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Italiani, popolo di imprenditori? Non negli ultimi 10 anni – alanews


Universitas Mercatorum ha presentato il Rapporto GEM Italia 2024-2025, rivelando che l’Italia si posiziona al 34º posto nel mondo per propensione imprenditoriale, con un calo significativo nel settore manifatturiero. Nonostante segnali di ripresa, persistono sfide strutturali e un forte gap di genere nell’imprenditorialità

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Il Rapporto GEM Italia 2024-2025, presentato da Universitas Mercatorum nell’incantevole cornice degli Horti Sallustiani a Roma, ha rivelato una realtà preoccupante per il panorama imprenditoriale italiano. L’Italia si colloca al 34° posto nel ranking mondiale per propensione imprenditoriale, con una diminuzione significativa della tendenza ad avviare nuove imprese negli ultimi dieci anni. Questo declino è particolarmente evidente nel settore manifatturiero, dove il numero di nuove aziende avviate negli ultimi due anni si attesta tra il 75% e l’80% di quello registrato nel 2010. Un dato allarmante riguarda le imprese manifatturiere, che nel 2024 si trovano a poco più del 60% rispetto ai valori del 2010, segnalando una stagnazione preoccupante per un settore cruciale dell’economia nazionale.

La partecipazione degli esperti e l’analisi globale

L’evento ha visto la partecipazione di numerosi esperti del settore, tra cui Giovanni Cannata, Rettore di Universitas Mercatorum, e Giuseppe Tripoli, Segretario Generale di Unioncamere, che hanno discusso delle sfide e delle opportunità attuali per l’imprenditorialità in Italia. Il GEM, che si afferma come il principale strumento di analisi dell’attività imprenditoriale a livello globale, ha coinvolto nel 2024 oltre 100.000 persone in 51 paesi, con circa 2.000 interviste condotte in Italia. Questo rapporto offre un’analisi dettagliata della situazione imprenditoriale nel nostro paese, evidenziando non solo le difficoltà ma anche le potenzialità di crescita.

Ripresa post-pandemia e ruolo dell’istruzione

Un aspetto rilevante emerso dall’indagine è la ripresa dell’attività imprenditoriale post-pandemia. Il Total Early Stage Entrepreneurial Activity (TEA), che misura l’attività imprenditoriale in fase iniziale, è aumentato dal 2% nel 2020 al 9,6% nel 2024, suggerendo che l’Italia sta lentamente recuperando terreno. Tuttavia, la propensione imprenditoriale è fortemente influenzata dal livello di istruzione: i laureati mostrano un TEA superiore al 15%, mentre i non laureati si fermano sotto il 10%. Questo indica che l’istruzione gioca un ruolo cruciale nell’incoraggiare i giovani ad avviare nuove iniziative.

Disparità di genere e necessità di politiche mirate

Un dato preoccupante riguarda la disparità di genere nell’imprenditorialità: in Italia, le donne avviano nuove imprese in misura significativamente inferiore rispetto agli uomini, con un divario che raggiunge il 50%, un valore ben superiore alla media internazionale. Questo fenomeno sottolinea l’importanza di politiche mirate per promuovere l’imprenditorialità femminile, garantendo pari opportunità e incentivando la partecipazione delle donne nel mercato.

Il Rapporto GEM mette in luce anche la necessità di un’educazione imprenditoriale più robusta. Alessandra Micozzi, professoressa di Economia Applicata e coordinatrice del Team GEM Italia, ha sottolineato l’urgenza di integrare programmi di formazione imprenditoriale nel sistema educativo. A tal fine, Universitas Mercatorum ha avviato il Contamination Lab, un’iniziativa di alta formazione imprenditoriale destinata a studenti e ricercatori, che mira a stimolare l’innovazione e a sostenere la crescita del tessuto imprenditoriale italiano.

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Giuseppe Tripoli, Segretario Generale di Unioncamere, ha evidenziato le difficoltà strutturali che i giovani imprenditori affrontano, ma ha anche riconosciuto che ci sono segnali di ottimismo in settori innovativi e digitalizzati, dove le opportunità di crescita sono più evidenti.

Gaetano Fausto Esposito, direttore del Centro Studi G. Tagliacarne, ha commentato l’importanza del GEM come strumento per orientare le politiche di sostegno all’imprenditorialità. La necessità di politiche più incisive si fa evidente: ridurre la burocrazia, migliorare l’accesso al credito e colmare il divario di genere sono azioni cruciali per stimolare un ambiente favorevole all’imprenditorialità.

La sfida è complessa ma necessaria; investire nella cultura imprenditoriale e nelle giuste risorse può rappresentare un passo fondamentale per un rilancio economico sostenibile e inclusivo in Italia.



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