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Forum Pmi: “Protagonisti anche in Toscana, ma la politica…”


“La piccola e media impresa di Confindustria si è conquistata sul campo il ruolo-chiave di protagonista dello sviluppo, un protagonista prioritario e imprescindibile”, ma “la solitudine della Pmi è evidente: quella parte dell’industria italiana che garantisce la tenuta del sistema è quella che beneficia di meno dell’attenzione delle politiche pubbliche”. E’ l’atto d’accusa di Maurizio Bigazzi, presidente di Confindustria Toscana, che scuote il Forum Piccola Impresa organizzato a Firenze dall’associazione nazionale degli imprenditori.

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Una sede scelta non certo a caso: un po’ perché il Forum nacque un quarto di secolo fa a pochi chilometri di distanza (Prato), e un po’ perché la Toscana è terra di Pmi e microimprese che cooperano tra loro o all’interno di importanti filiere: in regione si contano oltre 330mila piccole imprese con meno di 50 addetti, che offrono lavoro a quasi 900mila addetti, circa il 73% del totale. Allargando l’orizzonte anche alle medie imprese, l’occupazione supera il milione di unità e l’85% del dato complessivo regionale.

“Cosa deve succedere per farci ascoltare?”

“Occorre una discontinuità profonda, una rivoluzione culturale che dia finalmente al nostro lavoro il peso e il rispetto che merita”, tuona Bigazzi, secondo cui “la desertificazione industriale è una prospettiva più vicina di quanto si pensi”, e dunque “il governo si deve muovere”. La lista delle richieste del presidente di Confindustria Toscana comprende uno stop a “burocrazie asfissianti che costano decine di miliardi l’anno”, ma anche “un’energia a prezzi adeguati”, e “un ripensamento profondo di strumenti come Industria 5.0 che si sono dimostrati inefficaci per gli investimenti delle imprese. Cosa deve succedere per farci ascoltare?”.

Fino a evocare una mobilitazione della categoria: “Se serve una nuova marcia dei quarantamila – afferma Bigazzi, ricordando la manifestazione dei colletti bianchi Fiat del 1980 a Torino – o uno sciopero generale degli imprenditori, noi ci siamo! Basta con lo sfruttamento delle imprese! Serve una politica industriale di medio termine che riconosca l’industria come l’unico acceleratore di sviluppo e ci supporti nel cambiamento imposto dei nuovi scenari. Serve una politica economica e di bilancio che non sia iniqua nei confronti di chi produce: basta chiedere sempre e solo agli stessi! In una parola: servono istituzioni più attente ai bisogni concreti e meno ai like e alla trappola del consenso immediato. Che recuperino la capacità di ‘visione’ e ‘soluzione’. Questa è la rivoluzione culturale che ci serve. Non ci interessano né sussidi, né protezioni. Quelli li lasciamo ad altri”.

Dal digitale alle calamità, i temi di discussione

Il Forum della Piccola Industria quest’anno si articola su diverse aree tematiche: digitale e cybersecurity, difesa ed aerospazio, sicurezza energetica, cambiamento climatico e gestione delle calamità. “Sul fatto che l’industria sia questione di sicurezza nazionale noi vorremmo sperare che non ci siano più dubbi”, sostiene Giovanni Baroni, il presidente nazionale della Piccola Industria di Confindustria, secondo cui serve “l’impegno collettivo di una nazione” su temi che “possono rappresentare una minaccia per il fare impresa se non gestiti” perché sono “un rischio, un freno agli investimenti”. Il costo dell’energia in primis, ma anche il rapporto con l’Europa, perché con il primo pacchetto Omnibus “non vediamo quella svolta, quella discontinuità che auspicavamo rispetto alla precedente Commissione proprio riguardo all’industria”.

I ‘piccoli’ toscani accusano un gap

E qual è la foto dei ‘piccoli’ a livello locale? Accanto all’orgoglio emerge qualche preoccupazione. “La Pmi toscana deve cercare di superare il deficit competitivo che ha nei confronti delle altre regioni”, osserva Francesca Posarelli, presidente della sezione piccola industria di Confindustria Toscana. “Abbiamo tutto – ha proseguito -, abbiamo le strutture, abbiamo l’innovazione, abbiamo dei centri di ricerca di eccellenza, abbiamo le università che possono comunque dare supporto, ma ancora siamo un pochino più indietro rispetto alle altre regioni che sono industrializzate quanto noi. Quindi sicuramente qualcosa dobbiamo cambiare anche noi come imprenditori, insieme alla politica, alle istituzioni e al sistema bancario”.

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In questa fase, ha detto Posarelli, a soffrire di più sono “sicuramente i comparti della moda, questo lo sappiamo, lo stesso anche la parte del metalmeccanico: vengo dalla zona di Pisa, la filiera dell’automotive sta avendo dei dati negativi, però mentre ci sono le auto che vanno male, il camper in realtà sta crescendo. In Toscana non abbiamo un solo settore di riferimento, ne abbiamo tanti: alcuni stanno andando meglio, altri hanno più difficoltà, ma sono fiduciosa che lo spirito e la volontà del piccolo imprenditore riuscirà a far superare anche questi momenti”.





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