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Le imprese sono sempre più social: oltre la metà è attiva online, ma servono strumenti per gestire la complessità


Il mondo dei social media non è più solo terreno di gioco per influencer e grandi marchi. Sempre più imprese italiane si affacciano sulla scena digitale, trasformando Facebook, LinkedIn e YouTube in veri e propri canali di business. Con oltre 5 miliardi di utenti attivi nel mondo e il 62,6% che li utilizza per informarsi (We Are Social, 2024), appare chiaro come i social media siano ormai un canale imprescindibile anche per le aziende B2B.

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Nel 2023, oltre la metà delle piccole imprese italiane – il 55,7% – ha utilizzato almeno un social network per comunicare con clienti, raccontare il proprio brand o intercettare nuovi talenti. Un dato in crescita di oltre dieci punti percentuali rispetto al 2019 (45,6%), che segnala un cambio di passo significativo nella cultura d’impresa digitale del Paese.

Questa evoluzione interessa l’intero tessuto imprenditoriale, ma è nelle realtà più strutturate – quelle con reti di punti vendita, partner o affiliati – che emergono con maggiore forza nuove esigenze di coordinamento e coerenza nella comunicazione. Per queste imprese, la presenza sui social non è più solo una questione di visibilità, ma un vero e proprio tema organizzativo da affrontare in modo strategico. A confermarlo sono i dati emersi da un recente report di Confartigianato, che raccontano un’Italia sempre più connessa anche nel mondo B2B. Il ritmo di crescita nel quadriennio 2019-2023 è stato costante: +4,8% annuo. Non solo: oltre un’impresa su quattro (27,2%) utilizza più di un social media, dimostrando un approccio sempre più strategico alla comunicazione online.

La presenza digitale delle piccole imprese si concentra in particolare nei settori dei Servizi (64,1%), seguiti dal Manifatturiero (47,2%) e dalle Costruzioni (43,6%). Quanto agli strumenti, i più utilizzati sono i social network tradizionali (53,6%), seguiti dalle piattaforme per la condivisione di contenuti multimediali (28,6%) come YouTube o SlideShare. Solo il 5,1% delle piccole imprese sceglie invece blog e microblog, segno che la comunicazione visiva continua a dominare.

Ma a cosa servono i social alle imprese?

In quattro casi su dieci per rafforzare l’immagine aziendale e dei prodotti; in 1 su 4 per raccogliere feedback, rispondere ai clienti e gestire la relazione con il pubblico; in uno su dieci per cercare personale o coinvolgere attivamente il proprio pubblico nello sviluppo di nuovi beni o servizi.

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L’altro lato della medaglia: la complessità della gestione

Se da un lato cresce l’adozione dei social, dall’altro aumenta anche la complessità della gestione. Coordinare la comunicazione digitale su più canali, in modo coerente e professionale, è una sfida concreta soprattutto per le imprese che operano con una rete di punti vendita o partner locali, soci, affiliati e agenti. Il rischio è quello di generare messaggi disomogenei, che indeboliscono la percezione del brand e confondono i clienti.

Per rispondere a questa esigenza, stanno emergendo soluzioni tecnologiche in grado di semplificare la gestione centralizzata dei contenuti, mantenendo però una certa autonomia operativa a livello locale. È il caso di Isual, una piattaforma di social media management nata proprio per aiutare i brand a comunicare in modo uniforme attraverso i profili social dei loro partner. L’obiettivo è chiaro: garantire coerenza, qualità e controllo sulla comunicazione, senza appesantire il lavoro dei singoli negozi o partner.

Con l’aumento dell’uso dei social media da parte delle imprese, diventa sempre più evidente la necessità di strutturare la comunicazione in modo efficace. La vera sfida oggi non è solo esserci, ma riuscire a parlare con una voce chiara e coerente, soprattutto in realtà complesse o distribuite sul territorio”, spiega Arianna Ruzza founder di Isual.

Con l’evoluzione delle abitudini digitali e l’aumento delle aspettative dei consumatori, strumenti come Isual rappresentano una risposta concreta a una domanda sempre più rilevante: come comunicare in modo efficace e strategico, anche in strutture aziendali complesse e distribuite sul territorio. Una sfida che, a quanto pare, le imprese italiane stanno finalmente iniziando ad affrontare.



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