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Chip, come cambiano i rapporti fra Stati e grandi aziende


Quanto contano i poteri pubblici nella corsa all’intelligenza artificiale? L’analisi di Alessandro Aresu

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Alcune osservazioni di Ben Buchanan, già consigliere di Biden sull’intelligenza artificiale e co-autore de “Il nuovo fuoco” (Egea, 2024), e di Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera hanno portato l’attenzione sugli aspetti specifici dell’intelligenza artificiale nel rapporto coi poteri pubblici. Come scrive Giavazzi, “la ricerca sull’intelligenza artificiale è fondamentalmente diversa rispetto agli sviluppi tecnologici precedenti: i risultati sono ottenuti da imprese private, lo Stato c’entra poco”. Buchanan e Imbrie dettagliano ne “Il nuovo fuoco” il ruolo dello Stato negli sviluppi novecenteschi dell’intelligenza artificiale, ma danno effettivamente conto dei diversi paradigmi emersi con l’intelligenza artificiale generativa, e del divario di competenza, comprensione e capacità di investimento da parte dei poteri pubblici.

IL CASO DEEPSEEK

Nel corso del tempo, i risultati dei privati hanno sorpreso gli Stati, compresi gli apparati più competenti, come quelli della Repubblica Popolare Cinese, in cui è importante comprendere che il processo che ha portato alla realizzazione di DeepSeek (come del resto i risultati delle principali tecnologie) non è stato gestito dal Partito Comunista, ma ha visto un ruolo centrale dell’innovazione laterale e dei capitali di un attore privato. Ovviamente, nel sistema cinese, i risultati dei privati vengono sfruttati, amplificati e diffusi secondo gli obiettivi del Partito Comunista, come è avvenuto anche nella narrazione relativa a DeepSeek. Nessun privato sfuggirà mai dai vincoli politici del Partito.

NEI SEMICONDUTTORI DIVARIO CRESCENTE TRA PUBBLICO E PRIVATO

Nei settori al centro della competizione tecnologica, e in particolare per l’industria dei semiconduttori che è l’infrastruttura fondamentale dell’intelligenza artificiale e la condizione della possibilità dei suoi prodotti, si registra in effetti un divario crescente tra pubblico e privato. Divario cognitivo, anzitutto. Nessun governo ha ormai le competenze per dirigere, e prima ancora comprendere, ciò che fanno aziende come ASML e TSMC o, per citarne altre, ASE o Applied Materials. I loro procedimenti e i loro avanzamenti, per gli apparati pubblici, hanno quasi un carattere esoterico, e ciò tende a creare una nebbia informativa nel rapporto tra il pubblico e il privato. Soprattutto quando si prendono decisioni sulla base della sicurezza nazionale che, come ho previsto nella mia teoria del capitalismo politico, nell’ambito della competizione tra Stati Uniti e Cina si sarebbe progressivamente allargata, e che oggi ha già toccato cose come l’aglio e il cinema.

LA STRATEGIA DI NVIDIA

Vediamo continue testimonianze di questo divario anche su temi come i controlli sulle esportazioni, dove aziende come NVIDIA e Anthropic hanno espresso interessi del tutto opposti. Per la prima, leader di mercato dell’ecosistema dell’intelligenza artificiale, l’interesse è vendere i suoi prodotti a tutti i clienti, anche quando sono concorrenti, anche quando sono cinesi: la presenza nel mercato cinese è un modo per conoscere i clienti e la filiera e per utilizzare una comunità di ricercatori e sviluppatori che non ha eguali nel mondo. Uscire dal mercato cinese significa invece rafforzare le capacità di Huawei e del suo formidabile ecosistema. Pertanto, NVIDIA insiste coi poteri pubblici e con Trump nella sua tesi.

LE DIFFERENZE TRA ANTHROPIC E NVIDIA

Anthropic, nata da fuoriusciti di OpenAI, ha una tesi diametralmente opposta. Poiché deve tirare su capitali per supportare investimenti, per cessare di essere proprietà sostanziale di Amazon, e per raggiungere un numero più elevato di consumatori, ha paura della concorrenza cinese, e utilizza il pericolo di sicurezza nazionale per cercare di convincere i politici a bloccare del tutto le esportazioni di capacità di calcolo verso la Cina.

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GLI INTOPPI DEGLI APPARATI PUBBLICI

I poteri pubblici devono pertanto prendere decisioni, senza avere la competenza reale per comprendere ciò che queste aziende fanno, o per esempio per valutare una macchina di Applied Materials che finisce nel mercato cinese. La ragione è che le tecnologie e i processi sono complessi, e gli apparati pubblici hanno pochi soldi per attrarre persone competenti. Come avvenuto nell’amministrazione Biden, il pubblico può esagerare la minaccia, utilizzando la questione militare e affermando cose sostanzialmente false, come il rilievo dell’elettronica più avanzata per i sistemi d’arma, che tecnicamente non è corretto. Ciò può generare conseguenze inattese, come l’aumento di capacità cinesi in quegli ambiti di elettronica cosiddetta “matura” che sono invece molto più rilevanti per gli armamenti di quanto si crede.

IL RAPPORTO PROBLEMATICO TRA STATO E INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Alla luce di queste dinamiche, il rapporto tra lo Stato e l’intelligenza artificiale (intesa come filiera allargata, non solo legata a un paio di LLM) continuerà a essere problematico. L’innovazione oggi è sempre più non solo una “scoperta” o una “invenzione”, bensì la capacità di scala, di adattamento a grandi mercati, di integrazione industriale. Tutto ciò è senz’altro legato al ruolo di diverse aziende private e alle loro capacità. Ed è un carattere ineliminabile dei privati di spararla grossa per favorire la loro penetrazione dei mercati e dei loro profitti: oggi questo negli Stati Uniti si vede bene con le aziende che sparano “date decisive” in cui arriverà la Gerusalemme Celeste dell’intelligenza artificiale, che richiede ovviamente la loro assoluta libertà di azione per contrastare l’Anticristo.

Più prosaicamente, la corsa all’intelligenza artificiale tra i vari attori politici continuerà a essere legata a talenti, imprese e capitali, e chi saprà agire su questi parametri avrà un vantaggio, oppure potrà peggiorare. Vale per tutti, compresi gli europei.



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