Il Piano Italia a 1 Giga, finanziato con fondi Pnrr che ha l’obiettivo di garantire a tutti i cittadini una velocità di connessione di almeno 1 Giga al secondo sull’intero territorio nazionale entro giugno 2026, è molto indietro. E a meno di un’accelerata senza precedenti sarà impossibile arrivare al risultato
Il presidente dell’associazione Anie Sit di Confindustria, Luigi Piergiovanni, lancia l’allarme: «Se non cambiano le condizioni e a meno di misure straordinarie non sarà possibile raggiungere l’obiettivo 2026». La situazione più critica in Valle d’Aosta, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Lazio.
Si mette male per la banda ultralarga in Italia. Il Piano Italia a 1 Giga, finanziato con fondi Pnrr, e che ha l’obiettivo di garantire a tutti i cittadini una velocità di connessione di almeno 1 Giga al secondo sull’intero territorio nazionale entro giugno 2026, è troppo indietro. E a meno di un’accelerata senza precedenti sarà impossibile arrivare al risultato.
A lanciare l’allarme l’associazione di Confindustria Anie Sit che riunisce le imprese di rete ossia le aziende impegnate nella realizzazione delle nuove reti per conto di FiberCop e Open Fiber le due società che si sono aggiudicate il bando nazionale, ciascuna per specifiche regioni.
Regione per regione
A oggi sono solo cinque le regioni che hanno superato il 60 per cento dei lavori e che dunque di qui a un anno potranno arrivare a fine cantieri: Marche, Abruzzo, Molise, Basilicata e Calabria. In dieci regioni la percentuale è compresa fra il 45 per cento e il 59 per cento quindi in area borderline: Piemonte, Liguria, Lombardia, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna. E in cinque regioni la situazione è considerata altamente critica: Valle d’Aosta, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Lazio.
Secondo i dati resi noti da Paolo Corda, responsabile pianificazione, gare e ingegneria di Infratel – la società che è il soggetto attuatore dei piani di intervento pubblico per la banda ultralarga per conto del governo – «a marzo è stato raggiunto il 49 per cento di avanzamento del piano. La prossima milestone di giugno prevede una percentuale di raggiungimento del 70 per cento».
«Se non cambiano le condizioni operative e a meno di misure straordinarie non sarà possibile raggiungere l’obiettivo del 2026 – evidenzia il presidente di Anie Sit Luigi Piergiovanni -. Le imprese hanno investito mezzi e risorse, ma ci sono ritardi nei pagamenti, carenze di manodopera e una continua incertezza nei flussi di lavoro».
Burocrazia e costi crescenti sono i principali ostacoli sul cammino: troppe lungaggini per ottenere i permessi da parte di comuni ed enti locali, continue riprogettazioni in corso d’opera dovute alle nuove mappature derivanti dalle consultazioni legate agli investimenti degli operatori di telecomunicazioni, per non parlare dei rincari sulle spese per i ripristini stradali necessari a seguito degli scavi per posare la fibra (il costo del bitume è schizzato per effetto delle guerre e delle tensioni geopolitiche) e dei tassi di interesse non ancora rientrati a livelli accettabili.
«Servono interventi rapidi e una riflessione realistica sul cronoprogramma. La fibra è fondamentale se non si vorrà rischiare che metà del paese resti indietro sulla digitalizzazione», ha evidenziato Piergiovanni.
La digitalizzazione di imprese e pubbliche amministrazioni è peraltro la missione numero uno nell’ambito del Pnrr. «Il tempo del dibattito è finito, oggi è il tempo dell’azione – ha detto Corda di Infratel –. Ogni ritardo compromette non solo i progetti, ma la fiducia dei cittadini e delle imprese».
La società del Mimit intende imprimere una sterzata forte per accelerare sulla roadmap. E il dipartimento per la Trasformazione digitale ha convocato una riunione urgente a cui hanno presenziato rappresentanti di Infratel, Open Fiber e FiberCop nonché del ministero dell’Economia, del dipartimento degli Affari europei e della presidenza del Consiglio, per trovare una quadra in particolare sulla proposta di FiberCop, che in una lettera al governo si è dichiarata disponibile a subentrare a Open Fiber per accelerare sui cantieri, proposta su cui si sta ragionando per capire se sia fattibile.
«Il nostro obiettivo è chiaro: fare tutto il necessario per salvaguardare il Piano Italia a 1 Giga, raggiungere i target previsti e non mettere a rischio il finanziamento europeo da 3,5 miliardi di euro – sottolinea il Sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti -. Il governo è pienamente coinvolto nella definizione della strategia, e il mio Dipartimento (per la Trasformazione digitale ndr) ha già attivato i tavoli tecnici per individuare le soluzioni più efficaci».
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