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Così il venture capital può creare un ecosistema per l’economia italiana. La strategia di Neva sgr (Intesa Sanpaolo)




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Ultim’ora news 10 maggio ore 14


Non capita spesso che un fondo di venture capital italiano si affacci da protagonista negli Stati Uniti. Così come è raro che l’investimento abbia una natura al tempo stesso finanziaria e industriale, con l’obiettivo di mettere le competenze della startup target al lavoro in territorio tricolore.

L’investimento nella cybersecurity made in Usa

A tentare questo approccio è Neva sgr, società di venture del gruppo Intesa Sanpaolo, che ha appena guidato come lead investor un investimento (l’importo non è stato divulgato) in Phosphorus, azienda innovativa con sede a Nashville, Tennessee – la capitale mondiale della musica country – che si occupa di cybersecurity applicata al settore dell’Internet of Things, cioè la rete di dispositivi connessi che scambiano dati tra loro e con altri sistemi. Phosphorus, in particolare, si applica della gestione remota dei dispositivi, consentendo ai clienti di automatizzare tutte le attività di ripristino come ad esempio la rotazione delle password.

La nuova generazione di fondi

L’operazione è stata conclusa con i fondi fondi Neva II e Neva II Italia. «Abbiamo completato gli investimenti dei fondi Neva I e a settembre abbiamo lanciato i fondi di seconda generazione, con cui abbiamo concluso l’operazione con Phosphorus come lead investor assieme ad altri investitori internazionali», spiega a MF-Milano Finanza Mario Costantini, ad e dg di Neva sgr. «I nostri nuovi fondi hanno l’obiettivo di investire tra il 5% e il 10% delle aziende, con ticket significativi». Neva II Italia, prosegue il manager, «investe al 70% in Italia, mentre Neva II punta anche su Europa, Stati Uniti e Israele. La raccolta complessiva target dei due fondi è di 500 milioni di euro: a oggi siamo a oltre 220 milioni e contiamo di superare i 250 prima dell’estate».

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La strategia di investimento

Incluso quello appena concluso con Phosphorus, evidenzia l’ad, «siamo arrivati a circa 50 milioni di investimenti dallo scorso settembre a oggi, principalmente in quattro settori: biotech, transizione energetica, aerospazio e trasformazione digitale, vale a dire cybersecurity, AI, e quantum computing».

La strategia di investimento è chiara: «Primo, andiamo alla ricerca esclusivamente di società che possono essere leader nei settori di appartenenza», spiega Costantini. «Secondo, andiamo a identificare tecnologie, soluzioni e team che risolvono problemi attualmente non risolti dal settore industriale». E terzo, «connettiamo fin da subito le tecnologie delle società innovative individuate con l’industria, perché abbiamo la caratteristica unica sul mercato di essere il venture capital della prima banca d’Italia, che è la seconda manifattura d’Europa».

Obiettivo ecosistema

E questo, evidenzia il manager, «ci porta a connettere le realtà che compongono i portafogli dei nostri fondi con le più grandi aziende italiane, creando sinergie industriali che contribuiscono al contempo alla crescita dell’economia reale e alla soluzione di grandi problemi in più settori, dalla salute all’efficienza energetica all’AI». L’obiettivo? «La collaborazione con centri di ricerca, università e investitori pubblici ci sta consentendo di contribuire allo sviluppo di un ecosistema italiano dell’innovazione, in cui assieme a un fondo di grandi dimensioni come il nostro, lavorano fianco a fianco capitali pubblici e privati», conclude Costantini. (riproduzione riservata)



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