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Ministro urla e abbandona tavolo, Cgil non si fa intimidire


Roma, 2 maggio – “Oggi si è consumata una delle pagine più tristi per le relazioni sindacali ed industriali nel nostro Paese. Dopo la scellerata scelta di Eni di smantellare la produzione della chimica di base in Italia, scelta subita dal Governo e dal Ministro Urso, ora assistiamo al fuggi fuggi generale. Fugge Eni, che non si presenta al tavolo di monitoraggio sugli effetti occupazionali sull’indotto, nonostante in sede di accordo avesse garantito in pompa magna la piena copertura dell’Azienda partecipata anche sui lavoratori indiretti. E fugge il Ministro Urso che, abbandonando il tavolo di confronto, dimostra uno scarso senso di responsabilità istituzionale, scegliendo di lasciare al proprio destino migliaia di lavoratori e lavoratrici delle ditte appaltatrici e le loro rappresentanze appositamente convocate.

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Il miglior modo per risolvere i problemi è quello di evitarli”. Così il segretario confederale della Cgil Pino Gesmundo al termine dell’incontro tenutosi oggi al Mimit.

“Il Ministro – prosegue il dirigente sindacale – arriva al tavolo impreparato. Avevamo chiesto formalmente e per tempo documentazioni dettagliate sulle imprese e sul numero dei lavoratori coinvolti, indotto compreso, nel processo di dismissione della chimica di base. Abbiamo chiesto la presenza di Eni e delle rappresentanze delle imprese al tavolo di discussione. Abbiamo, inoltre, auspicato la presenza delle istituzioni Regionali per fare una discussione vera. Ma nulla ci è stato accordato. È sconfortante – denuncia Gesmundo – assistere ad una così plateale e generale manifestazione di deresponsabilizzazione di fronte allo scempio che si sta producendo, sia sul delicato tema della produzione della chimica di base, sia rispetto alla tenuta occupazionale in territori già particolarmente e gravemente colpiti”.

Per il segretario confederale “duole dirlo, ma il tutto era nell’aria: siamo di fronte a una partecipata pubblica che sceglie di abbandonare la produzione industriale per aprirsi all’intermediazione finanziaria, e di fronte a un Ministro che non solo non ha avuto il coraggio di reagire alle imposizioni di Eni, ma che addirittura, senza alcun briciolo di coerenza, continua ancora oggi a sostenere in sede europea la strategicità della chimica di base e della sua produzione in paesi UE. Chi paga le conseguenze di tutto ciò sono quelle lavoratrici e quei lavoratori che dall’incontro di oggi si aspettavano una parola certa sul loro futuro, sui piani di riconversione anche delle filiere, degli indotti e sulla tenuta dei livelli occupazionali nei loro territori. Ma per il Ministro il problema non esiste”.

“La Cgil non si fermerà certamente. E altrettanto certamente non fuggirà dalle proprie responsabilità, come ha fatto oggi il Ministro. La nostra responsabilità la sentiamo tutta e vogliamo esercitarla fino in fondo. Nelle prossime ore – conclude Gesmundo – valuteremo insieme alle categorie e ai territori interessati quali e quante forme di lotta mettere in campo per provare a difendere ciò che il Ministro oggi ha gravemente offeso: il valore del lavoro. Non ci lasciamo intimorire neppure dalle ‘poco istituzionali’ urla di Urso. Non ci scoraggiamo e, tantomeno, siamo disposti a lasciare che Eni e Governo continuino a trascurare le istanze delle lavoratrici, dei lavoratori e delle loro rappresentanze”.



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