Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

“Dipendenti leggeri”, ecco i consulenti che consigliano alle imprese come risparmiare a scapito dei lavoratori


Si chiama “Dipendenti leggeri”, ma non è una società che offre percorsi di dimagrimento per lavoratori in sovrappeso. È uno studio di avvocati e consulenti che si fa pubblicità offrendo alle imprese di aiutarle a risparmiare sul costo del lavoro. Come? Scegliendo il contratto collettivo più conveniente tra i mille registrati al Cnel. Non il più rappresentativo o quello più rispettoso dei diritti dei lavoratori: quello che permette di spendere di meno e godere di maggiore flessibilità. Un palese invito al dumping contrattuale, quindi alla compressione dei salari. Salvo poi fare qualche passo indietro – una volta interpellati – e sgattaiolare via con frasi del tipo “siamo stati fraintesi”.

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Il materiale informativo diffuso nelle scorse settimane dai professionisti di DipendentiLeggeri.it – con sede a Tuglie, in provincia di Lecce – ha suscitato una certa indignazione, tanto da circolare nelle chat di molte persone attente ai temi dei diritti del lavoro. “Esistono oltre 1000 diversi ccnl – si legge nella cover dell’opuscolo –, scoprire quello più ‘vantaggioso’ per la tua azienda potrà farti risparmiare un mucchio di soldi…”. Insomma, se da un lato tutti gli esperti di diritto del lavoro – indipendentemente dall’orientamento – concordano sul fatto che l’esistenza di oltre mille contratti collettivi sia una piaga, nonché una delle cause alla base del problema salariale, per DipendentiLeggeri.it la proliferazione di ccnl è una bella opportunità da cogliere per le imprese. Come se la scelta di un contratto collettivo fosse paragonabile a quella di un ristorante à la carte, e non dovesse invece rispettare criteri di rappresentatività dei sindacati firmatari e il rispetto dei diritti dei lavoratori.

“Verifica quanti ccnl ci sono nel settore in cui operi – prosegue –. Molto probabilmente stai applicando il più vecchio, più costoso e meno flessibile nel tuo caso specifico”. E poi ancora: “I ccnl non sono obbligatori. Sono contratti privati, e un’azienda può decidere di non applicarne nessuno e creare un proprio regolamento interno”. Allora perché quelli di Cgil, Cisl e Uil risultano i più applicati? “Si utilizzano ancora così tanto perché sono ‘tradizionali’ quando invece ne esistono più di 1000 in tutta Italia con agevolazioni e vantaggi differenti”. Di seguito, una tabella che chiarisce in modo pratico come comprimere i diritti di chi lavora confrontando il contratto della Federmeccanica (firmato con Fiom, Fim e Uilm) con un altro. Così facendo, mostrano che il periodo di prova può passare da un mese e mezzo a tre mesi e i contratti precari possono arrivare al 50% della forza lavoro invece che fermarsi al 20%.

IlFattoQuotidiano.it ha chiesto spiegazioni: “Comprendiamo come certi messaggi promozionali possano essere stati letti in modo ambiguo – la risposta dell’amministratore Federico De Blasi –: se da parte nostra c’è stata poca chiarezza, ce ne assumiamo la responsabilità e apprezziamo il confronto”. “Il nostro servizio – aggiunge – non promuove in alcun modo pratiche di dumping contrattuale, né la compressione dei diritti o dei salari dei lavoratori. Il nostro obiettivo è aiutare le aziende – in particolare micro e piccole – a comprendere meglio la struttura del costo del lavoro, e a operare in modo pienamente legittimo, trasparente e rispettoso dei diritti dei lavoratori”.

De Blasi precisa che non vengono proposti contratti senza rappresentatività o con criticità giuridiche e in generale non vengono suggeriti cambi di contratto in modo unilaterale e conflittuale. “Aiutiamo le imprese a scegliere tra ccnl firmati da associazioni riconosciute, presenti nel repertorio del Cnel, e pienamente applicabili in base al contesto specifico”. Qui, in realtà, la contraddizione: il fatto che un sindacato sia riconosciuto al Cnel non implica automaticamente che il suo contratto sia rappresentativo. Anzi, non mancano i casi di ccnl disapplicati da sentenze della magistratura, che spesso ha dovuto supplire con criteri giurisprudenziali alla mancanza di una legge sulla rappresentatività dei sindacati. Circostanza ammessa da De Blasi: “L’iscrizione al Cnel non equivale automaticamente a ‘comparata maggiore rappresentatività’, ma rappresenta comunque un primo livello di trasparenza, tracciabilità e pubblicità dei contratti. Per questo, nei casi in cui vi siano dubbi sulla solidità giuridica di un contratto – anche se presente al Cnel – ci asteniamo dal proporlo”.

Un ulteriore passaggio riguarda i salari: “Le ottimizzazioni proposte riguardano spesso la struttura del costo, non la retribuzione netta del dipendente, che anzi in molti casi viene aumentata grazie a strumenti esentasse o incentivanti (per esempio welfare aziendale), a vantaggio sia dell’impresa che del lavoratore”. L’idea per cui sostituire una parte di salario fisso con i buoni spesa sia vantaggiosa per il lavoratore è però alquanto singolare. Per almeno due ragioni. La prima è intuitiva: i buoni spesa riducono la capacità di scelta del lavoratore su come spendere (o ancora di più risparmiare) il proprio stipendio. La seconda è persino più grave: con il welfare aziendale, il lavoratore ci perde contributi, quindi ci rimette in pensione futura e anche in trattamento di fine rapporto.

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

A proposito del passaggio sul contratto della Federmeccanica, DipendentiLeggeri.it specifica che l’intento non era sconsigliare quel contratto in senso assoluto, ma “far riflettere le imprese – soprattutto di piccola dimensione o con mansioni di tipo misto – sulla correttezza e sostenibilità dell’inquadramento”. Quanto al settore terziario, e in particolare al commercio che conta da solo 80 contratti collettivi, “i contratti che vengono più frequentemente proposti – dice De Blasi – sono quelli sottoscritti da organizzazioni datoriali e sindacali che – pur non raggiungendo i livelli storici di Confcommercio – hanno comunque un’esperienza consolidata, un impianto contrattuale strutturato e sono stati già applicati in contesti simili senza controversie giurisprudenziali”. Insomma, pure qui vengono suggeriti contratti alternativi a quello leader della Confcommercio.

È possibile che questa comunicazione così sfacciata sia stata un errore da parte di DipendentiLeggeri.it. Così come è possibile che già oggi una parte dei consulenti del lavoro, in maniera più discreta, adotti la pratica del suggerire alle piccole imprese l’utilizzo del contratto più economico e non quello più rappresentativo. Fatto sta che, mentre il governo Meloni ribadisce il no al salario minimo e non adotta nemmeno una legge sulla rappresentanza sindacale, i contratti collettivi continuano a “riprodursi” come i conigli, e c’è pure chi ne approfitta per offrirli come un venditore ambulante al mercato.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

La tua casa dei sogni ti aspetta

partecipa alle aste immobiliari!