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Sui Btp record di fondi esteri. Famiglie, debito ai minimi


I tempi sono incerti e i rischi per la stabilità finanziaria sono aumentati. Ma l’Italia si conferma una nave solida in grado di navigare in questo mare mosso. E lo è, come ha spiegato la Banca d’Italia nel suo Rapporto sulla stabilità finanziaria, sotto diversi punti di vista. Il debito pubblico resta sostenibile e appetibile, visto che attrae sempre più gli investitori esteri, che sono arrivati a detenere una quota del 33,6 per cento dell’intero passivo. Acquisti sostenuti sia dalla promozione delle agenzie di rating che dal deflusso di capitali americani che si sono “rifugiati” in Europa. Ma c’è anche un’altra novità: anche le banche italiane, che da tempo avevano mostrato una certa disaffezione al debito nazionale, hanno ripreso gli acquisti. A gennaio e febbraio di quest’anno, hanno effettuato sottoscrizioni nette per quasi 16 miliardi, portando la quota del sistema bancario di nuovo sopra i 300 miliardi (305 per l’esattezza). Per la prima volta invece, le famiglie hanno ridotto la loro esposizione ai titoli di Stato. Ma va detto che venivano da oltre un anno di forti acquisti.

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LA SITUAZIONE

Le famiglie presentano comunque una situazione molto solida. Il rapporto tra il debito complessivo e il reddito disponibile è scesa al 56,1 per cento, il valore minimo dal 2008. Un dato inferiore di oltre 30 punti rispetto alla media dell’area euro. Se il debito pubblico è alto, quello delle famiglie resta insomma a livelli molto bassi. Secondo i dati preliminari dei conti finanziari, nei sei mesi terminanti a dicembre del 2024, la ricchezza finanziaria si è nel complesso rafforzata, sia per l’andamento positivo dei mercati finanziari – poi deterioratosi nel corso del 2025 – sia per un incremento dei risparmi. Le famiglie hanno dismesso azioni e partecipazioni, ampliando gli investimenti in strumenti del risparmio gestito, soprattutto nella componente dei fondi comuni. E hanno aumentato i loro depositi bancari. Per quanto riguarda le imprese invece, nei primi mesi del 2025, spiega la Banca d’Italia, soprattutto quelle operanti nei comparti più esposti alle possibili ripercussioni delle tensioni commerciali, la redditività, già ridottasi nel 2024, potrebbe diminuire ancora. In uno scenario avverso, che presuppone un calo del fatturato coerente con le stime di Bankitalia relative all’effetto diretto dei dazi imposti dagli Stati Uniti, la percentuale delle imprese vulnerabili e del debito ad esse attribuibile aumenterebbero in misura limitata, rispettivamente di 2,3 e 1,5 punti percentuali.

Nel suo rapporto la Banca d’Italia è tornata ad occuparsi di criptovalute. Secondo gli esperti di via Nazionale «la forte espansione di Bitcoin e delle altre criptoattività caratterizzate da un’elevata volatilità delle quotazioni comporta rischi non solo per gli investitori, ma potenzialmente anche per la stabilità finanziaria, alla luce delle crescenti interconnessioni tra l’ecosistema di queste attività, il settore finanziario tradizionale e l’economia reale».Il valore di mercato delle criptoattività, si legge, già cresciuto nel corso del 2024, è ulteriormente aumentato dopo le elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Il valore è successivamente sceso, portandosi alla fine di marzo a 2,75 trilioni di dollari. Oltre il 60% del mercato è rappresentato da Bitcoin. Solo il 9% è costituito da attività digitali emesse da entità che ne ancorano il prezzo a valute tradizionali di riferimento (stablecoins).

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