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Bonus Facciate: nuova maxi frode da 11 milioni per crediti fittizi


Oltre 11 milioni di euro sequestrati, frutto di una frode
fiscale basata sull’utilizzo del c.d. Bonus
Facciate
. È tra le operazioni più rilevanti condotte in
materia di frodi sui bonus edilizi, quella messa a
punto dalla Guardia di Finanza di Prato, che ha colpito un sistema
ramificato di generazione e cessione di crediti d’imposta
fittizi
, ottenuti simulando interventi mai eseguiti
nell’ambito del Bonus Facciate.

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Bonus Facciate: oltre 11 milioni di euro di crediti
inesistenti

Il bonus che ad oggi ha il triste primato di
agevolazione fiscale più utilizzata per ordire
piani ai danni dello Stato, torna ancora una sotto i riflettori di
un’indagine, avviata nel 2022, che ha ricostruito un articolato
schema di truffa, con reimpiego illecito dei proventi in beni
mobili, immobili e attività societarie.

Il sequestro, ha riguardato beni mobili e immobili per oltre 8,5
milioni di euro; tre unità immobiliari per circa 2 milioni di euro;
tre società di capitali, sottoposte a sequestro impeditivo per un
valore complessivo di 300mila euro.

La frode ruotava attorno alla creazione fittizia di
crediti d’imposta
legati al Bonus Facciate (art. 1, commi
219-224 della l. 160/2019, reso cedibile con l’art. 121 del Decreto
Rilancio – d.l. 34/2020).

L’assenza di controlli sui crediti

Ricordiamo che la norma, oggi non più utilizzabile, ha previsto
una detrazione del 90% per gli anni 2020 e 2021, e
del 60% per l’anno 2022, per gli interventi
finalizzati al recupero o restauro della facciata esterna degli
edifici esistenti (inclusi quelli di sola pulitura o tinteggiatura
esterna) ubicati in zona A (centri storici) o B (parti già
urbanizzate, anche se edificate in parte).

Per l’agevolazione è stato possibile utilizzare il credito
d’imposta mediante le opzioni alternative (sconto in fattura e
cessione del credito) di cui all’art. 121 del Decreto
Rilancio
, monetizzando il credito senza alcun
meccanismo di control
lo, almeno fino al 12 novembre 2021 –
data di entrata in vigore del Decreto-Legge 11 novembre
2021, n. 157
.

Quest’ultimo provvedimento ha disposto, a partire dal 12
novembre 2021, dei meccanismi di controllo sui crediti d’imposta e
l’inserimento nel D.L. n. 34/2020 dell’art. 122-bis (Misure di
contrasto alle frodi in materia di cessioni dei crediti.
Rafforzamento dei controlli preventivi) che ha attivato un
sistema di verifiche su alcuni profili di
rischio
.

Fino a quella data, approntare dei sistemi fraudolenti non è
stato particolarmente complicato, tenendo conto dell’entità delle
truffe che finora sono state scoperte.

La truffa: crediti inesistenti e riciclaggio dei proventi

In questo caso, gli indagati – un imprenditore con precedenti
per reati tributari e fallimentari, ideatore dello schema; un
prestanome, intestatario delle società fittizie; una commercialista
attiva tra Prato e Pistoia, incaricata della trasmissione delle
comunicazioni all’Agenzia delle Entrate, nonché ex legale
rappresentante di una delle imprese coinvolte – attestavano
l’esecuzione di lavori mai eseguiti, in parte o integralmente, su
immobili intestati a soggetti ignari o formalmente coinvolti
tramite documentazione precompilata e atti fittizi.

I crediti, generati con comunicazioni telematiche all’Agenzia
delle Entrate, venivano poi ceduti a terzi in buona fede, oppure
monetizzati con la collaborazione di intermediari finanziari e
professionisti. I proventi illeciti, stimati in diversi milioni di
euro, sono stati reimpiegati in beni di lusso, immobili e veicoli
di alta gamma, in un chiaro disegno di riciclaggio e reintroduzione
nel sistema economico legale.

Tutti e tre gli indagati sono risultati diretti
beneficiari delle somme fraudolentemente
incassate; 
adesso gli si contestano i reati
di truffa aggravata per il conseguimento di
erogazioni pubbliche e riciclaggio e reimpiego di proventi
illeciti. Oltre alla confisca per equivalente del prezzo o profitto
del reato, i crediti sono stati oggetto di sequestro
preventivo.

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