se in ritardo a causa dell’eccesso di complicazioni nel disegno originario”.

Efficienza energetica e Pmi: idee e misure per un suo sviluppo

Le Pmi hanno un peso specifico preponderante nel tessuto produttivo italiano. Per questo è bene comprendere quali sono le opportunità per le Pmi in tema di sviluppo dell’efficienza energetica e quali, invece, i nodi ancora irrisolti? “Le Piccole e medie imprese, in generale, hanno un potenziale di risparmio energetico più elevato delle grandi imprese in termini percentuali. Scontano però due grandi barriere: la mancanza di risorse specializzate nella gestione dell’energia e il peso assoluto basso della bolletta energetica. Questo comporta che sia più difficile comprendere cosa poter fare, in particolare in ottica di gestione, e che sia più difficile trovare esperti ed imprese capaci di intervenire con efficacia, a causa dei margini più ridotti” evidenzia Di Santo.

È lui a ricordare che FIRE, già diversi anni fa, aveva suggerito alcune possibili misure per cercare di ridurre il problema: l’adozione di energy manager di distretto o al servizio di più imprese sul territorio, lo sviluppo di ESCO territoriali o di one-stop-shops in grado di erogare i medesimi servizi in una certa area, il ricorso alle ISO 50005 e 50009. “Inoltre, potrebbe aiutare disporre di incentivi di più semplice accesso, pensati per le Pmi, soprattutto per le misure di breve durata, come quelle collegate al PNRR”.

Lo stimolo offerto dall’intelligenza artificiale

Quale potenzialità offre l’adozione dell’intelligenza artificiale per lo sviluppo dell’efficienza energetica in Italia? “Si è iniziato a parlare di intelligenza artificiale in modo diffuso piuttosto di recente, fondamentalmente in concomitanza della disponibilità dell’intelligenza generativa. Machine learning e deep learning sono stati in realtà usati per oltre vent’anni e la loro diffusione è andata crescendo. Ciò lo si deve ai benefici che consentono di conseguire su applicazioni legate a monitoraggio, automazione, manutenzione predittiva, analisi e gestione dei dati ecc. Sono ormai molti i dispositivi e le macchine che ne fanno uso, anche per impieghi direttamente collegati alla gestione delle reti, alla generazione e all’uso dell’energia. La diffusione di sistemi di condivisione e trasmissione dei dati particolarmente economici, senza fili e performanti ha facilitato questa tendenza, rendendo i sistemi sempre più interconnessi”.

Intelligenza Artificiale

AI, tra nuove frontiere e uno studio FIRE

Lo sviluppo incredibilmente veloce dell’IA generativa apre ora nuove frontiere a proposito di sviluppo dell’efficienza energetica in Italia. “FIRE pubblicherà a breve uno studio in cui sarà disponibile una sintesi delle applicazioni oggi presenti e i risultati di un’indagine e di numerose interviste realizzate negli scorsi mesi a vari stakeholder del settore. Quello che emerge è una scarsa conoscenza dell’IA generativa e delle sue potenzialità da una parte, e una discreta diffusione delle altre forme di intelligenza artificiale dall’altra. Un elemento importante è che anche in grandi imprese ed enti manca spesso una strategia sulla eventuale adozione delle nuove piattaforme generative. Ci sono comunque soggetti che hanno iniziato ad avvalersene e a trarne benefici. Per quanto la diffusione della Generative AI ponga una serie di importanti questioni, e sollevi timori per varie ragioni, il suggerimento è di provare a valutarne funzionamento, potenziali usi e impatti”, illustra Di Santo.

Il ruolo degli energy manager…

Spesso si evidenzia la figura dell’energy manager come fondamentale per la transizione energetica, di cui l’efficienza è parte integrante. Ma che importanza ha oggi? “Senza un responsabile della gestione dell’energia – che metta insieme approvvigionamenti, generazione ed efficientamento dei consumi – è infatti impossibile condurre un’azione efficace di riduzione dei costi. Ciò è stato compreso da un numero crescente di aziende, tanto è vero che il record assoluto di nomine raggiunto nel 2023 è stato superato nel 2024, come illustreremo nel consueto webinar di presentazione del rapporto annuale sugli energy manager insieme al MASE a luglio”.

Perché è da definirsi una figura cruciale, specie per lo sviluppo dell’efficienza energetica? “Gli energy manager sono chiamati a supportare le imprese nella gestione dell’energia, ma anche nei processi di decarbonizzazione e di miglioramento della sostenibilità. È un aspetto particolarmente rilevante per i soggetti coinvolti direttamente o indirettamente nella direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), al di là delle proposte di semplificazione contenute nei pacchetti Omnibus della Commissione europea presentati lo scorso febbraio. Ciò comporta la capacità di lavorare in un contesto più complesso e articolato, che richiede nuove competenze e un costante aggiornamento, che cerchiamo di supportare attraverso un’offerta formativa sempre più ampia e variegata”.

… e il giusto inquadramento

Se la formazione è importante, lo è altrettanto, se non di più, un corretto inquadramento da parte delle imprese e degli enti. “L’energy manager è una figura orizzontale, che necessita di operare in un contesto di politica aziendale energetica chiaro e definito. Non a caso i migliori risultati si conseguono spesso nell’ambito di un sistema di gestione dell’energia. Quando si nomina un energy manager esterno, scelta tipica delle realtà medio piccole, è invece opportuna la scelta di un esperto in gestione dell’energia (EGE). È positivo sapere che sono in crescita sia gli energy manager certificati EGE, sia le organizzazioni certificate ISO 50001, un trend che confidiamo possa continuare”, conclude Di Santo.

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