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Kpmg: il bilancio è di 445 miliardi (-4,1%). Flessione più marcata (-24,2%) per il numero di operazioni. Pesa l’aumento dell’incertezza. Previsioni grigie per i prossimi tre mesi
Dazi, possibili guerre commerciali e tensioni geopolitiche rallentano il private equity globale. Il primo trimestre dell’anno si chiude infatti con una brusca frenata degli investimenti, che sono scesi a 445 miliardi di dollari, dai 464 miliardi degli ultimi tre mesi del 2024, segnando una contrazione del 4,1%. Ancora più marcata la flessione sul fronte delle operazioni, calate a quota 3.760 dalle 4.960 del periodo precedente, con una flessione del 24,2%. Il quadro grigio emerge dal ‘Pulse of private equity’ di Kpmg, stando al quale è l’Europa la regione che ha sofferto di più. E le previsioni per i prossimi tre mesi sono tutt’altro che rosee.
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Male l’Europa, tiene l’America
Rispetto al resto del mondo, le Americhe mostrano un maggiore slancio. Gli investimenti di private equity sono infatti aumentati a 287 miliardi di dollari, dai precedenti 240 miliardi, nonostante un calo da 2.350 a 1.868 del numero di operazioni. In confronto, la regione EMA (Europa, Medio Oriente e Asia) ha registrato un considerevole crollo su entrambi i fronti, passando dai 170 miliardi di dollari per 2.184 operazioni dell’ultimo trimestre 2024 ai 109,2 miliardi e 1.555 operazioni di inizio 2025. In leggera crescita il bilancio della regione Asia Pacifico: gli investimenti sono infatti cresciuti leggermente, pur rimanendo molto contenuti sia in termini di volumi sia di deal, passando da 29 miliardi di dollari in 288 operazioni a 37,5 miliardi di dollari e 226 operazioni. “L’inizio dell’anno è stato caratterizzato da un generale rallentamento del ciclo di investimenti e disinvestimenti, dovuto, tra l’altro, alla elevata volatilità macroeconomica e geopolitica attivata dalle politiche statunitensi”, spiega Stefano Cervo, partner Kpmg head of private equity.
Tmt, industria ed energia in testa
Quanto ai comparti, è stato il settore tmt (tecnologia, media e telecomunicazioni) ad attrarre la quota maggiore di investimenti, con 117,4 miliardi di dollari. Seguono quello industriale (66,4 miliardi) e l’energia e risorse naturali (61,5 miliardi di dollari). Da segnalare che queste ultime, in particolare, a marzo 2025 hanno superato il livello di investimenti registrato nel 2024. Le infrastrutture e i trasporti, nel frattempo, hanno registrato 44,4 miliardi di dollari di investimenti solo nel primo trimestre del 2025, quasi la metà dei 90,6 miliardi di dollari messi a segno in tutto lo scorso anno.
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Attese grigie per il secondo trimestre
Guardando al futuro, secondo Cervo non c’è da stare allegri. “Nonostante l’ottimismo di alcuni sull’Europa, ci sembra prevalente tra gli operatori un approccio attendista, dovuto alle notevoli incertezze di sistema”, avverte. In effetti, i primi segnali del secondo trimestre hanno evidenziato proprio l’intensità dell’incertezza legata alle politiche tariffarie statunitensi di nuova attuazione, con cambiamenti che si verificano su base frequente. E stando agli esperti Kpmg, le preoccupazioni per gli impatti e le azioni di ritorsione potrebbero interrompere le trattative dei PE fino a quando non ci sarà maggiore certezza sulle strategie tariffarie.
A subire il peso maggiore di qualsiasi contrazione da parte degli investitori, saranno soprattutto i settori con un’elevata esposizione al rischio dei dazi. Tra questi, secondo Kpmg, ci sono il manifatturiero, le scienze della vita, i beni di consumo e la vendita al dettaglio. Di contro, altre aree più isolate e resilienti alle tariffe attireranno probabilmente la maggior parte dell’attività di investimento, compresi i servizi alle imprese, la sanità e le infrastrutture.
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