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Tassa sanità frontalieri, mozione FdI in Regione chiede se contributo è legittimo MALPENSA24


I consiglieri regionali varesini di Fratelli d’Italia Dell’Erba e Zocchi

VARESE – Ci sono anche i consiglieri regionali varesini Luigi Zocchi e Romana dell’Erba tra i firmatari di una mozione dedicata alla tassa sanità dei frontalieri (che interessa anche il Varesotto come territorio di confine) che Fratelli d’Italia ha depositato in consiglio regionale. Nel testo si chiede alla giunta di Regione Lombardia di attivarsi con urgenza per verificare la legittimità del contributo aggiuntivo al Servizio sanitario nazionale introdotto con la legge di bilancio 2024, e destinato ai cosiddetti “vecchi frontalieri”, ovvero quei lavoratori frontalieri il cui regime fiscale non è stato modificato dall’Accordo bilaterale tra Italia e Svizzera ratificato nel 2023.

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La mozione

Qualora venisse applicata la norma, i circa 70mila lavoratori frontalieri lombardi potrebbero generare un gettito aggiuntivo stimabile in oltre 100 milioni di euro annui. La mozione presentata dai consiglieri regionali Luigi Zocchi, Giacomo Zamperini, Romana dell’Erba e Anna Dotti, parte dalla constatazione che, nonostante le rassicurazioni contenute nell’accordo del 2020 e nella relativa legge di ratifica, la legge di bilancio ha introdotto un contributo mensile (tra 30 e 200 euro, in base al reddito e ai carichi familiari) a carico anche di questi lavoratori, con ampia discrezionalità affidata alle regioni in merito ad aliquote e agevolazioni. «Non ci appartiene lo stile populistico che utilizza slogan da stadio rischiando solo di generare ulteriore confusione tra i cittadini e alimentando polemiche su un’ipotesi che non è nemmeno in discussione: la disapplicazione di una legge dello Stato», dichiarano i consiglieri  Zamperini e Zocchi. «Noi scegliamo invece di agire con responsabilità e concretezza, attraverso una mozione che mira a verificare la legittimità del provvedimento, tutelare i lavoratori applicando le aliquote meno penalizzanti e garantire una distribuzione equa delle risorse su tutti i territori realmente interessati, facendo valere il principio territoriale dell’Asst di riferimento. Un caso emblematico è quello dei frontalieri lecchesi o gallaratesi che, pur trovandosi entro i 20 km dal confine con la Svizzera e curandosi stabilmente presso le strutture della Asst Lecco e Valle Olona, rischiavano di vedere il personale sanitario dei loro ospedali escluso dai benefici previsti. Questo comporterebbe un enorme danno per il territorio delle strutture interessate, come dimostra anche l’indagine sull’impatto dell’indennità di confine a cura di Opi Lecco».

L’utilizzo dei contributi

«La nostra mozione – continuano i consiglieri – chiede che Regione Lombardia si attivi con urgenza anche alla luce delle perplessità sollevate da professionisti del settore fiscale, rappresentanze sindacali e istituzioni elvetiche. Allo stesso tempo, è fondamentale che venga esplicitato come saranno utilizzati i contributi eventualmente riscossi, valutando anche la possibilità di istituire un fondo compensativo per garantire trasparenza ed equilibrio tra i territori. Infine, si chiede appunto che venga chiarito come le risorse destinate alla sanità non siano riservate esclusivamente alle strutture entro i 20 km dal confine svizzero, ovvero Asst Lariana, Asst Sette Laghi, Asst della Valtellina e dell’Alto Lario, ma che vengano equamente distribuite anche alle Asst dei territori di provenienza dei lavoratori frontalieri, tra cui Asst Lecco, Asst della Brianza, Asst Valcamonica e Asst Valle Olona».

La reazione di Astuti

In merito alla mozione di Fratelli d’Italia interviene il consigliere regionale varesino del Pd Samuele Astuti.

Incredibile che all’improvviso Fdi si occupi dei frontalieri, oltre tutto chiedendo la legittimità del provvedimento sul contributo aggiuntivo al Servizio sanitario nazionale deciso da un Governo di cui fa parte. Forse il centrodestra non si rende conto che i nostri lavoratori di confine non sono più disposti a farsi prendere in giro e che questo non è un tema che si può trattare a giorni alterni, cambiando posizione a seconda della convenienza.

Ricordo che quando a gennaio presentammo in Aula un’interrogazione per sapere se Regione Lombardia intendesse attivare il prelievo sui redditi dei frontalieri, l’assessore al Welfare Bertolaso rispose senza dubbi che si trattava di una legge dello Stato e loro intendevano applicarla. E anzi si diceva assolutamente favorevole e si assumeva la responsabilità di essere stato fra coloro che avevano suggerito di trovare in questo contributo la soluzione al problema dell’emorragia di personale sanitario, soprattutto nelle zone di confine. Bertolaso aveva proprio parlato della necessità di una compensazione rispetto all’investimento che Regione fa per medici e infermieri, che, una volta formati, vanno a lavorare in un Paese straniero, più facilmente, appunto, nella vicina Svizzera.

Abbiamo chiesto più volte di poter ascoltare Bertolaso in audizione. Domani, giovedì 8 maggio, dopo aver atteso molto tempo, è stato finalmente fissato un incontro, anche se non con l’assessore, ma con qualche dirigente della Direzione generale del Welfare. E oggi, guarda caso, Fdi comunica che ha depositato una mozione in proposito. Ma come? In occasione del bilancio di previsione, nel dicembre scorso, un nostro ordine del giorno in cui impegnavamo la Giunta a richiedere di abrogare i commi della legge di bilancio relativamente all’imposizione speciale sui vecchi frontalieri, e a prevedere il finanziamento regionale dei servizi sanitari nelle aree di confine senza gravare su questi lavoratori, venne bocciato in blocco da Fdi e da tutto il centrodestra. E adesso spunta una mozione in cui la principale forza di governo si chiede se quello che ha fatto è legittimo, tra l’altro con mesi di ritardo.

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