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Kim Moon-soo è il candidato del Partito conservatore per le presidenziali


L’ex ministro del Lavoro sfiderà il candidato favorito, il liberale Lee Jae-myung, alle elezioni del 3 giugno. Nel discorso di investitura ha promesso “una forte alleanza con chiunque” per battere i rivali. Fra le priorità il sostegno alle imprese e una linea dura contro la Corea del Nord. Tuttavia i sondaggi assegnano ancora un netto vantaggio per Lee.

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Seoul (AsiaNews) – I conservatori del Partito del potere popolare (Ppp) hanno scelto Kim Moon-soo quale sfidante del liberale (e favorito nella sfida alle urne) Lee Jae-myung per le elezioni presidenziali in programma il prossimo 3 giugno in Corea del Sud. L’ex ministro del Lavoro ha ottenuto la nomina alle primarie del partito e si candiderà alla guida del Paese, per un voto indetto dopo la destituzione di Yoon Suk Yeol a processo e sotto impeachment per il suo fallito tentativo di imporre la legge marziale.

Nel discorso di investitura che è seguito all’annuncio ufficiale il 73enne Kim ha promesso di formare “una forte alleanza con chiunque pur di impedire il governo di Lee Jae-myung e delle sue forze del Partito democratico”. “Mi impegnerò – ha proseguito il leader dei conservatori – per questo con una procedura e un metodo che il nostro popolo e i nostri membri accettino, e alla fine vincerò”. Nella corsa interna al Ppp l’ex governatore della provincia di Gyeonggi, la più popolosa del Paese, e membro dell’Assemblea nazionale per tre mandati, ha ottenuto il 56,5% delle preferenze, battendo il solo sfidante Han Dong-hun. Altri candidati erano già stati eliminati in precedenza.

Kim era nei primi anni della vita politica e sociale un attivista pro-democrazia e sindacale, ma si è unito a un partito conservatore negli anni ’90 diventando uno degli esponenti dell’ala più dura e radicale del partito. Ora si trova ad affrontare l’esponente del Partito democratico Lee Jae-myung, che nei sondaggi ha sinora sopravanzato ciascuno dei candidati conservatori dichiarati con ampi margini a due cifre. Già titolare del dicastero del Lavoro sotto la presidente di Yoon Suk Yeol, egli ha promesso di implementare politiche favorevoli alle imprese nel caso in cui verrà eletto.

Nel suo discorso di accettazione ha poi delineato una visione conservatrice di ampio respiro per il Paese, giurando di adottare una linea dura contro la Corea del Nord e di attuare incentivi per le imprese, per l’innovazione e la scienza. Si è inoltre impegnato a rafforzare le politiche di sostegno ai giovani lavoratori e alle persone svantaggiate, facendo leva sulla sua esperienza di attivista per il lavoro e la democrazia durante l’università, per la quale è stato imprigionato ed espulso dalla scuola. Tuttavia, egli ha poi aggiunto che il partito deve dimostrare di essere ripartito per conquistare gli elettori, consapevole del contraccolpo nel gradimento da parte dell’opinione pubblica in seguito al tentativo di legge marziale di Yoon.

Il partito conservatore è in svantaggio rispetto ai liberali per quanto riguarda gli indici di gradimento, anche se ha ridotto il divario rispetto alle prime settimane. Kim rimane uno dei pochi all’interno del proprio schieramento a sostenere che la rimozione di Yoon non era giustificata. Lee, il candidato liberale, rimane in netto vantaggio, con quasi il 50% del sostegno secondo un sondaggio della società di sondaggi Realmeter pubblicato nei giorni scorsi, mentre Kim ha ottenuto il 13% dei consensi.

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Questa settimana, però, la corsa è stata scossa da una sentenza del tribunale che ha messo in dubbio l’idoneità di Lee a candidarsi alla presidenza, ribaltando un’assoluzione del tribunale di grado inferiore che lo aveva scagionato. La Corte Suprema ha rinviato il caso a una corte d’appello e non è chiaro quando arriverà una nuova sentenza.

Ieri, intanto, l’ex primo ministro di Yoon, Han Duck-soo, ha annunciato il suo ingresso nella corsa presidenziale, sperando di sfruttare il suo alto profilo. Han, pur non essendo un membro del partito conservatore, è stato indicato come potenziale partner del partito per unire le forze contro i liberali nella corsa alle urne. A trascinare la nazione alle urne, in un quadro di gravi turbolenze politiche e istituzionali, la rimozione di Yoon dalla presidenza in aprile da parte della Corte Costituzionale; per i giudici egli ha commesso una grave violazione dei suoi doveri dichiarando la legge marziale il 3 dicembre senza motivi giustificabili.





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