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“All’Umbria serve uno shock positivo, non basta più il benessere statico”


È l’Umbria la regione con la peggiore performance nella variazione reale dei redditi Irpef pro capite tra il 2019 e il 2023. Lo certifica il rapporto BesT 2024 dell’Istat, secondo cui il calo del potere d’acquisto è stato del -3,7%, oltre tre volte la media italiana. In termini assoluti, ogni contribuente ha perso circa 865 euro. In particolare, i lavoratori dipendenti umbri hanno subito un crollo del -10,7% del reddito reale, nessun’altra regione ha fatto peggio. Unica nota positiva, i pensionati, che segnano un timido +0,9%.

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Le due province umbre seguono un andamento simile: sia Perugia (+11,1% nominale) che Terni (+10,1%) restano sotto la media nazionale e in perdita reale.

Mencaroni: “Serve un cambiamento profondo, ora”

A fronte di questo scenario, Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, non usa mezzi termini: “Non possiamo accontentarci di una qualità della vita che resiste mentre l’economia arretra. Serve uno shock positivo”. Secondo Mencaroni, il benessere sociale da solo non garantisce futuro e va sostenuto da un’economia capace di generare valore, trattenere giovani e attrarre investimenti.

Le direttrici d’intervento, per il presidente, sono chiare:

  • Innovazione: aumentare le domande di brevetto, oggi troppo basse (53,6 per milione di abitanti, contro i 102,9 della media italiana);

  • Formazione: valorizzare il capitale umano in sinergia con le università;

  • Imprese: rilanciare la produttività con strategie condivise tra pubblico e privato.

“Occorrono scelte coraggiose, investimenti mirati, infrastrutture materiali e immateriali. È il momento di scommettere sulla digitalizzazione e su filiere produttive innovative”, ha aggiunto Mencaroni.

Il paradosso dell’Umbria: redditi giù, ma qualità della vita alta

Nonostante le difficoltà economiche, l’Umbria resiste nei principali indicatori sociali. Il BesT 2024 evidenzia che il 46,1% degli indicatori provinciali umbri è in fascia alta o medio-alta, superando la media nazionale del 41,8%. Il benessere è trainato da scuola, cultura e partecipazione civica:

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  • Istruzione: il 44,4% degli indicatori è in fascia alta;

  • Iscrizioni all’università: il 59,8% dei diplomati umbri prosegue gli studi, 8 punti sopra la media italiana;

  • Partecipazione civica: alle europee 2024 ha votato il 60,8% degli umbri, 11 punti sopra la media nazionale.

Giovani, capitale umano e rischio emigrazione

L’Umbria fatica a trattenere i suoi giovani talenti. I divari retributivi, la scarsa valorizzazione delle competenze e la debole specializzazione produttiva rendono il mercato del lavoro poco attrattivo. Il rischio è una selezione negativa, dove restano solo i giovani con minori opportunità di mobilità, alimentando una spirale di stagnazione.

Come sottolineato anche da Agenzia Umbria Ricerche, il tessuto produttivo locale soffre di bassa intensità tecnologica e limitata domanda di figure specializzate, ostacolando sia la crescita salariale che la competitività delle imprese.

Cultura e servizi: le risorse invisibili da valorizzare

Un punto di forza su cui costruire la ripresa è rappresentato dal capitale sociale e culturale dell’Umbria:

  • 156 strutture culturali attive, il 3,5% del totale nazionale;

  • 119 biblioteche pubbliche e private, presenti nel 67,4% dei comuni;

  • 61% dei comuni offre servizi digitali alle famiglie, sopra la media italiana.

Questi dati indicano un territorio resiliente e coeso, con una buona base infrastrutturale sociale su cui poggiare un rilancio economico.





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