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nel 2024 80 denunce di infortuni al giorno


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“Se questa giornata ha l’obiettivo di sensibilizzare sull’importanza della prevenzione degli infortuni e della malattie professionali, e promuovere una cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro, la strada da fare da Puglia – a leggere i dati – è purtroppo ancora lunga. E questo chiama in causa la responsabilità sociale delle imprese e delle istituzioni preposte al rispetto delle norme”. Così la segretaria generale della Cgil Puglia, Gigia Bucci, commenta la situazione pugliese, in occasione della Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, che si celebra ogni anno il 28 aprile.

“Lo scorso anno nella nostra regione abbiamo registrato oltre 28mila denunce di infortunio all’Inail, una media di quasi 80 al giorno, e 74 morti di lavoro. Sono numeri inaccettabili che rimandano a un grave problema culturale che attiene al cinismo disumano di troppi imprenditori per i quali la salute, i corpi e le vite di chi lavora vengono dopo del profitto e a quello sono sacrificabili”, sottolinea Bucci . “Per questi la tutela e la prevenzione sono costi e non investimenti a salvaguardia dell’incolumità di uomini e donne. Evitiamo di parlare di fatalità, evitiamo di parlare di morti bianche. È una piccola strage programmata in spregio al rispetto delle leggi e della vita umana”.

A sostegno della propria tesi la segretaria della Cgil pugliese cita gli ultimi dati riferiti alla Puglia: “Il report 2024 dell’Ispettorato nazionale del lavoro parla chiaro. Su 12.246 ispezioni effettuare, è stato riscontrato il 72,6% di irregolarità a valere su tutto lo spettro di norme che attengono al rispetto dei contratti e della sicurezza. Dei 18.859 lavoratori interessati da controlli, per 12.981 di loro l’Ispettorato ha riscontrato violazioni proprio in materia di salute e sicurezza, il 68%. Un sistematico aggirare ed evadere misure a tutela dei lavoratori e lavoratrici che non è accettabile”.

“Come Cgil – prosegue – lavoriamo con l’Inail sulla formazione dei lavoratori e dei delegati, abbiamo appena chiuso un progetto che ha interessato i settori dell’edilizia e dell’agricoltura, con la produzione di materiale informativo anche multilingue. Ma se vogliamo affrontare seriamente il tema della sicurezza, bisogna cominciare dal contrastare il diffuso precariato che rende fortemente subalterni i lavoratori, impossibilitati dall’esigere il pieno rispetto delle norme di prevenzione e tutela pena il rischio di veder interrotto il proprio rapporto di lavoro. Così come è necessario un sistema serio di qualificazione delle imprese, e non le blande proposte avanzate da questo Governo, e intervenire sugli organici degli organismi ispettivi, lavorando a una banca dati e un sistema di coordinamento delle azioni più efficace”.

“Sulla sicurezza – conclude Bucci – insiste uno dei quesiti referendari che voteremo l’8 e 9 giugno, che punta nei settori privati a estendere la responsabilità solidale del committente, dell’appaltatore e dei subappaltatori. Perché spesso proprio nelle infinite catene di subappalto si scaricano a valle responsabilità e interventi, che finiscono come sempre con avere con l’esporre chi lavora a rischi enormi. Più cultura del lavoro, più lavoro stabile, più formazione, più controlli. Se non ci si pone come prioritario il tema della sicurezza e della salute sui luoghi di lavoro, suonerà ipocrita e offensivo il cordoglio che ogni volta si leva da tutte le parti in occasione di gravi incidenti e morti. Se un senso può avere la Giornata mondiale è questa assunzione di responsabilità collettiva, che dovrebbe essere nelle cose in un paese civile dove chi fa impresa ha ben definita l’utilità sociale del proprio agire, come recita l’articolo 41 della Costituzione, e che questo non deve arrecare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.

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